K metro 0 – Parigi – Facebook ha deciso di irrigidire le proprie politiche riguardanti il live streaming, in preparazione all’incontro con i leader mondiali e i rappresentanti delle potenze tecnologiche a Parigi. All’incontro si cercherà di trovare soluzioni per impedire che i social media vengano utilizzati per diffondere odio, organizzare gruppi estremisti e mandare
K metro 0 – Parigi – Facebook ha deciso di irrigidire le proprie politiche riguardanti il live streaming, in preparazione all’incontro con i leader mondiali e i rappresentanti delle potenze tecnologiche a Parigi. All’incontro si cercherà di trovare soluzioni per impedire che i social media vengano utilizzati per diffondere odio, organizzare gruppi estremisti e mandare in onda attacchi terroristici. La mossa di Facebook arriva qualche ora prima del meeting con il primo ministro della Nuova Zelanda, dove uno scellerato ha pubblicato l’uccisione di 51 persone in diretta su Facebook, nel mese di marzo. A Parigi si tenterà di trovare un concordato sulle linee guida del “Christchurch Call”, un trattato che richiama il nome della cittadina neozelandese dove è andato in scena l’attacco alle moschee.
Facebook ha dichiarato che sta rendendo più severe le regole per il livestreaming, con una policy unica applicata ad una vasta gamma di offese. Le attività sul social network che violeranno questa policy, come condividere i comunicati di gruppi terroristici senza fornire un contesto, provocheranno il blocco dell’utente. Le offese più gravi porteranno a un ban permanente. In precedenza, la compagnia californiana si limitava a rimuovere i post che violavano gli standard della comunità ma bloccava gli utenti solamente dopo offese ripetute. Facebook investirà anche 7 milioni e mezzo di dollari nel campo della ricerca tecnologica, il vero problema è infatti migliorare l’analisi video per trovare materiale in precedenza modificato per non essere rilevato da sistemi automatizzati. Un problema riscontrato dalla compagnia proprio a seguito della sparatoria di Christchurch.
Queste le parole della prima ministra neozelandese, Jacinda Ardern, sulle modifiche apportate: “C’è ancora molto da fare ma sono felice che Facebook abbia attuato ulteriori modifiche. Soprattutto mi fa piacere sapere del loro impegno in una collaborazione a lungo termine per rendere i social media più sicuri”. Ardern giocherà un ruolo fondamentale negli incontri di Parigi, che ha descritto come un “punto di partenza” essenziale.
All’incontro prenderanno parte compagnie come Twitter, Google, Microsoft e i leader di Regno Unito, Francia, Canada, Irlanda, Senegal, Indonesia, Giordania e Unione europea.
La “Christchurch Call” è stata condivisa da oltre 80 amministratori delegati e funzionari di compagnie tecnologiche all’incontro parigino “Tech for Good”, conferenza in cui è stato affrontato il tema dell’influenza positiva delle tecnologie sulla vita di tutti i giorni, come ad esempio la promozione della gender equality, della diversificazione delle assunzioni e l’accesso alla tecnologia per gli utenti meno abbienti. Alcuni dirigenti di Facebook hanno dichiarato di essere a favore del ’idea Christchurch ma i dettagli dovranno essere accettati e condivisi da tutti i partecipanti. Alcuni esperti del settore hanno voluto sottolineare la totale inutilità di operazioni come questa, visto che l’estremismo è un problema della società che le tecnologie da sole non possono risolvere. Ardern e l’ospite, il presidente francese Emmauel Macron, insistono sulla cooperazione tra governi e giganti della tecnologia. La Francia è stata colpita più volte da attacchi di estremisti islamici, appartenenti a gruppi che assoldano e condividono immagini violente sui social network.
“Alcune aziende spingeranno per mantenere la riservatezza commerciale. A noi non serve sapere i segreti di mercato, ma dobbiamo essere a conoscenza dell’impatto sulla società dell’uso degli algoritmi. Sarà importante andare a contrastare il ‘linguaggio in codice’ che utilizzano gli estremisti per non essere rintracciati”, ha detto Ardern e ha poi concluso così: “Prima dell’attacco a Christchurch, i governi avevano un approccio tradizionale al terrorismo, non necessariamente quello del 15 marzo, e si trattava di suprematismo bianco”.