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Bce, Draghi: “Le minacce degli Stati Uniti sui nuovi dazi stanno frenando l’economia”

Bce, Draghi: “Le minacce degli Stati Uniti sui nuovi dazi stanno frenando l’economia”

K metro 0 – Francoforte – Il presidente della Banca Centrale europea, Mario Draghi, ha lanciato, nella giornata di ieri, un allarme riguardante i mercati e l’economia globale. Le minacce degli Stati Uniti di imporre nuovi dazi stanno frenando il motore economico, la Bce è pronta a impiegare uno stimolo per le politiche monetarie considerevole.

K metro 0 – Francoforte – Il presidente della Banca Centrale europea, Mario Draghi, ha lanciato, nella giornata di ieri, un allarme riguardante i mercati e l’economia globale. Le minacce degli Stati Uniti di imporre nuovi dazi stanno frenando il motore economico, la Bce è pronta a impiegare uno stimolo per le politiche monetarie considerevole. Draghi ha inoltre spiegato che il mercato del lavoro in ripresa e l’aumento del tetto salariale hanno dato una mano all’economia dei 19 Paesi dell’euro ma le incertezze legate al commercio e alla Brexit ne stanno vanificando i miglioramenti.

 “I venti contrari globali continuano a pesare sulla crescita della zona euro” ha detto Draghi agli organi di stampa, dopo che la Banca centrale ha messo in stand-by i tassi d’interesse chiave e le promesse sulle politiche economiche. Qualche ora prima, aveva parlato il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, minacciando di imporre nuovi dazi su beni dell’Unione europea dal valore di miliardi, aumentando le tensioni tra le due parti. “Il fatto che queste minacce vengano riproposte con frequenza mina le certezze”, ha aggiunto Draghi. L’euro-zona da sempre fa affidamento sulle esportazioni e negli ultimi mesi ha sofferto l’incertezza venutasi a creare a causa della disputa tra Cina e Usa sui commerci. Trump ha preso di mira i Paesi che esportano molto verso gli Stati Uniti rispetto a quanto comprano e, a sua detta, lo sta facendo per proteggere le imprese e il lavoro degli americani. Tuttavia, queste schermaglie hanno scombussolato l’economia globale. Questo il tweet pubblicato sul profilo Twitter ufficiale del presidente USA: “L’Ue si è approfittata degli Stati Uniti per anni nel commercio internazionale. A breve tutto questo finirà!” Nella lista dei prodotti che il governo Trump vuole tassare sono presenti elicotteri e velivoli prodotti da Airbus ma anche un’ampia selezione di beni esportati dall’Europa: formaggi come lo Stilton, il Roquefort o il Gouda, vini e ostriche ma anche ceramiche, coltelli e pigiami.

Il Fondo monetario internazionale, nella giornata di martedì, ha rivelato il nuovo prospetto di crescita per quest’anno, passando dal 3,5% al 3,3%. Il capo economista dell’FMI ha sottolineato come l’economia globale stia vivendo un “momento delicato”.  Anche l’incertezza per la Brexit ha creato ulteriori preoccupazioni per i nuovi ostacoli al commercio in Europa. La Commissione europea ha stimato la crescita dell’euro-zona per il 2019 all’1,3%, mentre lo scorso anno si assestava sull’1,8%. La disoccupazione è scesa fino al 7,8%, dopo aver avuto il suo picco nel 2013, al 12,2%, e ha favorito la richiesta di beni e servizi. Mario Draghi ha dichiarato che la Bce, autorità monetaria per i membri dell’Unione europea che utilizzano l’euro, è pronta ad utilizzare tutte le politiche necessarie per aiutare l’economia, se dovesse essercene bisogno. Alla fine del 2018, la Bce aveva messo a punto un programma di stimolo per le politiche monetarie, poi la marcia indietro per venire incontro all’economia dell’Unione. A marzo, infatti, è stata estesa la data per l’aumento dei tassi d’interesse fino a fine anno. Non solo, visto che si è dichiarata disponibile a proporre una nuova tornata di prestiti agevolati alle banche per fornire prestiti e favorire la crescita. Sulle orme di quanto fatto dalla Federal Reserve americana, la Banca centrale europea ha messo in stand-by le misure di stimolo impiegate da dieci anni a questa parte per contrastare la crisi finanziaria globale. Ma la direzione che prenderà l’economia è ancora tutta da scoprire. La Federal Reserve aveva già iniziato l’aumento dei tassi d’interesse ma ha deciso di non imporne altri nel 2019.

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