K metro 0 – Francoforte – L’ex amministratore delegato della Volkswagen, Martin Winterkorn, è stato accusato formalmente di frode, insieme ad altri quattro dirigenti. Winterkorn era alla guida dell’azienda automobilistica tedesca quando fu svelato lo scandalo sulle emissioni truccate delle auto diesel. I giudici, nella giornata di lunedì, hanno sottolineato che Winterkorn era a conoscenza
K metro 0 – Francoforte – L’ex amministratore delegato della Volkswagen, Martin Winterkorn, è stato accusato formalmente di frode, insieme ad altri quattro dirigenti. Winterkorn era alla guida dell’azienda automobilistica tedesca quando fu svelato lo scandalo sulle emissioni truccate delle auto diesel. I giudici, nella giornata di lunedì, hanno sottolineato che Winterkorn era a conoscenza della pratica illegale almeno da maggio 2014 e non è riuscito a porvi fine. Le rivelazioni contraddicono quanto dichiarato dall’ex amministratore delegato, che aveva giurato di non esser stato a conoscenza dei fatti fino all’annuncio degli investigatori statunitensi a settembre del 2015, Winterkorn si è poi dimesso due giorni dopo.
I pubblici ministeri, in un comunicato, hanno dichiarato che gli imputati facevano tutti parte del raggiro iniziato nel lontano 2006. L’azienda ha ammesso di aver installato un software che potesse truccare i risultati al momento dei test per la certificazione delle emissioni. Poi, nella guida di tutti i giorni, i controlli delle emissioni sulle auto venivano spenti, garantendo le prestazioni ma inquinando molto di più del limite di monossido d’azoto imposto negli Stati Uniti. In totale, il programma era stato installato su circa 11 milioni di auto. Il caso ha danneggiato la reputazione della tecnologia diesel e ha accelerato il passaggio all’elettrico in Europa. I procuratori hanno inoltre aggiunto che gli imputati avevano messo a punto anche un aggiornamento del software nel 2014, sborsando circa 23 milioni di euro per coprire le vere ragioni dell’elevata produzione di emissioni nocive durante la guida. Winterkorn e gli altri dirigenti, potrebbero scontare dai 6 mesi ai 10 anni di prigione, se dovessero essere condannati per truffa aggravata. Le altre accuse potrebbero riguardare la competizione sleale e abuso di fiducia. Winterkorn è già stato incriminato dalle autorità statunitensi a marzo per frode e cospirazione contro il Clean Air Act. Potrebbe essere condannato a 20 anni di prigione ma non può essere estradato dalla Germania agli Stati Uniti.
Volkswagen, tra multe e risarcimenti, ha dovuto pagare circa 27 miliardi di euro alle autorità e ai proprietari delle auto. La compagnia si è scusata formalmente e si è dichiarata colpevole negli USA, dove due funzionari sono stati imprigionati e altri sei accusati. La Commissione per i Titoli e gli Scambi ha addebitato Volkswagen e Winterkorn, il 15 marzo, l’accusa di aver truffato gli investitori attraverso dichiarazioni ingannevoli sulla qualità dei prodotti e il rispetto dell’ambiente. Gli stessi investitori starebbero cercando di ottenere un risarcimento, sostenendo che l’azienda tedesca non avrebbe comunicato in tempo le ripercussioni che ci sarebbero state sul mercato azionario. Dal canto suo Volkswagen ha dichiarato di aver compiuto i propri doveri nei loro confronti.
A seguito della vicenda, le vendite dei veicoli diesel, che una volta erano metà di tutte le auto vendute sul mercato, sono crollate a picco. La faccenda ha, di fatto, compromesso la produzione da parte dell’industria automobilistica, che dovrà seguire i dettami stringenti dell’Unione europea sulle emissioni di anidride carboni a partire dal 2021. Proprio per questo ci si sta muovendo gradualmente nella direzione di auto a batterie elettriche, evitando le salate sanzioni in caso di superamento dei limiti imposti. Volkswagen, in particolare, spenderà circa 30 miliardi di euro per sviluppare la tecnologia elettrica entro il 2023.