K metro 0 – Roma – Giovedì 16 maggio, l’Aula dei Gruppi parlamentari del Senato della Repubblica ospiterà l’importante convegno che la NATO Defense College Foundation, organismo di studio e ricerca collegato all’Alleanza Atlantica, ha voluto organizzare per i 70 anni di quest’organizzazione. Nata, il 4 aprile 1949, col Trattato di Washington: concluso da 12 Paesi
K metro 0 – Roma – Giovedì 16 maggio, l’Aula dei Gruppi parlamentari del Senato della Repubblica ospiterà l’importante convegno che la NATO Defense College Foundation, organismo di studio e ricerca collegato all’Alleanza Atlantica, ha voluto organizzare per i 70 anni di quest’organizzazione. Nata, il 4 aprile 1949, col Trattato di Washington: concluso da 12 Paesi (USA, Regno Unito, Francia, Canada, Benelux, Portogallo, Islanda, Danimarca, Norvegia, Italia) che, forti dell’esperienza della Seconda guerra mondiale, erano decisi a prevenire altre possibili aggressioni da parte sta volta del blocco dell’Est. Da 12, i membri della NATO oggi sono diventati 29: e in 70 anni, l’Alleanza ha saputo impedire altri conflitti su vasta scala e promuovere la cooperazione politica mondiale, specie dopo il crollo dei Muri del 1989 “e dintorni”.
Il convegno del 16 maggio, intitolato significativamente “Prospettive balcaniche”, con la partecipazione di esperti qualificati e rappresentanti istituzionali di vari Paesi dell’area, vuole discutere a fondo dell’attuale situazione dei Balcani, partendo dalle recenti ondate di proteste popolari in Serbia, Albania e Montenegro. E delineare possibili scenari futuri, con speciale attenzione al ruolo della Comunità internazionale e della NATO nell’area e alle prospettive di avvicinamento euro-atlantico dei 6 Paesi “bussanti” alle porte di UE e NATO (Serbia, Albania, Kosovo, Montenegro, Bosnia-Erzegovina, Nord Macedonia).
“K metro 0 “ha voluto ascoltare Il prof. Alessandro Minuto Rizzo, diplomatico di carriera, già Segretario generale della NATO (2003-2004), dal 2011 Presidente della NATO Defense College Foundation.
Quest’anno, sono 70 anni dalla nascita della NATO (primavera 1949). Oltre al fatto – di per sè già fondamentale – che la NATO è stata essenziale per evitare un conflitto tra i due blocchi contrapposti, che bilancio potremmo trarre, del ruolo svolto da quest’ organizzazione nella storia europea e mondiale?
La Nato ha avuto il ruolo storico di contrapporsi al patto di Varsavia e di vincere la guerra fredda senza ricorso alla forza. Si è poi dimostrata essenziale nelle crisi della Jugoslavia – parliamo di Bosnia, Kossovo e Macedonia. Dopo gli attentati dell’11 Settembre ha contrastato il terrorismo internazionale e Al Qaeda, che agiva dall’Asia centrale. L’operazione in Afghanistan è durata dal 2003 al 2014. Attualmente vi è impegnata solo nell’addestramento delle istituzioni afghane.
Si deve aggiungere una lunga lista di rapporti di partenariato con 11 paesi del Medio Oriente e molti altri dell’Europa sud-orientale.
Il successo dell’organizzazione si può misurare dal numero dei paesi membri. Erano inizialmente 12 ed ora sono 29 (presto 30 con la Macedonia del Nord). Questo si deve alla politica della “porta aperta” che ha allargato lo spazio delle democrazie.
In conclusione, l’Alleanza Atlantica, pur tra problemi e discussioni, è il principale “fornitore” di sicurezza esistente; unisce un rapporto consolidato civile-militare ad una collaudata capacità organizzativa. Ma la sua autorevolezza dipende in primo luogo dal riunire le principali democrazie occidentali.
Quanto è importante l’attività di formazione, informazione e prevenzione che svolge la Nato Defense College Foundation tra le classi dirigenti europee specializzate nella difesa?
La Nato College Foundation è nata otto anni fa, indipendente ma collegata al College.
Ha funzioni di ricerca, analisi, approfondimento dei maggiori temi strategici. Organizza conferenze internazionali su aree sensibili.
Ha l’obiettivo di approfondire la conoscenza sulla sicurezza internazionale, in particolare su questioni complesse che richiedono un periodico riesame. Paesi Arabi, Balcani, terrorismo internazionale, evoluzione dell’Alleanza Atlantica sono l’esempio più evidente.
La metodologia di lavoro è scientifica e rispettosa della diversità. Cerchiamo di far parlare personalità dei paesi oggetto della discussione piuttosto che accademici occidentali; dopo ogni evento pubblichiamo un libro con gli interventi. In conclusione, la Fondazione non vuole disperdersi su troppe cose, ma fare una scelta di tematiche da guardare in profondità.
Sul sito web si può leggere la presentazione completa, e la rubrica “Food for Thought” che ospita interventi di personalità diverse. Il programma “Strategic Trends” raccoglie una serie storica di analisi calibrate sulle aree di maggiore importanza strategica. È in preparazione un volume che li raccoglie.
La Fondazione si rivolge ad un pubblico internazionale, ai giovani, usa un linguaggio semplice e spera così di contribuire alla conoscenza.