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Germania, indubbi segni di crisi per un’economia che resta una delle “locomotive d’ Europa”

Germania, indubbi segni di crisi per un’economia che resta una delle “locomotive d’ Europa”

K metro 0 – Berlino – Si fanno più incerte le prospettive per l’economia tedesca, che quest’anno sta presentando sintomi di crisi. Complice il brusco rallentamento del settore manifatturiero, il governo già due mesi fa era pronto a dimezzare le previsioni di crescita per quest’anno, portandole a +0,5% dall’1% stimato a gennaio scorso (dato, a sua volta,

K metro 0 – Berlino – Si fanno più incerte le prospettive per l’economia tedesca, che quest’anno sta presentando sintomi di crisi. Complice il brusco rallentamento del settore manifatturiero, il governo già due mesi fa era pronto a dimezzare le previsioni di crescita per quest’anno, portandole a +0,5% dall’1% stimato a gennaio scorso (dato, a sua volta, rivisto, dal +l’1,8 % previsto inizialmente). Ora, un rapporto presentato il 3 giugno e citato dal Governo Merkel si concentra specificamente proprio sullo stato dell’industria manifatturiera (da sempre dipendente dalle commesse provenienti dall’estero, specie dall’area danubiana), la cui produttività è ulteriormente scesa in maggio; e sullo stato dell’occupazione, in crisi in vari settori.

Il rapporto – informa l’agenzia Reuters – si basa in gran parte sui dati dell’importante indice internazionale IHS -PMI (Markit’s Purchasing Managers’ Index), attendibile “termometro” dell’economia teutonica: che, per l’industria manifatturiera (interessante, direttamente o indirettamente, un quinto dell’economia tedesca), mostra il calo della sua produttività al 4,43 per maggio, dal 4,44 di aprile. Il calo è lieve, ma il dato è in assoluto il più basso registrato dal 2012.

A trainare in basso le aziende manifatturiere è, oltre alla diminuzione delle commesse dai Paesi storicamente “satelliti” della Germania, e da altri come la stessa Italia, il calo delle esportazioni. Dovuto,a sua volta, soprattutto alle tante guerre commerciali in corso nel mondo, specie tra USA e Cina e tra gli USA e la stessa UE; e in ultimo, a quello che, da un po’ di tempo, è il generale rallentamento dell’ economia mondiale.

Scendendo nei dettagli, è indubbio che l’economia tedesca mostra un quadro misto: in buona salute rimangono i servizi (legati anche allo sviluppo delle comunicazioni di ogni genere con gli altri Paesi UE) e l’edilizia, ma è appunto il settore industriale quello in difficoltà. Specie il comparto automobilistico: proprio il 3 giugno, un altro colpo alla Volkswagen, “perno” del comparto, è venuto dal TAR del Lazio. Che ha confermato la maximulta di 5 milioni di euro inflitta al colosso tedesco dall’ Antitrust per il Dieselgate, con la commercializzazione in Italia, da anni, di centinaia di autoveicoli non in regola.

I segnali di crisi, a loro volta, da tempo spingono le industrie manifatturiere germaniche a tagliare il personale e – come da anni accade anche in Italia – le spese per la pubblicità e la comunicazione (innescando così, in parte, un ulteriore calo dei profitti): il rapporto che citavamo mostra che il calo dell’occupazione, pur ancora modesto, prosegue ininterrottamente da 6 anni. “Dopo limitate cadute dell’impiego in marzo e aprile, il fenomeno si è accentuato a maggio, quando le industrie manifatturiere hanno mostrato una maggiore volontà di tagliare le spese per il personale”, ha osservato Phil Smith, principale economista dell’IHS-PMI. Il quale teme anche un estendersi, prima o poi, del calo occupazionale anche alle aziende del settore servizi: che, pur proiettato ormai in un’ottica europea, resta sempre comunque piu’ legato alle vicende dell’economia locale, e del territorio in genere.

Dopo 10 anni di crescita, insomma, per l’economia tedesca, quest’anno, si prevede un tasso di sviluppo di appena lo 0,5% (dopo il 2,5 del 2017 e l’1,5 del 2018). Meglio dovrebbe andare il prossimo anno: il ministero dell’Economia prevede un ritorno della crescita, nel 2020, all’1,5 per cento. Ma i fattori che possono ad ogni momento rallentare la corsa dell’economia che, con quella francese, resta la “locomotiva d’ Europa”, permangono (fattori, come si è detto, in gran parte internazionali: noto paradosso di molte economie super sviluppate). Nonostante che la Germania continui a disporre di grandi risorse minerarie; mentre ormai esaurito è l’effetto propulsivo verificatosi, dalla riunificazione del 1990 in poi, con l’arrivo, dai Lander dell’ex-DDR, di molta manodopera specializzata, specie del settore operaio (anche se la formazione professionale resta sempre un “fiore all’occhiello” dei tedeschi). E nonostante che il Welfare tedesco si sia da tempo modernizzato e liberato – grazie alla riforma promossa, nei primissimi anni Duemila, dal governo socialdemocratico di Gerhard Schroeder – di quelle deformazioni burocratico-parassitarie del keynesismo tipiche, nel ‘900, di varie democrazie industriali.

 

di Fabrizio Federici

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