K metro 0 – Londra – I due finalisti che si contenderanno il ruolo di leader del Partito Conservatore saranno Boris Johnson e Jeremy Hunt. I due hanno un passato molto simile pur essendo diametralmente distanti. Il prossimo primo ministro britannico, comunque vada, sarà quindi un 50enne che ha studiato ad Oxford. I finalisti sono
K metro 0 – Londra – I due finalisti che si contenderanno il ruolo di leader del Partito Conservatore saranno Boris Johnson e Jeremy Hunt. I due hanno un passato molto simile pur essendo diametralmente distanti. Il prossimo primo ministro britannico, comunque vada, sarà quindi un 50enne che ha studiato ad Oxford. I finalisti sono stati ‘selezionati’ nella giornata di giovedì.
Boris Johnson, ex ministro degli Esteri britannico ed ex sindaco di Londra, si è assicurato più della metà dei consensi dei conservatori, su un totale di 313 voti disponibili ne ha ottenuti infatti 160. Si tratta del favorito nella corsa al ruolo di guida dei Tory, essendo stato in testa nelle cinque votazioni precedenti, iniziate circa una settimana fa. Jeremy Hunt, l’attuale ministro degli Esteri, si è classificato secondo con 77 voti e andrà testa a testa alle votazioni con Johnson. La decisione ultima spetterà ai 160mila membri del partito sparsi in tutto il Paese. Hunt è riuscito a scalzare il ministro dell’Ambiente britannico, Micheal Gove, per due soli voti, dopo l’eliminazione del ministro degli Interni, Sajid Javid. Il vincitore sarà decretato durante la settimana del 22 luglio e diventerà leader dei conservatori e primo ministro, andando a rimpiazzare la dimissionaria Theresa May.
Molti all’interno del partito dubitano che qualcuno possa battere Johnson, dotato di un grande carisma e calamita per gli elettori. Tuttavia, non è visto di buon occhio per come ha gestito gli incarichi affidatigli in passato, per non parlare di alcune uscite offensive e fuorvianti. Hunt, che ha ricoperto ruoli importanti al governo, è stato tra l’altro ministro della Cultura e della Salute, è considerato competente e con esperienza, ma privo di una certa verve che possa convincere i votanti. Si è, tra l’altro, definito come il candidato “serio” in contrapposizione a Boris Johnson. Proverà in ogni modo a far perdere voti all’avversario, magari criticando il suo progetto per la Brexit. I due parleranno ad alcuni incontri con i membri del partito in tutto il Paese nelle prossime settimane.
La Brexit, che sarebbe dovuta avvenire il 29 marzo, è stata posticipata due volte e ha portato il Regno Unito all’impasse. Jonhson nel 2016 ha guidato la campagna del ‘leave’ e ha ottenuto il favore dei sostenitori accaniti della Brexit all’interno del partito. Secondo la linea di questi ultimi, il Paese dovrebbe abbandonare l’Unione europea, con o senza un accordo, entro la prossima data utile, ovvero il 31 ottobre. Hunt ha fatto parte dello schieramento del ‘remain’ durante il referendum, ma nelle scorse settimane si è dichiarato determinato a portare a compimento la Brexit.
Nel frattempo, molti economisti e esperti del settore hanno lanciato un avvertimento ai legislatori del Regno Unito. Lasciare l’Ue senza un accordo o un accordo sfavorevole, infatti, potrebbe causare uno sconvolgimento economico inaudito, portando all’imposizione di tariffe e altri ostacoli nei rapporti commerciali con l’Unione. Il ministro dell’Economia britannico, Philip Hammond, si è unito al coro: “Uscire dall’Unione europea con un ‘no-deal’ potrebbe mettere a rischio la prosperità del Regno Unito e ridimensionare l’economia del Paese in modo permanente”. Lo stesso Hammond, rivolgendosi ai candidati Hunt e Johnson, ha parlato così: “La domanda non è ‘Qual è il vostro piano?’ ma ‘Qual è il vostro piano B?’”.