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UNHCR: Oltre 70 milioni le persone in fuga nel mondo. l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati chiede maggiore solidarietà

UNHCR: Oltre 70 milioni le persone in fuga nel mondo. l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati chiede maggiore solidarietà

K metro 0/Jobsnews – Ginevra – I numeri scorrono, si accavallano, ormai ci abbiamo fatto l’abitudine. Li troviamo su Televideo in particolare, poi qualche agenzia di stampa li riprende, li diffonde. Non interessano quasi nessuno. Anche noi ci abbiamo fatto l’abitudine come se si trattasse di numeri normali, una statistica, una delle tante, tipo quelle

K metro 0/Jobsnews – Ginevra – I numeri scorrono, si accavallano, ormai ci abbiamo fatto l’abitudine. Li troviamo su Televideo in particolare, poi qualche agenzia di stampa li riprende, li diffonde. Non interessano quasi nessuno. Anche noi ci abbiamo fatto l’abitudine come se si trattasse di numeri normali, una statistica, una delle tante, tipo quelle che pubblica Istat che bisogna approfondirle per trovare la verità. No, questi numeri che mi balzano agli occhi, milioni di persone in fuga sono come pugni che ti colpiscono al volto, raccontano una tragedia che ha per protagonisti uomini, donne, bambini, in particolare bambini soli, senza famiglia. Forse i genitori sono affogati in mare o sono rimasti uccisi. Sì, milioni di persone in fuga perché nei loro paesi è più facile morire che vivere. Confesso: anch’io, più e più volte ho letto in fretta e furia le statistiche. Ormai ci siamo abituati, non fanno notizia. Ma la statistica resa nota dall’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati che in questi giorni pubblica il Global Trends annuale, ti richiama a una realtà che non puoi far finta non esista. Avendo ascoltato il vicepremier Salvini, una delle sue tante interviste contro i migranti, “aiutiamoli a casa loro”, il suo slogan preferito, che, diciamo la verità, sentiamo ripetere molto spesso da gente comune, specie nelle periferie delle grandi città, dove i migranti sono visti come degli alieni nel migliore dei casi, ho capito che ogni giorno i media, i giornali, dovrebbero raccontare chi sono i migranti, chi e perché donne, uomini, bambini se ne vanno dai loro paesi. Un flusso di migrazione inarrestabile. I numeri forniti dall’Unchr, mi viene da pensare, dovrebbero diventare pane quotidiano della sinistra, o meglio delle forze che si proclamano di sinistra, o giù di lì. Nelle chiese, nelle parrocchie, forse se vai a chiedere quanti sono i rifugiati nel mondo ti sanno rispondere. Sempre forse, nei circoli nelle sezioni della sinistra, o meglio delle sinistre, là dove ancora esistono, non conoscono, invece, le dimensioni di un dramma mondiale che si chiama migrazione che coinvolge milioni di persone che cercano rifugio perché nei loro paesi la vita non è possibile. Un terreno di lotta contro il razzismo, la xenofobia, per l’accoglienza, la solidarietà che le sinistre dovrebbero praticare. “Nostra patria è il mondo intero – dice un inno di tanti, tanti anni fa – nostra patria è la libertà” che la sinistra dovrebbe tornare a cantare, a far risuonare nelle manifestazioni nel nome della solidarietà.

Interi popoli si spostano, fuggono da guerre, persecuzioni, fame

Il rapporto Unchr ci dice che nel 2018 il numero delle persone in fuga da guerre, violenze, persecuzioni è di 70,8 milioni, tanti, tantissimi i bambini. Una volta le sezioni della sinistra, del Pci, pubblicavano manifesti murali, informavano i cittadini. Siamo certi che se questo numero, ripetiamo 70,8 milioni di persone, rifugiati, diventasse, attraverso i media, i social, informazione fornita ai cittadini non si ripeterebbero più episodi come quelli registrati in una periferia romana dove sono stati calpestati i viveri, il pane, che alcuni cittadini avevano portato per consegnarlo a migranti, rom anche, che non avevano come nutrirsi. Siamo certi, quelli del gruppo di Visegrad, in Europa questi numeri del rapporto Unchr li conoscano. Sa bene il vicepremier e se non lo sa qualcuno glielo spieghi che non ci sono porti chiusi che tengano, che chiudere i porti è solo un atto di malvagità, pattugliamenti, fili spinati che tanto piacciono a Trump, il suo nuovo idolo, quasi fosse una delle sue fidanzate, a Putin che in quanto a discriminazioni razziali è un maestro. Ci sono interi popoli che si spostano, che fuggono, una dimensione, dice il rapporto, eccezionale, il doppio rispetto al 2009 quando i rifugiati raggiunsero i 43 milioni di persone. Una dimensione, quella attuale compresa tra Thailandia e Turchia, che riguarda persone in fuga da guerre, persecuzioni, conflitti. Calcolata per difetto, considerata la situazione del Venezuela, dove la mancanza di cibo, la fame, i mezzi di trasporto che non transitano dagli Usa, costringono milioni di cittadini ad un esodo forzato.

Grandi (Alto Commissario Onu). Esempi positivi di solidarietà da cui ripartire

Consigliamo di leggere la dichiarazione di Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, secondo il quale” quanto osserviamo nei dati del rapporto costituisce l’ulteriore conferma di come vi sia una tendenza nel lungo periodo all’aumento del numero di persone che fuggono in cerca di sicurezza da guerre, conflitti e persecuzioni. Se da un lato il linguaggio utilizzato per parlare di rifugiati e migranti tende spesso a dividere, dall’altro, allo stesso tempo, stiamo assistendo a manifestazioni di generosità e solidarietà, specialmente da parte di quelle stesse comunità che accolgono un numero elevato di rifugiati. Stiamo inoltre assistendo a un coinvolgimento senza precedenti di nuovi attori, fra cui quelli impegnati per lo sviluppo, le aziende private e i singoli individui, che non soltanto riflette ma mette anche in pratica lo spirito del Global Compact sui Rifugiati. Dobbiamo ripartire da questi esempi positivi ed esprimere solidarietà ancora maggiore nei confronti delle diverse migliaia di persone innocenti costrette ogni giorno ad abbandonare le proprie case”.

Tre gruppi principali compongono il “popolo” dei rifugiati

Entriamo nel merito delle notizie che il Rapporto fornisce. La cifra di 70,8 milioni registrata è composta da tre gruppi principali. Il primo è quello dei rifugiati, persone costrette a fuggire dal proprio Paese a causa di conflitti, guerre o persecuzioni. Nel 2018 il numero di rifugiati ha raggiunto 25,9 milioni su scala mondiale, 500.000 in più del 2017. Inclusi in tale dato sono i 5,5 milioni di rifugiati palestinesi che ricadono sotto il mandato dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei rifugiati palestinesi nel Medio Oriente (United Nations Relief and Works Agency/UNRWA).

Il secondo gruppo è composto dai richiedenti asilo, persone che si trovano al di fuori del proprio Paese di origine e che ricevono protezione internazionale, in attesa dell’esito della domanda di asilo. Alla fine del 2018 il numero di richiedenti asilo nel mondo era di 3,5 milioni.

Infine, il gruppo più numeroso, con 41,3 milioni di persone, è quello che include gli sfollati in aree interne al proprio Paese di origine, una categoria alla quale normalmente si fa riferimento con la dicitura sfollati interni (Internally Displaced People/IDP).

Cresce con grande rapidità il numero delle persone costrette alla fuga

La crescita complessiva del numero di persone costrette alla fuga – dice il Rapporto – è continuata a una rapidità maggiore di quella con cui si trovano soluzioni in loro favore. La soluzione migliore per qualunque rifugiato è rappresentata dalla possibilità di fare ritorno nel proprio Paese volontariamente, in condizioni sicure e dignitose. Altre soluzioni prevedono l’integrazione nella comunità di accoglienza o il reinsediamento in un Paese terzo. Tuttavia, nel 2018 solo 92.400 rifugiati sono stati reinsediati, meno del 7 per cento di quanti sono in attesa. Circa 593.800 rifugiati hanno potuto fare ritorno nel proprio Paese, mentre 62.600 hanno acquisito una nuova cittadinanza per naturalizzazione.

” Ad ogni crisi di rifugiati, ovunque essa si manifesti e indipendentemente da quanto tempo si stia protraendo, si deve accompagnare la necessità permanente di trovare soluzioni e di rimuovere gli ostacoli che impediscono alle persone di fare ritorno a casa – afferma Grandi – Si tratta di un lavoro complesso che vede l’impegno costante dell’UNHCR, ma che richiede che anche tutti i Paesi collaborino per un obiettivo comune. Rappresenta una delle grandi sfide dei nostri tempi”.

In otto punti i dati sintetizzati del Rapporto illustrano il dramma migrazione

MINORI. Nel 2018, un rifugiato su due era minore, molti (111.000) soli e senza famiglia.

PRIMA INFANZIA. L’Uganda ha registrato 2.800 bambini rifugiati di età pari o inferiore a cinque anni, soli o separati dalla propria famiglia.

FENOMENO URBANO. È più probabile che un rifugiato viva in paese o in città (61%) che in aree rurali o in un campo rifugiati.

RICCHI E POVERI. I Paesi ad alto reddito accolgono mediamente 2,7 rifugiati ogni 1.000 abitanti; i Paesi a reddito medio e medio-basso ne accolgono in media 5,8; i Paesi più poveri accolgono un terzo di tutti i rifugiati su scala mondiale.

DOVE SI TROVANO. Circa l’80% dei rifugiati vive in Paesi confinanti con i Paesi di origine.

DURATA. Quasi 4 rifugiati su 5 hanno vissuto da rifugiati almeno per cinque anni. Un rifugiato su 5 è rimasto in tale condizione per almeno 20 anni.

NUOVI RICHIEDENTI ASILO. Nel 2018 il numero più elevato di nuove domande d’asilo è stato presentato da venezuelani (341.800).

PROBABILITÀ. Nel 2018, 1 persona ogni 108 era rifugiata, richiedente asilo o sfollata. 10 anni prima la proporzione era di 1 su 160.

 

di Alessandro Cardulli

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