K metro 0/Jobsnews – Roma – La capitana della Sea Watch 3, Carola Rackete, è pronta a querelare il ministro dell’Interno Matteo Salvini. “Non è facile raccogliere tutti gli insulti che ha fatto in queste settimane e anche le forme di istigazioni a delinquere nei confronti di Carola, cosa che è ancora più grave se fatta da un ministro
K metro 0/Jobsnews – Roma – La capitana della Sea Watch 3, Carola Rackete, è pronta a querelare il ministro dell’Interno Matteo Salvini. “Non è facile raccogliere tutti gli insulti che ha fatto in queste settimane e anche le forme di istigazioni a delinquere nei confronti di Carola, cosa che è ancora più grave se fatta da un ministro dell’Interno – ha dichiarato il suo avvocato Alessandro Gamberini – nel circuito di questi leoni da tastiera abituati all’insulto, è lui che muove le acque dell’odio. Una querela per diffamazione è il modo per dare un segnale. Quando le persone vengono toccate nel portafoglio capiscono che non possono insultare gratuitamente”. Inoltre, “abbiamo vinto una battaglia – ha detto ancora il legale – ma non la guerra, il procedimento contro Carola continua. Rimane indagata per il reato di resistenza a pubblico ufficiale e del reato previsto dall’articolo 1100 del Codice della navigazione”. Ma “è tornata libera senza alcuna limitazione e il giudice ha sgombrato il campo dalla possibilità che quella della Guardia di Finanza possa essere considerata nave da guerra”. Poi ha aggiunto: “Trattare come nemico principale una barca che ha salvato 50 naufraghi che si avvicina alle nostre coste è davvero ridicolo, considerando che contemporaneamente sono arrivati a Lampedusa centinaia di migranti con dei barconi. La battaglia contro le Ong è una battaglia spregiudicata, si è scelto un nemico”. Non si è fatta attendere la replica del vicepremier: “Infrange leggi e attacca navi militari italiane, e poi mi querela. Non mi fanno paura i mafiosi, figurarsi una ricca e viziata comunista tedesca!”.
Ma contro Salvini scendono in campo anche i magistrati dell’Anm, col presidente Luca Poniz, che difende la gip di Agrigento Alessandra Vella
Sulla vicenda ‘giudiziaria’ legata alla Sea Watch prosegue anche la polemica sulla decisione del gip di Agrigento di scarcerare Rackete. Sul punto è intervenuto il presidente dell’Anm Luca Poniz. “Ancora non abbiamo sentito da parte di chi ha criticato” la decisione del gip di Agrigento Alessandra Vella di liberare Carola Rackete “una sola valutazione sul perché la decisione sia sbagliata: si è semplicemente commentato il risultato sgradito. Mentre noi riteniamo che sia fisiologico che le decisioni siano valutate ed eventualmente criticate nel diritto, è sorprendente che si dica addirittura che il giudice fa politica decidendo, ma nessuno abbia spiegato perché la sua decisione sia sbagliata. Salvini ha tutti i titoli e le prerogative per poter criticare una decisione, come tutti gli altri, ma si spera con maggiore garbo, e deve spiegare perché quella decisione è sbagliata”. Per Poniz “sino a qualche giorno fa il magistrato politicizzato era il procuratore di Agrigento, poi ha presentato giustamente la richiesta di convalida di arresto e ha fatto una cosa giusta secondo la stessa politica che prima lo attaccava; ora il nemico è diventato il giudice perché ha deciso in maniera sgradita rispetto a chi si aspettava una decisione diversa; di nuovo il procuratore che invece ha appellato la sentenza è diventato invece un magistrato che non fa politica ma fa diritto. Questa è una intollerabile lettura, sbagliata: è l’abc del diritto costituzionale, lo dicono tutti i professori di diritto, gli avvocati, si impara all’università”.
Ed ora contro Salvini si muovono anche i professori di Teologia con una lettera a Mattarella: “Con Carola, processate anche noi”
“Troviamo inaccettabile le parole dell’attuale ministro dell’Interno il quale, mentre agita a scopo elettorale il Vangelo e il Rosario, parla di atto di guerra compiuto dalla comandante Rackete”, scrivono al Presidente Mattarella i teologi della Pontificia Facoltà teologica dell’Italia Meridionale, sezione San Luigi, tenuta dai Gesuiti. “Come insegnanti, signor Presidente, siamo molto allarmati – proseguono nella lettera – da questo crescente clima di odio e di aggressione continua soprattutto nei confronti di impoveriti, indeboliti e sfruttati”. I teologi dell’università che ha sede a Napoli, parlando del gesto della comandante della Sea Watch, Carola Rackete, sottolineano: “Con la sua disobbedienza civile ha dimostrato una passione per l’umanità esemplare e associandoci alla comandante attendiamo di essere anche noi processati”. I teologi dell’Atism rilevano che la ‘Regola d’Oro’ della morale in Occidente è: “Ciò che vorresti fosse fatto a te, tu fallo ad altri”; “delegittimare la solidarietà e chi la pratica significherebbe invece abbandonare un riferimento fondante per un Paese che già nell’articolo 2 della Costituzione chiama all’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Presentando le due lettere aperte il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, scrive: “Non avrei mai creduto di potermi ritrovare partecipe e testimone di una stagione politico-mediatica nella quale sarebbe stato messo in questione, in modo tanto stentoreo quanto subdolo, persino il ‘dovere di salvare’, uno dei millenari capisaldi della civiltà umana di cui noi siamo, o dovremmo essere, continuatori. E speravo di non vedere di nuovo schierati propagandisti dell’odio sociale pronti a scatenare guerre contro i poveri eccitando, senza vergogna, guerre tra i poveri”.
di Beppe Pisa