K metro 0 – Pristina – Nella capitale kosovara Pristina si è tenuta ieri la cerimonia per il 20esimo anniversario dell’intervento delle truppe NATO nell’ex provincia jugoslava. I bombardamenti degli alleati misero fine alla sanguinosa repressione guidata dalla Serbia nei confronti degli insorti albanesi in Kosovo, considerato dai serbi come il loro cuore storico e
K metro 0 – Pristina – Nella capitale kosovara Pristina si è tenuta ieri la cerimonia per il 20esimo anniversario dell’intervento delle truppe NATO nell’ex provincia jugoslava. I bombardamenti degli alleati misero fine alla sanguinosa repressione guidata dalla Serbia nei confronti degli insorti albanesi in Kosovo, considerato dai serbi come il loro cuore storico e religioso. Nonostante sia ormai un Paese indipendente, il Kosovo e la sua popolazione di circa 2milioni di persone non hanno ancora la giusta considerazione a livello internazionale. Le forze NATO sono ancora presenti nel territorio e i rapporti con la Serbia rimangono freddi, malgrado gli sforzi di mediazione dell’Europa.
I protagonisti dell’operazione messa in atto 20 anni fa sono arrivati a Pristina nella giornata di mercoledì: tra questi l’ex presidente americano Bill Clinton, il suo segretario di stato Madeleine Albright e il comandante NATO di allora Wesley Clark. I tre durante la cerimonia hanno ricevuto le onorificenze da parte del governo kosovaro e sono stati accolti da una folla di circa 3mila persone nella piazza centrale di Skenderbeu. Clinton ha ricordato così la vicenda: “E’ stato il più grande onore della mia vita, essere lì con voi a battermi contro la pulizia etnica e per la libertà”. Poi ha chiesto alla popolazione kosovara di non dimenticare mai le sfide che li aspettano, perché “servirà una nuova forma di coraggio e di pazienza per costruire il futuro”. Le reazioni in Serbia non sono state altrettanto gioiose. Marko Djuric, a capo delle negoziazioni per il governo Serbo, ha descritto la cerimonia come un “cinico ballo di vampiri”, a cui hanno partecipato coloro che hanno bombardato illegalmente la Serbia 20 anni fa. “A venti anni dall’aggressione, i maggiori responsabili dei crimini contro i serbi non sono stati ancora puniti”, ha dichiarato Djuric.
Il processo di normalizzazione dei rapporti con la Serbia non sta procedendo nel migliore dei modi, nonostante la mediazione dell’Unione europea. Il dialogo iniziato nel 2011 è entrato in uno stallo l’anno scorso, quando il Kosovo ha imposto dazi sulle importazioni dalla Serbia e dalla Bosnia, sebbene le istituzioni internazionali abbiano chiesto un passo indietro. Il Kosovo ha ribadito di voler essere riconosciuto pienamente come stato per chiudere definitivamente le negoziazioni. Ma tutto ciò, ad oggi, è inaccettabile per la Serbia.
In Kosovo, l’economia non sta vivendo un momento particolarmente felice. Gli alti livelli di povertà e disoccupazione, lo stato di diritto e le strutture democratiche deboli non consentono al Paese di risollevarsi. Si trova a tutti gli effetti in un limbo: l’indipendenza dalla Serbia è stata dichiarata nel 2008 e lo status di nazione gli è stato riconosciuto da 115 nazioni, inclusi gli Stati Uniti e la maggior parte dei membri dell’Ue. Gli unici ad essersi opposti sono stati la Serbia e i suoi alleati, la Cina e la Russia. I kosovari si sentono abbandonati dalla comunità internazionale. E’ l’unico popolo dell’ex blocco orientale cui è ancota negata l’esenzione dal visto negli stati dell’Ue. Eppure, nell’accordo firmato con Bruxelles si evince che il Kosovo ha adempiuto agli impegni, firmando un accordo sui confini di demarcazione con il vicino Montenegro, dopo anni di pressioni da parte dell’occidente.