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Nave Sea Watch 3 con 53 naufraghi a bordo verso Lampedusa. La Ue smentisce Salvini: la Libia non è porto sicuro

Nave Sea Watch 3 con 53 naufraghi a bordo verso Lampedusa. La Ue smentisce Salvini: la Libia non è porto sicuro

K metro 0/Jobsnews – Roma – La Commissione Ue si inserisce nella diatriba tra la Sea Watch e il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che non molla: “I porti italiani restano sbarrati”. Per Bruxelles la Libia non è un porto sicuro e la nave, dissequestrata e con a bordo 53 migranti, rifiuta lo sbarco a Tripoli offerto dai libici. Nonostante

K metro 0/Jobsnews – Roma – La Commissione Ue si inserisce nella diatriba tra la Sea Watch e il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che non molla: “I porti italiani restano sbarrati”. Per Bruxelles la Libia non è un porto sicuro e la nave, dissequestrata e con a bordo 53 migranti, rifiuta lo sbarco a Tripoli offerto dai libici. Nonostante il Viminale le vieti di avvicinarsi alle acque territoriali, fa rotta verso Lampedusa, “il porto sicuro più vicino alla posizione del soccorso. Restiamo in stand by – twitta l’ong – a circa 16 miglia dall’isola”. Il premier Giuseppe Conte, da Malta, esprime l’esigenza di fare chiarezza: “C’è questa ulteriore emergenza, però, con il decreto Sicurezza bis, vogliamo che certi comportamenti siano un po’ più trasparenti anche da parte delle Ong. Non voglio infierire affatto, ma chiediamo una maggiore trasparenza”.

La querelle, per la portavoce della Commissione Ue, Natasha Bertaud, si risolve in partenza: “Tutte le navi con bandiera europea devono seguire le regole internazionali e sulla ricerca e salvataggio in mare, che significa che devono portare le persone in un porto che sia sicuro. La Commissione ha sempre detto che queste condizioni non ci sono attualmente in Libia”. Quanto allo sbarco, “in generale la Commissione non ha le competenze per decidere se e dove” può avvenire, rimarca Bertaud, “è una questione sotto la responsabilità del Centro nazionale di coordinamento di soccorso marittimo (Mrcc), che ha in carico le operazioni”. Dichiarazioni che sembrano favorire la Sea Watch, la quale da sempre definisce la Libia come un “Paese in guerra. Davvero un ministro della Repubblica italiana vuole costringerci a riportarli indietro?”.

Questa volta tra i naufraghi ci sono anche 5 minori, di cui 2 molto piccoli. Salvini è però lungi dal farsi intenerire, e accusa la ong di “usare gli esseri umani per i loro indegni interessi politici. Non so se anche economici. Gioca sulla pelle degli immigrati. Dicono di essere i buoni, ma stanno sequestrando donne e bambini”. Secondo la ricostruzione tratteggiata dal vicepremier la nave “sta andando avanti indietro dimostrando ancora una volta di operare al di fuori della legge. Ha caricato degli immigrati che stavano per essere salvati dalla guardia costiera libica. Poi ha chiesto a Tripoli un porto di sbarco, ma quando lo ha ottenuto ha detto che non avrebbe mai riportato gli immigrati indietro. Quindi si è messa a girovagare per il Mediterraneo costringendo donne, uomini e bambini a inutili sofferenze. Poi ha chiesto indicazioni all’Olanda, avendo bandiera olandese. Successivamente ha contattato ancora l’Italia, ma per le navi pirata i nostri porti restano chiusi. Siamo di fronte all’ennesima sceneggiata dei finti buoni: a questo punto vadano verso il Nord Europa”.

“Ancora una volta vergogna! Ancora una volta il nostro paese presenta un volto che non è il volto dell’Italia, il volto del disprezzo dei diritti in una Italia che, invece, vorremmo che fosse sempre di più un luogo di riferimento per il rispetto dei diritti umani di ciascuno”, ha detto all’AdnKronos il sindaco di Palermo Leoluca Orlando commentando l’ultima polemica. Intanto, dalla Germania si aprono possibilità di accoglienza: secondo quanto riferito dalla ong, il sindaco di Rottenburg e altre città tra cui Berlino sono disponibili a dare ospitalità. Il capitano e l’equipaggio, con le nuove disposizioni del decreto Sicurezza bis, rischiano la confisca della nave e una multa salata.

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