K metro 0 – Sarajevo – A Srebrenica, in Bosnia-Erzegovina, migliaia di persone in lutto si sono riunite l’11 luglio per commemorare il 24esimo anniversario di quella che è stata la peggiore uccisione di massa in Europa dalla Seconda guerra mondiale. Il massacro di più di 8300 persone, cittadini bosniaci di fede musulmana, commesso, nel 1995, dalle
K metro 0 – Sarajevo – A Srebrenica, in Bosnia-Erzegovina, migliaia di persone in lutto si sono riunite l’11 luglio per commemorare il 24esimo anniversario di quella che è stata la peggiore uccisione di massa in Europa dalla Seconda guerra mondiale. Il massacro di più di 8300 persone, cittadini bosniaci di fede musulmana, commesso, nel 1995, dalle milizie della “Repubblica Serba di Bosnia”: l’enclave, abitata da serbi, che, con la protezione di Belgrado, si era resa indipendente da Sarajevo (e che poi, però, sarebbe stata confermata dagli accordi internazionali di Dayton dell’estate 1995).
Un massacro ancor più grave considerando che Srebrenica – come Sarajevo, Tucla, Goradze e altre città – era stata dichiarata nel ’93 zona protetta dalle Nazioni Unite: le cui forze, i caschi blu di un contingente olandese, in quei tragici giorni di luglio ‘95 non seppero minimamente impedire la strage. Strage che ha le stigmate del vero e proprio genocidio: come appurato, in seguito, da una sentenza del 2007 della Corte Internazionale di Giustizia de L’Aja e da altre sentenze dell’apposito Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia. Che negli anni successivi al massacro, riscontrando nel comportamento degli uccisori la volontà di annientare specificamente quel gruppo etnico-religioso di fede musulmana, vivente appunto nel territorio della “Repubblica serba di Bosnia”, ha incriminato 21 persone, e condannato all’ergastolo i massimi responsabili dell’accaduto: il capo delle forze serbo-bosniache, Ratko Mladic, e l’allora Presidente dello Stato serbo-bosniaco, Radovan Karadzic. Mladic è attualmente in attesa della sentenza di appello, dopo aver ricevuto in primo grado l’ergastolo.
I governanti sia della nuova Repubblica serba di Bosnia che della Serbia, però, continuano a contestare la definizione di genocidio. Sebbene si tratti di un atto commesso, dai serbo-bosniaci con l’intento specifico di eliminare la minoranza etnica dei bosgnacchi, Belgrado però ritiene tuttora che il massacro sia stato caratterizzato da mancanza di intenzionalità da parte del popolo serbo (l’ha affermato il presidente serbo Tomislav Nikolić nel 2012). Nessuno dei due governi, così, ha inviato delegazioni alla commemorazione dell’11 luglio. Nenad Popovic, un ministro apertamente filorusso del governo serbo, ha detto ufficialmente – riferisce l’AP – che “non c’è stato nessun genocidio a Srebrenica e i serbi non accetteranno mai di essere timbrati come autori di genocidio”. Ha aggiunto, poi, addirittura che la Serbia, a causa di tali affermazioni e delle accuse di genocidio mosse ultimamente, nei suoi confronti, dall’ Alto Rappresentante per la Politica estera della UE, l’uscente Federica Mogherini, e dal commissario per l’Allargamento dell’Unione, Johannes Hahn, dovrebbe riconsiderare il suo obiettivo di diventare membro dell’Unione Europea.
A giugno 2015, furono riesumate dalle fosse comuni e identificate, mediante oggetti personali o con l’esame del DNA, 6930 salme. In quest’ultima commemorazione, sono stati sepolti nel cimitero monumentale di Potocari i corpi di altre 33 vittime, ritrovati quest’anno sempre in una fossa comune. In migliaia sono giunti al memoriale in onore dei caduti: soprattutto parenti e amici degli oltre 8.000 uomini e ragazzi musulmani bosniaci uccisi allora. Più di 1.000 persone, inoltre, sono ancora considerate disperse.
Mevlid Halilovic, parente di una vittima, intervistato da AP, ha ricordato che molti degli autori del massacro sono tuttora in libertà. Nura Begovic, in occasione della commemorazione, ha sepolto i resti del fratello, identificato attraverso l’osso della mano. “Ho passato 24 anni a cercare il suo corpo e ho trovato solo un osso”, ha detto. “Ma oggi, sia io che la mia famiglia abbiamo trovato la pace.”
“Questo doloroso capitolo della storia europea – ha detto, in una nota ufficiale, il Segretario di Stato americano Mike Pompeo – non deve mai essere negato o dimenticato. Siamo con coloro che continuano a cercare giustizia “. “Non c’è posto per la retorica incendiaria, per la negazione, il revisionismo o la glorificazione dei criminali di guerra”, si legge, nella dichiarazione ufficiale di Federica Mogherini e del commissario europeo Johannes Han. “I tentativi di riscrivere la storia in Bosnia ed Erzegovina o altrove sono inaccettabili”.
di Fabrizio Federici