fbpx

Spagna. Parte da Barcellona, la sfida di Pablo Casado a Pedro Sanchez per le politiche del 28 aprile

Spagna. Parte da Barcellona, la sfida di Pablo Casado a Pedro Sanchez per le politiche del 28 aprile

K metro 0 – Barcellona – A Barcellona, l’8 aprile, Pablo Casado, successore, alla guida del Partito Popolare, dell’ex-premier Mariano Rajoy (che, però, mantiene tuttora un certo controllo dell’organizzazione del partito), ha presentato il programma ufficiale del PP per le elezioni del 28 aprile. Una presentazione, questa di Casado, che, se da un lato ha

K metro 0 – Barcellona – A Barcellona, l’8 aprile, Pablo Casado, successore, alla guida del Partito Popolare, dell’ex-premier Mariano Rajoy (che, però, mantiene tuttora un certo controllo dell’organizzazione del partito), ha presentato il programma ufficiale del PP per le elezioni del 28 aprile. Una presentazione, questa di Casado, che, se da un lato ha voluto accreditare l’immagine del PP come “partito moderato e centrista”, erede naturale non solo di Rajoy e Aznar, ma anche della storica Unione di Centro Democratico, immediatamente post-franchista, di Adolfo Suarez, dall’altro, nei toni aggressivi, ha ricalcato fortemente la (ormai ex) “Nuova destra” europea degli anni ’80- ’90 e la destra sovranista odierna di Le Pen e Orban.

Casado, infatti, ha accusato il premier in carica, il socialista Pedro Sanchez, addirittura di “liquidare la nazione” (per la linea non troppo dura scelta sinora con l’autonomismo catalano, e le aperture all’immigrazione extracomunitaria), “implorare i voti dai terroristi” (per non aver voluto liquidare il terrorismo dell’ ETA, peraltro da anni fortemente calato di consensi presso la stessa popolazione basca) e preferire “mani macchiate di sangue a mani dipinte di bianco” (di “livello di crescente delirio” ha parlato, in risposta, il segretario organizzativo del PSOE, José Luis Abalos; mentre Sanchez, sinora, nei confronti di Casado si mantiene sull’ironico).

Ma quali sono le proposte del PP per il dopo elezioni? I popolari si focalizzano sulla ricentralizzazione amministrativa, con netta inversione di marcia rispetto alla politica di decentramento e sviluppo delle autonomie locali seguìta sin dal dopo Franco. ”Rafforzare la presenza dello Stato in tutte le comunità autonome”, bloccare il trasferimento di nuove competenze alle comunità locali, aprire anzi cause di diritto costituzionale  che possano ridare competenze al Governo centrale, e rafforzare, in tutto il Paese, la presenza e la capacità di pronto intervento di Polizia e Guardia civil. Queste le parole d’ordine del programma di governo del PP, anche se non tutti i popolari (specie quanti hanno accumulato esperienze di governo locale) sono d’accordo. Ovviamente, guerra all’autonomismo catalano, con rapida ed esemplare conclusione del processo ai 12 leader separatisti iniziato a fine febbraio scorso, e un’esplicita proibizione di successivi indulti o amnistie per i condannati; e, per il futuro, una riforma della legge sui partiti che vieti il finanziamento pubblico a quelli che minaccino l’unità nazionale. Sui temi sociali, il programma è più moderato: per l’aborto (non esplicitamente citato), Casado vorrebbe tornare alla legge del 1985, più restrittiva dell’ultima del 2010. Mentre, in tema di memoria storica, il PP -non a torto– contesta la politica di cancellazione “orwelliana” di qualsiasi memoria del franchismo seguita anni fa da Zapatero, e vuole varare una nuova, piu’ equilibrata, legge di riconciliazione nazionale.

Nel nuovo “bipolarismo imperfetto” spagnolo  si fronteggiano due componenti essenziali: la sinistra, rappresentata dal Psoe di Sanchez piu’ Podemos ( l’equivalente iberico della Syriza ellenica) e la destra, cioè appunto il PP: che, però’,  negli ultimi tempi ha stretto rapporti consistenti con Vox, il  partito – analogo all’ AFD tedesca –  considerato fortemente neofascista, in crescita nei sondaggi, che vorrebbe eliminare tutte le autonomie, confinare i migranti irregolari e, addirittura, chiudere le associazioni femministe. Tra i due poli si trova Ciudadanos, il partito liberale centrista (ispiratore, tra l’altro, del movimento “En marche” di Emmauel Macron, vincitore in Francia nel 2017): che sarà, a questo punto, il vero ago della bilancia delle elezioni.

 

di Fabrizio Federici

Condividi su:

Posts Carousel

Latest Posts

Top Authors

Most Commented

Featured Videos

Che tempo fa



Condividi su: