K metro 0 – Copenaghen – Qualche giorno fa, un funzionario per l’energia della Commissione europea, Klaus-Dieter Borchardt, aveva dichiarato che il progetto del gasdotto Nord Stream 2, che dovrebbe collegare Russia e Germania, subirà un ulteriore rinvio, aggiungendo che il Cremlino sarà costretto ad aprire dei negoziati con l’Ucraina per poter continuare ad inviare
K metro 0 – Copenaghen – Qualche giorno fa, un funzionario per l’energia della Commissione europea, Klaus-Dieter Borchardt, aveva dichiarato che il progetto del gasdotto Nord Stream 2, che dovrebbe collegare Russia e Germania, subirà un ulteriore rinvio, aggiungendo che il Cremlino sarà costretto ad aprire dei negoziati con l’Ucraina per poter continuare ad inviare gas. Queste le sue parole durante una conferenza a Bruxelles: “I russi saranno costretti a sedersi al tavolo delle trattative. Ci saranno dei ritardi di qualche anno ma è questo il nostro asso nella manica nei confronti della Russia”.
Nel frattempo, i progettisti a lavoro sul gasdotto hanno avanzato la richiesta di disponibilità per un una terza via dove far passare il condotto. L’area si troverebbe a sud dell’isola di Bornholm, sul Mar Baltico danese. La Russia starebbe cercando in tutti i modi di superare le obiezioni della Danimarca. Non si sa ancora quando verranno rese disponibili le concessioni, ma solo un permesso verrà dato in connessione. La società con base in Svizzera, Nord Stream 2, ha confermato l’avvenuta ricezione di una richiesta per un nuovo percorso. In un comunicato rilasciato si legge che: “La richiesta di una terza via può essere interpretata come un tentativo esplicito di ritardare il completamento dell’opera”, in aggiunta poi viene dichiarato che i consumatori europei potrebbero perdere “almeno 20 milioni di euro” al giorno.
Il progetto del gasdotto sul Baltico permetterà di trasportare gas naturale su un condotto lungo 1.200 km dalla Russia all’Europa. La soluzione è stata recentemente criticata dagli Stati Uniti e da alcuni Paesi europei, visto che potrebbe rendere l’Europa ancora piu’ dipendente dalle risorse energetiche fornite dalla Russia. Da Washington sono arrivate anche alcune minacce di sanzioni nei confronti delle compagnie coinvolte nella costruzione del gasdotto. Gli Usa infatti vorrebbero fornire loro stessi gas naturale all’Europa. L’azienda è interamente di proprietà del colosso Gazprom ma la metà del costo dell’operazione, che ammonta a 8 miliardi di euro, è coperta da cinque compagnie energetiche e chimiche come la Shell, BASF e ENGIE. I Paesi che hanno già reso disponibili i permessi sono Russia, Finlandia, Svezia e Germania.
Il completamento del gasdotto sottomarino potrebbe offrire alla Russia, e a Gazprom, un’alternativa al passaggio attraverso l’Ucraina. La compagnia a lavoro sul progetto, Nord Stream 2, spera di poter comunque terminare i lavori entro la fine del 2019, nonostante i permessi ancora da ottenere dalla Danimarca e le possibili modifiche che verranno ufficializzate dall’Unione europea sul modello operativo. In mattinata, infatti, il Consiglio dell’Unione europea ha perfezionato formalmente la direttiva sul gas, andando così a colmare una lacuna giuridica nel quadro normativo dell’Ue e di conseguenza rafforzando la concorrenza nel mercato del gas. Queste le parole del ministro dell’Energia romeno, Anton Anton, in rappresentanza del Paese che detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue.”Sono molto felice che questo importante documento sia stato adottato. Abbiamo lavorato sodo per trovare un compromesso che fosse accettabile per tutti, e penso che ora abbiamo una buona soluzione che garantirà un mercato europeo del gas equo e competitivo”. Berlino e Mosca sono in disaccordo dall’annessione della Crimea da parte della Russia. Tuttavia, hanno l’interesse comune di raddoppiare la capacità del gasdotto già esistente, Nord Stream 1.