Il nuovo numero dell’Osservatorio Monetario – rapporto sulla congiuntura economica nazionale e internazionale curato da un gruppo di lavoro coordinato dal professor Angelo Baglioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano- affronta alcune delle sfide con cui il sistema bancario si dovrà confrontare nel prossimo futuro. K metro 0 – Milano – L’aumento del premio
Il nuovo numero dell’Osservatorio Monetario – rapporto sulla congiuntura economica nazionale e internazionale curato da un gruppo di lavoro coordinato dal professor Angelo Baglioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano- affronta alcune delle sfide con cui il sistema bancario si dovrà confrontare nel prossimo futuro.
K metro 0 – Milano – L’aumento del premio per il rischio-Italia, misurato dallo spread BTP-BUND, è destinato, ad esempio, a fare aumentare il costo della raccolta, creando un fattore di svantaggio competitivo per le banche italiane nel panorama internazionale. Dal secondo semestre del 2018, in concomitanza con le tensioni legate all’approvazione della manovra finanziaria per il 2019, sono emerse difficoltà dal lato del funding, con un forte rallentamento delle emissioni sul mercato obbligazionario. Nel corso del 2018, l’aumento del rischio sovrano ha avuto un limitato impatto sul costo del funding per effetto della ricomposizione della raccolta dalle obbligazioni (più costose) ai depositi (con rendimenti prossimi a zero): questi ultimi sono aumentati di 30,5 miliardi, compensando la caduta delle obbligazioni. Di conseguenza, il costo complessivo della raccolta si è addirittura ridotto di 11 centesimi rispetto all’anno precedente (da 0,81% a 0,70%). Tuttavia, ci sono chiari segnali che le cose stiano peggiorando: per raccogliere denaro, infatti, le banche italiane ricorrono sempre di più ai depositi con vincolo di durata, che sono più costosi dei conti correnti: il tasso d’interesse su queste forme di deposito a tempo è aumentato di 28 centesimi nell’ultimo trimestre del 2018. Le famiglie ne hanno approfittato, depositando in questa forma 2 miliardi di euro solo nel gennaio del 2019.
«Un fattore di debolezza delle banche italiane è la loro forte dipendenza dal finanziamento presso la banca centrale – spiega il docente di Economia monetaria della facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative e coordinatore dell’Osservatorio Monetario. Il sistema bancario italiano, insieme a quello spagnolo, presenta la più alta incidenza del rifinanziamento BCE sul totale dell’attivo, pari rispettivamente a 6,5% e 6,3% a dicembre 2018. All’opposto, per Germania e Francia il rifinanziamento BCE è relativamente contenuto, pari a poco più dell’1% del totale attivo di sistema». Dal confronto europeo, inoltre, emerge che l’eccesso di liquidità (fondi depositati sulla deposit facility presso la BCE) è distribuito in modo non uniforme all’interno dell’area euro: alcuni paesi come Francia e Germania hanno una disponibilità di liquidità assai superiore al rifinanziamento BCE; viceversa, i sistemi bancari di Italia e Spagna hanno depositi presso la BCE molto inferiori a quanto prendono a prestito dalla BCE stessa. Questa dipendenza dal rifinanziamento BCE ha riacceso l’attenzione sul rinnovo delle T-LTRO II (Targeted-Long Term Refinancing Operations): la scadenza di queste operazioni, prevista in quattro tranche, vede una concentrazione a giugno 2020 e marzo 2021. Le preoccupazioni, generate dalla scadenza di queste operazioni, sono state ridimensionate dall’annuncio (7 marzo) delle nuove T-LTRO III, seppure in termini meno favorevoli delle precedenti: il tasso d’interesse non potrà più essere negativo e la durata sarà di due anni anziché di quattro.
In definitiva il mercato azionario continua a penalizzare tutto il settore bancario europeo, ma le banche italiane e le grandi banche tedesche ne risentono in modo particolare. Questa valutazione negativa riflette davvero i fondamentali economici delle banche europee? La risposta è affermativa, secondo il professor Baglioni. «Lo studio contenuto nell’Osservatorio Monetario – analisi sulla congiuntura economica nazionale e internazionale curata dal Laboratorio di analisi monetaria dell’Ateneo, in collaborazione con le facoltà di Economia e Scienze finanziarie, bancarie e assicurative dell’Università Cattolica e l’Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa (Assbb) – analizza la valutazione di mercato di un campione di 90 banche di 15 paesi della core-Europe e verifica che essa effettivamente riflette la loro redditività, rischiosità e patrimonializzazione».
L’analisi mostra come la valutazione negativa espressa dal mercato azionario per il settore bancario europeo, sintetizzata dal crescente divario tra l’indice generale Euro-Stoxx e l’indice settoriale Euro-Stoxx-Banche rifletta ancora di più che in passato i problemi di contesto economico e istituzionale (fattori country-specific) che con diversa intensità caratterizzano i paesi di appartenenza delle banche. Al tempo stesso, la valutazione del mercato è influenzata dalle diverse scelte gestionali ed operative delle singole banche del campione (fattori bank-specific).
di Alessandro Luongo