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Golfo di Oman. Vanno a fuoco altre due petroliere: cresce la tensione, si sospetta un attacco

Golfo di Oman. Vanno a fuoco altre due petroliere: cresce la tensione, si sospetta un attacco

K metro 0 – Dubai – Secondo quanto ha dichiarato la Marina militare americana, la mattina del 13 giugno due petroliere sarebbero state attaccate nel golfo di Oman: le cause dell’incidente, però non sono ancora chiare. Il fatto accade a distanza di un mese da un incidente simile nelle stesse acque, in cui erano state sabotate

K metro 0 – Dubai – Secondo quanto ha dichiarato la Marina militare americana, la mattina del 13 giugno due petroliere sarebbero state attaccate nel golfo di Oman: le cause dell’incidente, però non sono ancora chiare. Il fatto accade a distanza di un mese da un incidente simile nelle stesse acque, in cui erano state sabotate quattro petroliere saudite. I 44 membri dell’equipaggio sono stati tratti in salvo dalla Marina iraniana, e al momento sembra che non ci sia alcun ferito.

Il Golfo di Oman, una delle principali rotte del petrolio, ha visto andare in fiamme due petroliere, presumibilmente per un attacco: le navi sono la “Front Altair”, di proprietà norvegese, che secondo la compagnia petrolifera statale di Taiwan “potrebbe essere stata colpita da un siluro”, e la” Kokuka Courageous”,  battente bandiera panamense, che avrebbe subito i danni di un “sospetto attacco” che ha aperto uno squarcio nello scafo sopra la linea di galleggiamento. Le informazioni sono state riportate dal quotidiano britannico “Telegraph”.

L’accaduto ha riacceso, ovviamente, le tensioni in una zona del Medio Oriente che è già di per sé in bilico; in più, le petroliere che sono andate a fuoco si trovavano nella stessa zona dove lo scorso mese altre quattro imbarcazioni erano state sabotate. Le fonti Usa avevano accusato l’Iran dell’accaduto: questa volta, la Quinta flotta della marina militare degli Stati Uniti, con sede nel Bahrein, ha ricevuto due allarmi distinti, uno alle 6.12 del mattino e un altro alle 7, e ha quindi prestato la sua assistenza.

I sospetti di un attacco sono legati al fatto che l’incidente coincide con il quarto e ultimo giorno della visita in Iran del premier giapponese Abe Shinzo, primo leader nipponico in visita dal 1979, che sta tentando di esercitare una mediazione tra Iran e Stati Uniti sul dossier nucleare. Inoltre, la possibilità di un attacco sembrerebbe certa in base alle dichiarazioni di una delle due compagnie petrolifere e di Tokyo, verso cui era diretta una delle due navi: “Le due petroliere nel Golfo di Oman sono state attaccate”, ha dichiarato alla stampa il ministro del Commercio nipponico Hiroshige Seko, aggiungendo che le due imbarcazioni trasportavano carichi destinati al Giappone. “Ho avuto informazioni che le due navi con carico diretto in Giappone sono state attaccate vicino allo Stretto di Hormuz”, ha detto ancora Seko.

Secondo il “Telegraph”, che cita la compagnia petrolifera statale taiwnese, “Almeno una delle due petroliere sarebbe stata colpita da un siluro”. Via Twitter, il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, ha detto: “I riferiti attacchi ai cargo diretto in Giappone sono avvenuti mentre il premier Abe Shinzo sta incontrando il leader supremo dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, per colloqui approfonditi e amichevoli. Dire che è sospetto non è abbastanza per descrivere ciò che probabilmente è successo questa mattina. Il Forum di dialogo regionale proposto dall’Iran è imperativo”.

A caldo, da Stati Uniti tramite il Segretario di Stato, Mike Pompeo e Arabia Saudita sono partite subito accuse all’Iran di essere responsabile dell’attacco, troppo simile a quello di un mese fa: per il quale era stata chiamata in causa appunto Teheran. Che, però, nega fortemente qualsiasi responsabilità: appoggiata dalla Russia, storico alleato, che ha esortato ad evitare «conclusioni avventate». Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha indetto immediatamente una riunione per discutere l’accaduto:  «Se c’è una cosa che il mondo non può permettersi è un confronto di grandi dimensioni nella regione del Golfo», ha detto il Segretario generale Antonio Guterres, lanciando un chiaro monito a chiunque spera in un’ “escalation finale” della tensione in un’area di strategica importanze per le rotte energetiche interessanti il mondo occidentale, e dove la tensione, in effetti, dura ormai da 40 anni.

Il premier nipponico Abe è comunque rientrato a Tokyo con la rassicurazione che Teheran non intende sviluppare l’atomica. «Siamo contrari alle armi nucleari e i nostri verdetti religiosi proibiscono di costruirle. Ma si sappia – ha aggiunto l’Ayatollah Khamenei, “Guida suprema” della rivoluzione – che se mai le volessimo, gli Stati Uniti non potrebbero farci nulla».

 

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