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Catturata la prima immagine di un buco nero. Un’équipe di scienziati dell’”Event Horizon Telescope” finanziati dall’UE

Catturata la prima immagine di un buco nero. Un’équipe di scienziati dell’”Event Horizon Telescope” finanziati dall’UE

K metro 0 – Bruxelles – I buchi neri sono oggetti cosmici estremamente compressi, che contengono enormi quantità di massa all’interno di una zona piccolissima. La loro presenza ha un impatto fortissimo sulle aree circostanti, deformando lo spazio-tempo e surriscaldando qualsiasi materiale che vi cada dentro. L’immagine acquisita mostra il buco nero al centro di Messier

K metro 0 – Bruxelles – I buchi neri sono oggetti cosmici estremamente compressi, che contengono enormi quantità di massa all’interno di una zona piccolissima. La loro presenza ha un impatto fortissimo sulle aree circostanti, deformando lo spazio-tempo e surriscaldando qualsiasi materiale che vi cada dentro. L’immagine acquisita mostra il buco nero al centro di Messier 87, un’enorme galassia nella costellazione della Vergine. Questo buco nero si trova a 55 milioni di anni luce dalla Terra e ha una massa 6,5 miliardi di volte superiore a quella del Sole.

Per consentire l’osservazione diretta dell’ambiente circostante di un buco nero l’Event Horizon Telescope ha cercato di potenziare e collegare una rete mondiale di otto telescopi sparsi in tutto il mondo. I telescopi sono ubicati in siti a quote particolarmente elevate, in Sierra Nevada (Spagna), sui vulcani delle Hawaii e del Messico, sulle montagne in Arizona, nel deserto Atacama in Cile e nell’Antartide. Oltre 200 ricercatori europei, americani e dell’Asia orientale partecipano a questa importante operazione internazionale.

L’Eht (Event Horizon Telescope), sincronizzate tramite orologi atomici in modo da poter ordinare i dati ricevuti come se si trattasse di un singolo telescopio grande quanto l’intero pianeta. Quantità di dati peraltro talmente elevata che non è possibile trasmetterli via internet: vengono infatti immagazzinati in speciali hard disk spediti in un centro di processamento dove un supercomputer provvede ad analizzarli producendo un’immagine del buco nero galattico tanto più nitida quanti più telescopi sono connessi alla rete. Il progetto aveva come obbiettivo lo studio di due buchi neri sufficientemente massici (e quindi di dimensioni sufficientemente grandi) da poter essere sottoposti ad analisi: il primo è Sagittarius A (al centro della nostra Via Lattea), distante 25mila anni luce e con una massa pari a 4 milioni di masse solari, un milione di volte più grande dei buchi neri stellari.

Il Consiglio europeo della ricerca dell’UE ha finanziato gli scienziati coinvolti nella collaborazione EHT nell’ambito del programma quadro dell’UE Orizzonte 2020 e del 7º programma quadro

Oggi la Commissione ha rivelato la prima immagine di un buco nero catturata da “Event Horizon Telescope”, una collaborazione scientifica mondiale che coinvolge scienziati finanziati dall’UE. Questa importante scoperta fornisce la prova visiva dell’esistenza dei buchi neri e amplia le frontiere della scienza moderna.

La prima osservazione di un buco nero è il risultato di un’ampia collaborazione internazionale nel settore della ricerca nel quadro di Event Horizon Telescope (EHT), in cui ricercatori finanziati dall’UE hanno svolto un ruolo fondamentale. Questo importante risultato scientifico segna un cambiamento di paradigma nella nostra comprensione dei buchi neri, conferma le previsioni della teoria della relatività generale di Albert Einstein e apre nuove linee di investigazione del nostro universo. La prima immagine di un buco nero è stata svelata oggi in occasione di sei conferenze stampa organizzate contemporaneamente in tutto il mondo.

Il commissario Carlos Moedas, responsabile per la ricerca, la scienza e l’innovazione, ha dichiarato: “La narrativa spesso ispira la scienza e i buchi neri hanno da tempo alimentato i nostri sogni e la nostra curiosità. Oggi, grazie al contributo di scienziati europei, l’esistenza dei buchi neri non è più solo un concetto teorico. Questa straordinaria scoperta dimostra ancora una volta come la collaborazione con partner di tutto il mondo può portare a realizzare l’impensabile e spostare gli orizzonti delle nostre conoscenze.”

Il presidente del Consiglio europeo della ricerca (CER), il professor Jean-Pierre Bourguignon, ha aggiunto: “Mi congratulo con gli scienziati di tutto il mondo che hanno fatto questa straordinaria scoperta e ampliato le frontiere delle nostre conoscenze. Sono particolarmente lieto di constatare che scienziati finanziati dal Consiglio europeo della ricerca hanno contribuito in misura determinante a questo progresso. L’approccio audace dell’UE nel finanziare questo tipo di ricerca di base radicalmente innovativa porta ancora una volta ad un successo; inoltre conferma ulteriormente la validità dell’obiettivo del CER di finanziare attività di ricerca ad alto rischio/ad alto potenziale di risultati.”

I risultati di oggi vanno ad aggiungersi alle numerose realizzazioni del programma Orizzonte 2020 di finanziamento della ricerca e dell’innovazione dell’UE e dei programmi quadro che lo hanno preceduto. Sulla base di questo successo, la Commissione ha proposto Orizzonte Europa, il programma dell’UE più ambizioso di sempre il cui obiettivo è consentire all’UE di rimanere all’avanguardia nella ricerca e l’innovazione a livello mondiale.

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