K metro 0/Jobsnews – Bruxelles – Finora niente accordo sulle nomine Ue. Di conseguenza i leader hanno sospeso il Consiglio europeo e hanno deciso di riconvocarsi domani alle 11 sempre nella capitale belga. Dopo 18 ore di interrotti colloqui, dunque, nulla di fatto per la nomina di presidente e Commissione, presidente del Consiglio europeo e
K metro 0/Jobsnews – Bruxelles – Finora niente accordo sulle nomine Ue. Di conseguenza i leader hanno sospeso il Consiglio europeo e hanno deciso di riconvocarsi domani alle 11 sempre nella capitale belga. Dopo 18 ore di interrotti colloqui, dunque, nulla di fatto per la nomina di presidente e Commissione, presidente del Consiglio europeo e presidente del Parlamento europeo. La fase di stallo è stata determinata dal rifiuto del gruppo di Visegrad, Ungheria, Polonia, Slovacchia e repubblica ceca, sostenuto dall’Italia e da un paio di altri Paesi, di accettare il compromesso lanciato da Francia, Germania, Olanda e Spagna di nominare il socialdemocratico Timmermans alla presidenza della Commissione e il popolare Weber al Parlamento europeo. Vedremo domani se i 28 riusciranno a trovare soluzioni alternative. Ma le posizioni dei capi di Stato e di governo sembrano fortemente irrigidite, a partire da quella italiana, illustrata dal premier Conte in conferenza stampa.
La posizione di Conte: nulla contro Timmermans, ma non accettiamo il metodo
“E’ un pacchetto – ha affermato il premier in conferenza stampa – che mi ha lasciato molto perplesso, ed è la ragione per cui l’Italia ha subito mostrato le sue perplessità, insieme ad altri paesi; e alla fine ci siamo ritrovati in 10 o 11 paesi” su posizioni critiche. “L’Italia – ha riferito Conte – ha fatto questo ragionamento: è un criterio, quello che ci viene proposto, che è nato fuori dal mandato che avevamo conferito al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk” per cercare l’accordo fra i leader sul pacchetto di nomine. “E’ un pacchetto che è stato elaborato da alcuni esponenti di importanti partiti; quindi, con Timmermans presidente della Commissione, ci state riproponendo il criterio dello Spitzenkandidat che avevamo abbandonato perché non funziona, adesso ce lo riproponete e per giunta in un pacchetto precostituito, nato altrove”. “Beh – ha sottolineato il premier – l’Italia queste cose non le può accettare. Ho cercato di farlo capire, ma purtroppo ci ho impiegato 18 ore e mezza”. Cambierà qualcosa domani, quando riprenderà la riunione del Consiglio europeo? “Cambia domani il fatto che io confido in una soluzione alternativa – ha risposto Conte -, una soluzione a cui stavamo già cercando di lavorare prima di andar via”. Rispondendo a una domanda sui Paesi che, come l’Italia, hanno espresso perplessità o contrarietà al pacchetto di nomine proposto, Conte ha detto di averne calcolati “circa 10-11”, anche se, ha detto, “ognuno aveva delle motivazioni diverse”. “Ci tengo a ribadire: l’Italia – ha insistito Conte – ne ha fatto una questione di metodo. Io personalmente ho spiegato che se mi siedo qui è perché a termini del Trattato Ue è previsto che la proposta sia formulata dai componenti del Consiglio europeo, quindi voglio che la proposta sia discussa qui, sia motivata qui e ci si confronti qui. Se nasce altrove…”. Nel corso del Consiglio europeo, ha riferito ancora il premier, “non siamo arrivati al voto. Peraltro, ci sarebbero dei problemi tecnici, perché si vota sul presidente, sulla singola posizione, quindi se c’è un pacchetto votarlo è improprio. Non lo prevedono le norme”, ha concluso Conte.
Macron: ‘Diamo di noi un’immagine di Europa che non è seria’
Il presidente francese Emmanuel Macron ha aggiunto: ‘Uno scacco non rende la Ue credibile sul piano internazionale’. Macron se l’è presa con ‘le riunioni troppo lunghe che non conducono a nulla, ore passate in chiacchiere, un club di 28 che si riuniscono senza mai decidere’. Macron ha dichiarato che Frans Timmermans, Michel Barnier o Margrethe Vestager ‘hanno le competenze per ricoprire posizioni esecutive di alto livello: lo scacco del Consigio è dovuto alle divisioni e talvolta alle ambizioni personali che non dovrebbero esserci attorno al tavolo’. Si è dsaputo che il premier croato Plenkonvic (Ppe) ha posto la sua candidatura per una posizione come condizione per un sì a un ‘pacchetto’. ‘Tutto il processo è stato mal pensato, fino a quando il nostro metodo intergovernativo non sarà riformato non saremo credibili sul piano globale e sarà impossibile allargare la Ue, non possiamo avere un mondo sempre più violento sui temi geopolitici, climatici, delle democrazie illiberali che emergono ed essere un club che non decide, siamo seri’, ha continuato Macron. Aggiungendo: ‘Non possiamo essere ostaggio di piccoli gruppi’.
Merkel: “Votare contro l’intero gruppo di Visegrad e un Paese come l’Italia sarebbe davvero difficile, porterebbe a tensioni” politiche che vanno evitate
Lo ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel nella conferenza stampa al termine della riunione del Consiglio europeo che si e’ riconvocato per domattina alle 11. Ora l’obiettivo ‘e’ con un po’ di riposo essere pronti a un compromesso prima che il Parlamento europeo elegga il suo presidente” dell’Assemblea a Strasburgo. Il voto degli eurodeputati e’ atteso mercoledi’. Anche i responsabili di governo di Polonia, Ungheria, Cechia e Slovacchia, cosi’ come il premier Conte si sono dichiarati contrari a Frans Timmermans presidente della Commissione europea. Ora l’obiettivo “è con un po’ di riposo essere pronti a un compromesso prima che il Parlamento europeo elegga il suo presidente” dell’Assemblea a Strasburgo. Il voto degli eurodeputati è atteso mercoledì.
La versione del presidente spagnolo, il socialista Sanchez, e la rabbia per un Ppe subalterno a Visegrad
“Bisogna parlare chiaramente: il Partito popolare europeo non ha rispettato l’accordo che era stato raggiunto” per Frans Timmermans alla presidenza della Commissione europea e Manfred Weber a quella del Parlamento, ma “non è stato rispettato dalla maggioranza del Partito popolare europeo”. Lo ha detto il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, all’uscita dal vertice europeo dove sono state discusse le ipotesi sulle nomine per i vertici delle istituzioni europee. “Sono stati fatti tanti nomi, ma quello che abbiamo cercato di fare, noi e i liberali, è stato far rispettare l’accordo che era stato trovato dagli Spitzenkandidaten. Siamo usciti dall’ultimo Consiglio dicendo che non c’era una maggioranza sui due Spitzenkandidaten”, poi questi due “hanno concordato che bisognava salvare la figura dello Spitzenkadidat e quindi la persona che poteva aver maggior appoggio nel Parlamento europeo era Frans Timmermans, per la presidenza della Commissione, e Weber, per quella del Parlamento. Questo era l’accordo: un accordo che noi abbiamo validato, che avevamo capito il Partito popolare avesse validato, e che anche il Partito liberale appoggiava, perché entrava nell’equazione, in relazione a un’ipotetica candidatura al Consiglio”, ha proseguito Sanchez. Il premier spagnolo ha poi continuato: “Quando siamo arrivati a questo Consiglio, ci siamo accorti che quell’accordo non era concreto: non aveva l’appoggio della totalità del Partito popolare europeo. Quel che abbiamo fatto in tutte queste ore è stato esattamente tentar di convincere il partito popolare”, “purtroppo abbiamo incontrato molti ostacoli, troppi”. Sanchez ha anche sottolineato che la cancelliera tedesca Angela Merkel ha rispettato quell’accordo e sottolineato che è stato trovato non a Osaka dai leader europei, ma dagli stessi Spitzenkandidaten.
Non abbiamo motivo di dubitare di questa versione del presidente Sanchez, che di fatto indica nella fragilità politica della signora Merkel nel Partito popolare la fase di stallo in cui si è giunti. Ciò che proprio non riusciamo a spiegarci, tuttavia, è come sia possibile che dinanzi a questa versione, possa trovare spiegazione politicamente ragionevole la posizione italiana illustrata da Conte, dal momento che il metodo della consultazione sugli spitzenkandidaten era stata accettata e validata. Molto probabilmente, Conte ha subito i diktat provenienti da Roma, in particolare da Salvini, e ha deciso di giocare la partita nel campo dei Paesi xenofobi di Visegrad. Non c’è che dire, un pessimo risultato per l’Italia e per la sua credibilità in Europa.
di Pino Salerno