K metro 0 – Londra – Il governo britannico potrebbe affrontare una potenziale disputa legale sulla questione dei voti negati ai cittadini dell’Unione europea, dopo che molti hanno riportato di esser stati rimandati indietro dai funzionari dei seggi elettorali. Nella giornata di domenica è stata lanciata una campagna di crowdfunding che ha raggiunto l’obiettivo minimo
K metro 0 – Londra – Il governo britannico potrebbe affrontare una potenziale disputa legale sulla questione dei voti negati ai cittadini dell’Unione europea, dopo che molti hanno riportato di esser stati rimandati indietro dai funzionari dei seggi elettorali.
Nella giornata di domenica è stata lanciata una campagna di crowdfunding che ha raggiunto l’obiettivo minimo di 20mila sterline richieste per aprire un’indagine sulla possibilità di un’azione legale. Giovedì scorso a centinaia, se non migliaia, di cittadini dell’Ue non britannici non è stato permesso di votare. Il motivo riguarderebbe la non registrazione negli elenchi dei votanti del Regno Unito per le elezioni europee. Molti hanno dichiarato di esser stati rimossi dalle liste perché i funzionari non sarebbero riusciti a completare il processo di assorbimento delle pratiche. Questo passaggio burocratico negli altri paesi dell’Unione non è necessario. Alcuni cittadini britannici residenti all’esterno, inoltre, hanno riportato lo stesso spiacevole trattamento. In questo caso i documenti necessari per le votazioni sono arrivati in ritardo ai richiedenti.
La raccolta fondi è stata organizzata da the3million, gruppo che rappresenta i cittadini Ue residenti nel Regno Unito, e quelli britannici in Europa. “Un enorme ringraziamento a tutti per la vostra generosità”, si legge in un comunicato sul sito dell’organizzazione. “Abbiamo raggiunto l’obiettivo minimo delle 20mila sterline in poche ore, è incredibile. Siamo certi che coloro i quali si sono visti negare il loro diritto di voto questa settimana apprezzeranno il vostro sostegno”. Gli organizzatori Nicolas Hatton e Jane Goldin hanno comunque chiesto di non recapitare ulteriori donazioni fino a che non vi siano certezze sulla possibilità di agire legalmente. “Dipenderà dal lavoro dei nostri legali nelle prossime due settimane, quando dovranno valutare quale strategia impiegare per ottenere dei risultati”. Se dovesse andare in porto l’operazione, gli organizzatori sperano di raccogliere circa 100mila sterline e valutare con attenzione i casi individuali. L’intento è quello di “ottenere un risarcimento per disparità di trattamento, stresso motivo e spese straordinarie”.
Il Regno Unito, che avrebbe dovuto abbandonare l’Unione europea il 29 marzo, non pensava di dover partecipare alle elezioni per il Parlamento europeo. Tuttavia, il rigetto dell’accordo di Brexit proposto dalla prima ministra britannica in uscita, Theresa May, al Parlamento ha significato il cambiamento del programma di uscita dall’Unione europea. La Commissione elettorale del Regno Unito ha spiegato che “il pochissimo preavviso della partecipazione alle elezioni europee ha influito sui tempi dei consueti processi burocratici”. Il noto quotidiano britannico, The Guardian, ha ricevuto più mille lettere di lamentele dagli Stati Uniti, dal Canada, dall’Australia, dalla Nuova Zelanda e dal Giappone.
L’esponente laburista, David Lammy, ha descritto la faccenda come una “orrenda discriminazione” per le persone che dopo esser stati “insultati, sfruttati e chiamati a fare domanda sono stati rimandati a casa”. La co-presidente di British in Europe ha sottolineato come si tratti di un problema strutturale che necessita di essere risolto una volta per tutte. “Chiediamo ai nostri sostenitori di aiutarci e aiutare the3million per capire se si possa procedere legalmente o meno”. Anche il New Europeans, e Joanna Cherry, portavoce della giustizia e degli affari interni dalla Camera dei Comuni del Partito Nazionale Scozzese, nelle scorse settimane avevano lanciato un allarme sul disastro che sarebbe avvenuto in occasione delle elezioni.