K metro 0 – Melbourne – Contro tutte le previsioni, dopo un’aspra campagna elettorale e con un risultato ribaltato dagli exit polls, i conservatori hanno vinto le elezioni guidati da Scott Morrison. Il leader dei laburisti australiani, Bill Shorten, ha ammesso la sconfitta del suo partito alle elezioni per il Parlamento. Immediatamente, ha presentato le
K metro 0 – Melbourne – Contro tutte le previsioni, dopo un’aspra campagna elettorale e con un risultato ribaltato dagli exit polls, i conservatori hanno vinto le elezioni guidati da Scott Morrison.
Il leader dei laburisti australiani, Bill Shorten, ha ammesso la sconfitta del suo partito alle elezioni per il Parlamento. Immediatamente, ha presentato le sue dimissioni dalla guida del partito. Poi, Bill Shorten ha chiamato il leader della coalizione conservatrice, il premier uscente Scott Morrison, per congratularsi della sua vittoria. L’ex sindacalista 52enne, parlando ai suoi sostenitori a Melbourne, ha affermato: “I Laburisti non saranno in grado di formare il prossimo governo”.
Il premier australiano Scott Morrison ha definito “un miracolo” la vittoria alle legislative che secondo tutti i sondaggi avrebbero dovuto dare la vittoria all’opposizione laburista.
Un Morrison, che ha cercato di mascherare la sua stessa incredulità, ha detto: “Ho sempre creduto nei miracoli, e stanotte ne abbiamo fatto uno”. Cioè al ‘miracolo’ dei 74 seggi conquistati dalla coalizione guidata dal suo Partito Liberale sui 151 della Camera dei rappresentanti, contro i 66 seggi assegnati ai laburisti, grandi favoriti e in crescita nei sondaggi da quasi due anni.
Il leader dei laburisti, Bill Shorten, era stato definito dai media ‘l’uomo che non può perdere le elezioni. La sua sconfitta e le sue dimissioni sono state una vera doccia fredda per la folla dei sostenitori in lacrime. L’Australia, dunque, non volta pagina, ma sembra invece voler ritrovare un po’ di stabilità nella sua leadership dopo una girandola durata un decennio, durante il quale si sono succeduti cinque primi ministri e in cui nessun leader che avesse vinto un’elezione si è mai presentato a quella successiva. Come sostengono anche molti analisti, la votazione ha dimostrato che la maggioranza dei suoi 16,4 milioni di elettori (il voto è obbligatorio in Australia e l’affluenza supera regolarmente il 90%) è sostanzialmente conservatrice, per il mantenimento dello status quo. Morrison ha dimostrato nei fatti di aver giocato bene una carta, che poteva alla vigilia sembrare perdente: non cambiare il cavallo quando l’economia va bene. Un’economia che è ora esposta alla crisi globale e alla concorrenza cinese. Morrison è probabilmente riuscito a convincere molti che la battaglia ambientalista e per il clima dei laburisti (che nel 2007 introdussero la carbon tax, poi abolita dai liberali nel 2011) sarebbe costata posti di lavoro e nuove tasse. Come la battaglia per riequilibrare gli squilibri socio-economici. Poi, usando anche qualche tono populista, è riuscito a impostare la campagna sui risultati personalmente ottenuti in soli nove mesi da premier, sulla sua affidabilità, ricorrendo anche al suo slogan, forse non originalissimo, “Make Australia Great Again”.
di Salvatore Rondello