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Lazio, GRA: un “Villaggio globale” che attraversiamo senza soffermarci

Lazio, GRA: un “Villaggio globale” che attraversiamo senza soffermarci

K metro 0 – Roma – Come vivono, i circa 3 milioni di persone che ogni settimana (1.600.000 circa di veicoli al giorno) attraversano il GRA (Grande Raccordo Anulare) di Roma, le tante situazioni legate al transito, a partire dal traffico sempre più intenso? E gli operatori delle aree di sosta e di servizio (8, esattamente), che ogni

K metro 0 – Roma – Come vivono, i circa 3 milioni di persone che ogni settimana (1.600.000 circa di veicoli al giorno) attraversano il GRA (Grande Raccordo Anulare) di Roma, le tante situazioni legate al transito, a partire dal traffico sempre più intenso? E gli operatori delle aree di sosta e di servizio (8, esattamente), che ogni giorno, 24 ore su 24, affrontano situazioni non sempre facili?

Il GRA sostanzialmente è un’autostrada (la A 90): e con le altre autostrade italiane, ha in comune anzitutto la scarsità generale dei servizi. Cerman Raif, originario del Montenegro,è amministratore unico di Doibar Diesel S.r.l, una delle società private che gestiscono le aree di servizio del GRA per conto di quel ristretto numero di grandi compagnie petrolifere (come Total, IP, Eni, AGIP, K8, e poche altre) che, a sua volta, ha in gestione il Raccordo stesso Con lui – protagonista tipico della vita quotidiana sul GRA – parliamo di cosa accade su questa sorta di serpentone ad anello, lungo circa 26 km: tutto un mondo, di cui – a parte esodi festivi e gravi incidenti – si parla sempre poco.

“Parlo anzitutto di aree di sosta per gli autoveicoli: io – dice Raif – gestisco, per conto della IP, l’impianto “Pisana esterna”, un’area di servizio nei pressi di Via della Pisana – Via Aurelia. Che fa del suo meglio, ma opera in una situazione di degrado ambientale: con erbacce che invadono molti spazi comuni, a volte coprendo i segnali stradali, incuria generale, presenza di topi, ecc…”

Ma a chi spetta la manutenzione del Raccordo (che, ricordiamo, comporta una spesa di circa 11 milioni di euro l’anno)? La manutenzione generale spetta non all’ANAS, che pure è l’ente realizzatore e proprietario, ma alle compagnie petrolifere: che, servendosi a loro volta di società private, hanno in gestione il GRA. “Ma le compagnie – precisa nuovamente Raif – trascurano completamente la cosa, pensando soprattutto a guadagnare con la vendita del carburante. Abbiamo chiesto allora di occuparci noi, come società che gestiscono direttamente le aree, della loro manutenzione (saremmo anche disposti ad investirvi somme adeguate): ma giuridicamente non è possibile, non essendo di nostra competenza. Soprattutto come gestore di quest’area di servizio, che ogni giorno lavora qui insieme ai dipendenti della società, devo dire che non sono assolutamente soddisfatto della politica dell’IP. Con la quale non è quasi possibile parlare di iniziative di miglioramento”. come gestori guardiamo sempre al miglioramento, visto che viviamo la realtà quotidiana; in futuro, la possibile entrata di gruppi privati, come la Sarni Oil potrà aprire nuove prospettive.

“Bisognerebbe – oltre ad assicurare una migliore manutenzione generale del Raccordo – potenziare i servizi di assistenza alla clientela, a partire da quelli di riparazione degli autoveicoli: che attualmente il personale delle aree di servizio non è in grado di assicurare, a parte gli interventi più’ semplici e immediati. Mentre, se – specialmente di notte – ti capita un guasto sul GRA, aspetti chissà quanto tempo un carro attrezzi di società private che, poi, ti chiede costi aggiuntivi”.

“Siamo, in sostanza, quasi abbandonati a noi stessi dalle grandi compagnie petrolifere”, aggiunge ancora Raif. “Non parliamo poi dei problemi della sicurezza, specie negli orari notturni. Problemi di non poco conto: mentre le rapine ora sono abbastanza diminuite, grazie all’erezione, attorno alle nostre aree di servizio, di adeguate recinzioni, e alla presenza di telecamere di sicurezza (oltre, ovviamente, al costante pattugliamento da parte della polizia stradale), se, ad esempio, sorgono diverbi con automobilisti che non vogliono pagare quanto dovuto, considerato il servizio pubblico che noi forniamo, e chiami  la Pubblica sicurezza (come normalmente fa, ad esempio, un ristorante se il cliente non vuole pagare, N.d.R.), gli agenti poi se la prendono con noi, per averli disturbati per una questione secondo loro così banale! E se ne vanno”.

Sul Raccordo, però, non ci sono questioni di questo tipo, ci sono anche problematiche legate alla salute degli utenti. Tenendo conto che la nostra vita sul Raccordo è come in un vero e proprio piccolo villaggio come un piccolo villaggio, disponendo di finanziamenti adeguati nelle aree sosta del GRA si potrebbero creare in qualche modo anche dei punti di pronto soccorso: perché non è una novità il caso di utenti che si sentono male durante le soste (anche se, in questi casi, arrivano rapidamente gli elicotteri della Croce Rossa). Punti di pronto soccorso con la presenza di personale medico e anche per l’assistenza psicologica agli utenti. Mentre, pensando più’ in grande, si potrebbe, un domani, fare di queste aree di servizio, in prossimità delle principali vie d’accesso a Roma, anche dei punti di riferimento sul piano dell’offerta turistica e culturale: on la presenza – come già avviene in tanti punti dell’area urbana della città – di operatori addetti a dare informazioni ai turisti che si accingono ad entrare nell’ Urbe.

Altro intervento importante che si potrebbe realizzare sul GRA sarebbe la creazione di grandi aree di parcheggio, soprattutto per i pulmann turistici.

Infine, qualche episodio simpatico, comunque inusuale, capitato nella vostra esperienza quotidiana?  

“Per esempio, ci è successo, qualche volta, di soccorrere, dando loro dei soldi, dei clienti che, disperati, arrivavano dicendo di aver perso il portafogli. Mentre capitano a volte, per cose anche banali, litigi gravi tra utenti che sono in fila per prendere il carburante. Approfitto di questo per ricordare una cosa che non tutti sanno; cioè che non solo le sigarette accese, ma anche i cellulari in funzione, possono essere responsabili di incendi nelle aree sosta: perché il telefono cellulare acceso rappresenta comunque un impianto elettromagnetico che può innescare scintille pericolose, capaci di propagarsi immediatamente alla benzina. In conclusione, comunque, direi che, in Italia, dobbiamo guardare, per tutta l’organizzazione delle autostrade, più’ agli altri Paesi dell’Unione Europea. che, pur non mancando anch’essi di carenze, in questo campo sono comunque più’ avanti di noi”.

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