K metro 0/Jobsnews – Tripoli – Strage in un centro di detenzione per migranti in Libia: almeno 44 persone sono state uccise e un’ottantina sono rimaste ferite in un attacco aereo a Tagiura, vicino a Tripoli. Ed ora è guerra di accuse: il governo di Tripoli riconosciuto dall’Onu e dalla comunità internazionale ha puntato l’indice sulle
K metro 0/Jobsnews – Tripoli – Strage in un centro di detenzione per migranti in Libia: almeno 44 persone sono state uccise e un’ottantina sono rimaste ferite in un attacco aereo a Tagiura, vicino a Tripoli. Ed ora è guerra di accuse: il governo di Tripoli riconosciuto dall’Onu e dalla comunità internazionale ha puntato l’indice sulle forze del generale Khalifa Haftar che ha negato il suo coinvolgimento. L’attacco è avvenuto martedì al calar della notte, in azione cacciabombardieri F-16. E’ stato colpito un hangar che ospitava circa 120 migranti tra cui donne e bambini all’interno del centro di detenzione di Tagiura, in un sobborgo orientale della capitale, dove si stima che siano rinchiuse circa 600 persone. Il Governo di Accordo Nazionale di al-Serraj ha accusato l’Esercito Nazionale Libico: è stato un attacco “premeditato, preciso, atroce”. L’Unhcr ha denunciato il “brutale disprezzo della vita” e l’inviato Onu, Ghassan Salamè, ha parlato di “crimini di guerra”. Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero, ha espresso “sgomento” per “un’ulteriore tragedia che mostra l’atroce impatto della guerra sulla popolazione civile” con un “aggravarsi delle ostilità che mette continuamente in gravissimo pericolo vite umane e distrugge infrastrutture essenziali per la popolazione”.
Haftar, l’uomo forte della Cirenaica, dal 4 aprile ha lanciato un’operazione per conquistare la capitale. Da allora i combattimenti si succedono senza sosta, nelle aree rurali a sud di Tripoli, in una spirale di violenza che ha causato almeno 600 morti, più di 5000 feriti e ha obbligato più di 30mila famiglie ad abbandonare le case. Gli scontri armati hanno coinvolto anche le migliaia di migranti, in maggioranza subsahariani, nei dintorni della capitale in attesa di poter mettersi in viaggio o che sono rinchiusi nei centri di detenzione perché catturati dalla Guardia costiera libica. Secondo fonti del governo di Tripoli, Haftar ha intensificato i bombardamenti dopo che, alcuni giorni fa, ha perso la città di Gharyan, situata a 100 chilometri da Tripoli e utilizzata dalla sue forze per l’assedio alla capitale. Sul territorio libico vivono 700 mila cittadini non libici, ma non tutti vogliono partire alla volta dell’Europa. Nelle decine di centri di detenzione, ci sono almeno 6 mila migranti (provenienti in maggioranza da Eritrea, Etiopia, Somalia, Sudan), gestiti da milizie accusate di torture e abusi dei diritti umani. Secondo l’Unhcr, più di 3mila sono ammassati nei centri vicino la linea del fronte.
Medici senza frontiere: “tragedia orribile che poteva essere evitata”
“Il bombardamento del centro di detenzione di Tajoura la scorsa notte, che ha ucciso decine di migranti e rifugiati, è una tragedia orribile che poteva essere facilmente evitata” dichiara Prince Alfani, coordinatore medico di MSF in Libia. “Al momento dell’attacco, oltre 600 uomini, donne e bambini vulnerabili erano intrappolati nel centro. I nostri team hanno visitato il centro proprio ieri e hanno visto 126 persone nella cella che è stata colpita. I sopravvissuti sono estremamente spaventati per la loro vita – si legge in una nota – Msf ha ricevuto chiamate di soccorso dalle persone nel centro e ha trasferito all’ospedale di Al Najat quattro feriti gravi dal Tripoli Medical center, una delle strutture sanitarie in cui il ministero della salute libico e la mezzaluna rossa hanno trasferito i feriti”. “Non è la prima volta – conclude Alfani – che migranti e rifugiati finiscono nel fuoco incrociato del conflitto a Tripoli. Dall’inizio dei combattimenti a inizio aprile, ci sono stati diversi attacchi all’interno o nei pressi dei centri di detenzione nell’area di Tripoli. Appena otto settimane fa, nel centro di detenzione di Tajoura, frammenti da un’esplosione hanno distrutto il tetto nell’area riservata alle donne e hanno quasi colpito un bambino”. Secondo Msf “la realtà di oggi nel paese è che per ciascuna persona evacuata o ricollocata quest’anno, un numero più che doppio di persone è stato forzatamente riportato in Libia dalla guardia costiera libica, sostenuta dall’Unione Europea. Invece di vuote condanne, oggi più che mai serve un’urgente ed immediata evacuazione dalla Libia di tutti i rifugiati e migranti rinchiusi nei centri di detenzione. Oggi, ancora una volta, inazione e disinteresse sono costate la vita di rifugiati e migranti vulnerabili”.