K metro 0/Jobsnews – Catania – “Un vero e proprio codice di comportamento sommerso operante in ambito universitario secondo il quale gli esiti dei concorsi devono essere predeterminati dai docenti interessati quello emerso”. E’ quanto emerge dalla operazione ‘Università bandita’ della Polizia di Stato di Catania sfociata stamane nella sospensione dal servizio da parte del Gip
K metro 0/Jobsnews – Catania – “Un vero e proprio codice di comportamento sommerso operante in ambito universitario secondo il quale gli esiti dei concorsi devono essere predeterminati dai docenti interessati quello emerso”. E’ quanto emerge dalla operazione ‘Università bandita’ della Polizia di Stato di Catania sfociata stamane nella sospensione dal servizio da parte del Gip del rettore Francesco Basile e altri nove professori, indagati per associazione per delinquere, corruzione e turbativa d’asta. L’operazione è stata illustrata durante una conferenza stampa alla quale ha preso parte il procuratore della Repubblica Carmelo Zuccaro. Le indagini hanno accertato come nessuno spazio doveva essere lasciato a selezioni meritocratiche e nessun ricorso amministrativo poteva essere presentato contro le decisioni degli organi statutari. Le regole del codice inoltre avevano un preciso apparato sanzionatorio e le violazioni erano punite con ritardi nella progressione in carriera o esclusioni da ogni valutazione oggettiva del proprio curriculum scientifico. L’operazione dei poliziotti della Digos, denominata “università Bandita”, ha consentito di accertare l’esistenza di 27 concorsi truccati: 17 per professore ordinario, 4 per professore associato e 6 per ricercatore.
Il rettore di Catania, Francesco Basile e l’ex rettore dell’Università di Catania, Giacomo Pignataro, sono tra gli indagati dell’operazione ‘Università bandita’, scaturita dalle indagini della Digos della Questura di Catania. Anche per loro, infatti, è stata disposta la sospensione dal servizio. Gli altri indagati sono il prorettore Giancarlo Magnano di San Lio, l’ex Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali Giuseppe Barone, il Direttore del Dipartimento di Economia e Impresa Michela Maria Bernadetta Cavallaro, il direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche Filippo Drago, il direttore del Dipartimento di Matematica e Informatica Giovanni Gallo, il direttore del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali Carmelo Giovanni Monaco, il direttore del Dipartimento di Giurisprudenza Roberto Pennisi, il presidente del coordinamento della Facoltà di Medicina Giuseppe Sessa.
“Si è usata la parola, da parte di qualcuno, non da parte mia, di ‘metodi paramafiosi. Parto dal principio che se tutto è mafia, nulla è mafia. Io uso la parola mafia per sistemi effettivamente mafiosi. Però questi sono sistemi criminali ed anche i sistemi criminali organizzati non mafiosi posso produrre effetti devastanti” ha affermato il procuratore della Repubblica a Catania Carmelo Zuccaro durante la conferenza stampa sull’operazione ‘Università bandita’. “I fatti – ha aggiunto – sono estremamente gravi e certamente non fanno onore a persone che certamente dovrebbero appartenere al mondo della cultura, cultura che non può soffrire l’adozione di sistemi clientelari e non basati sul merito per potersi perpetuare”. “Una cultura che si basa su questi sistemi è una cultura destinata a rimanere sterile e a perseguire più esigenze clientelari che non esigenze di progresso e di sviluppo della nostra società”.
“L’indagine ha consentito di svelare un sistema di nefandezze che purtroppo macchia in maniera veramente pesante il nostro Ateneo perché purtroppo coinvolge tutti i personaggi di maggiore responsabilità al suo interno” ha aggiunto il procuratore della Repubblica Catania Carmelo Zuccaro. “Abbiamo accertato che questo sistema, che vedeva al vertice il precedente rettore ed il rettore attuale – ha aggiunto – ha inquinato il sistema di votazione all’interno dell’Ateneo per la nomina del rettore e per la nomina degli organi più importanti. A cascata questo sistema si é perpetuato per condizionare numerosi concorsi di tutti i dipartimenti”. “Un sistema – ha concluso Zuccaro – che non esito a definire squallido perché le persone che vengono proposte non sono le più meritevoli per aggiudicarsi il titolo. Quando qualcuno ha il coraggio di proporsi come candidato per questo posto nonostante il capo del dipartimento abbia deciso che non sia venuto il suo momento, queste persone vengono fatte oggetto di critiche pesanti, addirittura di ritorsioni da parte del capo del dipartimento”.