K metro 0 – Tirana – La giornata elettorale in Albania – che si temeva potesse essere funestata da violenti scontri tra sostenitori della maggioranza di governo, contraria ad ogni ipotesi di rinvio delle elezioni, e militanti dell’opposizione, si è chiusa, alle 17 di Domenica 30 giugno, senza particolari disordini.” È stato un giorno senza lacrime, senza
K metro 0 – Tirana – La giornata elettorale in Albania – che si temeva potesse essere funestata da violenti scontri tra sostenitori della maggioranza di governo, contraria ad ogni ipotesi di rinvio delle elezioni, e militanti dell’opposizione, si è chiusa, alle 17 di Domenica 30 giugno, senza particolari disordini.” È stato un giorno senza lacrime, senza gioia”, ha commentato ironicamente, all’AP, l’analista indipendente Lufti Dervishi: aggiungendo che queste elezioni amministrative rappresentavano comunque un test importante, anzitutto sulla capacità della classe politica albanese di risolvere i problemi del Paese senza ricorrere alla violenza.
Sino, infatti, a sabato 29 giugno, 24 ore prima delle consultazioni, si era temuto il peggio. Con un Paese fortemente spaccato, diviso tra la maggioranza di governo, stretta intorno al premier socialista Edi Rama, e l’opposizione, catalizzata dal Partito democratico di centrodestra: che, con l’appoggio del Presidente della Repubblica Ilir Meta, aveva chiesto sino all’ultimo il rinvio delle consultazioni, definendole una farsa a sostegno di un governo corrotto e, addirittura, colluso con la malavita (contro il premier Rana, però, non ci sono prove decisive a sostegno di queste accuse).
Con l’impegno di “non consentire lo svolgimento delle elezioni”, i comuni governati dal centrodestra, negli ultimi giorni, avevano bloccato l’uso degli spazi pubblici da parte dell’amministrazione elettorale. In alcune città, le sedi delle commissioni elettorali di zona erano state assalite, e i materiali destinati al giorno del voto distrutti. Nelle ultime 48 ore, però, l’UE, gli Usa, l’OSCE e le ambasciate dei più importanti Paesi europei, Italia inclusa, hanno chiesto in coro che “il processo elettorale sia garantito, come il diritto di ogni cittadino a votare”. “Le operazioni di voto si svolgano senza alcuna forma di ostruzione. Ogni forma di violenza o di incitazione alla violenza non sarà accettata in nessuna circostanza. Tutti gli schieramenti politici dovranno dimostrare moderazione ed evitare una retorica provocatoria”, ha ribadito chiaramente, in un comunicato, l’ambasciata d’Italia: Paese da sempre legato all’ Albania da forti vincoli geopolitici, commerciali e culturali.
I primi risultati delle elezioni sono attesi per la mattina di lunedì 1 luglio: da queste votazioni usciranno i consiglieri comunali e i sindaci che, per i prossimi 4 anni, governeranno 61 distretti dell’ Albania, Ma in ben 35 di questi distretti, unici candidati sono sempre i socialisti di Edi Rama; che il leader del Partito democratico, Lulzim Basha, invitando gli albanesi a boicottare il voto con proteste nonviolente, ha accusato di sostenere un regime che sarebbe, in sostanza, la versione albanese della Colombia dei narcos e delle commistioni politica-malavita. “Questo giorno – ha detto comunque Basha ai giornalisti – conferma che nessuno può giocare con il popolo, e chi toglie la sovranità al popolo non incontra altra fine che un fallimento vergognoso”.
Misure di sicurezza imponenti, con migliaia dii poliziotto, hanno protetto le sedi elettorali per tutta la domenica, mentre l’Organizzazione per la sicurezza e la Cooperazione in Europa ha inviato più di 170 osservatori elettorali, che daranno le loro prime conclusioni lunedì 1° luglio. Audrey Glocer, capo della missione di monitoraggio dell’OSCE, ha anticipato, però, di aver trovato, in almeno un seggio elettorale di Tirana, “la situazione non favorevole all’ osservazione”. Mentre la Commissione elettorale centrale ha comunicato che alle 11 del mattino, aveva votato appena il 12% del corpo elettorale. Delle elezioni libere ed eque, non segnate da brogli elettorali né da violenze sono, ricordiamo, una “conditio sine qua non” per l’avvio effettivo dei negoziati con Bruxelles per l’entrata dell’Albania (che è già membro della NATO) nell’Unione Europea.
di Fabrizio Federici