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Esa, sino al 17 maggio il “Living Planet Symposium”, sull’osservazione della terra dallo spazio  

Esa, sino al 17 maggio il “Living Planet Symposium”, sull’osservazione della terra dallo spazio  

K metro 0 – Roma – A Milano, è cominciato oggi il “Living Planet Symposium”, la più grande conferenza mondiale sull’osservazione della Terra dallo Spazio, organizzata dall’Agenzia spaziale europea con il contributo dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e dei maggiori costruttori mondiali del settore, tra cui l’italiana Leonardo. Fino a venerdì 17 maggio 2019, oltre 4mila scienziati,

K metro 0 – Roma – A Milano, è cominciato oggi il “Living Planet Symposium”, la più grande conferenza mondiale sull’osservazione della Terra dallo Spazio, organizzata dall’Agenzia spaziale europea con il contributo dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e dei maggiori costruttori mondiali del settore, tra cui l’italiana Leonardo. Fino a venerdì 17 maggio 2019, oltre 4mila scienziati, tecnici e ricercatori provenienti da tutto il mondo discuteranno dello stato di salute del pianeta e delle “sfide globali”. In apertura dei lavori, il direttore dell’Esa, Jan Woerner, ha spiegato: “Naturalmente ognuna di queste sfide è importante. Il cambiamento climatico certo, ma anche l’immigrazione, la mobilità, le comunicazioni, l’energia, la riduzione delle risorse, lo sviluppo demografico, le catastrofi, la salute, fino alla curiosità. L’intento è mostrare come le missioni spaziali di osservazione della Terra possano aiutarci nell’intraprendere queste sfide, ad esempio nella prevenzione delle catastrofi naturali, nei compiti di protezione civile o anche per l’agricoltura.

Tra il 2022 e il 2023 l’Esa lancerà nello Spazio tre nuove missioni dedicate al monitoraggio dello stato di salute del pianeta. Si tratta di missioni “Earth explorers” e saranno chiamate EarthCare, Biomass e Flex. Sono missioni che misurano diversi parametri della Terra, per esempio Biomass misura la biomassa delle foreste globali, soprattutto di foreste poco conosciute delle zone tropicali per cui non ci sono molti dati. Poi c’è EarthCare che fa il bilancio della temperatura della radiazione nell’atmosfera per capire meglio il cambiamento climatico e poi c’è Flex che misura la fotosintesi; è una tecnologia molto interessante che può dire, prima di vederlo con gli occhi, se le piante soffrono o sono sane. Questo è quello che fanno le nuove missioni ‘Earth explorers’ con strumenti nuovi”.

Josef Aschbacher, direttore dei programmi di osservazione della Terra dell’Esa, ha detto: “Oggi abbiamo creato un sistema di osservazione della Terra che è il migliore in assoluto. Veramente sono orgoglioso di dirlo, perché è un sistema di tutta l’Europa, compresa l’Italia con CosmoSkymed e Prisma. Abbiamo in Europa un sistema molto forte e molto capace di osservare la Terra e questo è un asset importante che però dobbiamo mantenere affinché nei prossimi 10 anni si mantenga un sistema capace di fare tutte le osservazioni, per questo ci vuole innovazione. L’innovazione è quello che fa l’Esa che spinge in avanti per avere i sistemi migliori. La Terra soffre per l’attività degli esseri umani e lo si vede molto bene dai satelliti, per esempio dall’innalzamento del livello dei mari, dallo scioglimento dei ghiacciai e dall’agricoltura che minaccia le foreste”.

Al symposium verranno presentati i dati più aggiornati relativi al monitoraggio satellitare delle foreste, all’innalzamento dei mari, al buco dell’ozono o allo scioglimento dei ghiacci nell’Artico ottenuti grazie a missioni come Prisma dell’Asi, Copernicus, CosmoSkymed o Aeolus, sullo studio dei venti nella parte alta dell’atmosfera. Non solo, la conferenza rappresenta anche l’occasione per fare il punto sulle possibilità di business per le imprese del settore aerospaziale, in cui il made in Italy riveste un ruolo predominante. L’Asi, infatti, investe circa il 36% del suo budget proprio per le missioni di monitoraggio del pianeta.

Il neopresidente dell’Agenzia spaziale italiana, Giorgio Saccoccia, alla sua prima uscita pubblica, ha detto: “L’osservazione della Terra, per via della sua utilizzazione, riceve budget da contribuenti diversi, anche da Ministeri diversi, perché parliamo di applicazioni che sono scientifiche o anche nell’ambito della Difesa. È anche questo sotto la nuova governance dello Spazio italiano che mette insieme 12 Ministeri, tutti interessati alle applicazioni spaziali. Questo ci dà anche la possibilità in futuro di aver accesso a finanziamenti che finora erano preclusi o non ancora considerati”.

Al Living Planet Symposium, infine, c’è anche spazio per le nuove generazioni con la presenza di 2mila studenti delle scuole primarie e secondarie.

Come medici che accorrono al capezzale di un malato, così sempre più satelliti punteranno il loro occhio clinico sulla Terra sofferente a causa dell’uomo.

Questo è il quadro che è emerso dal primo giorno di ‘Living Planet’. I 4mila esponenti della ricerca, dell’industria e delle istituzioni che si confronteranno fino a venerdì per discutere dello stato di salute del Pianeta, saranno incalzati dalla presenza degli studenti delle scuole primarie e secondarie, e soprattutto dai giovani esponenti del movimento Fridays For Future come Jackob Blasel, che sul palco della cerimonia di apertura ha ricordato ancora una volta l’urgenza rappresentata dal cambiamento climatico.

L’Italia sta facendo la sua parte, forte di una lunga esperienza, culminata con il recente lancio del satellite Prisma, che sarà operativo fra poche settimane.

Una grande speranza potrebbe nascere dal simposio in corso a Milano rispondendo alla domanda: l’uomo saggio riuscirà a salvare il pianeta danneggiato dall’uomo stolto? Speriamo tutti di sì.

 

di Salvatore Rondello

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