K metro 0 – Atene – Sono passati quattro anni da quando la Grecia era un Paese sull’orlo del fallimento, con una disoccupazione elevata, intorno al 30%, un’economia notevolmente in crisi e un partito eletto al governo considerato populista ed irresponsabile. Adesso Alexis Tsipras, il primo ministro greco proprio di quel partito, viene ritenuto il
K metro 0 – Atene – Sono passati quattro anni da quando la Grecia era un Paese sull’orlo del fallimento, con una disoccupazione elevata, intorno al 30%, un’economia notevolmente in crisi e un partito eletto al governo considerato populista ed irresponsabile. Adesso Alexis Tsipras, il primo ministro greco proprio di quel partito, viene ritenuto il principale artefice della ripresa del Paese: infatti è stato in grado di fare dei grossi compromessi, avviando tutte le riforme richieste dai creditori stranieri, senza però perdere di vista le persone più deboli, facendo diminuire in maniera sostanziale la disoccupazione e riportando l’economia di nuovo a crescere. Ma nonostante questo bilancio positivo, il partito Syriza, e di conseguenza anche Tsipras, sembrano essere destinati, in autunno, quando si terranno le nuove elezioni politiche greche, ad una pesante sconfitta.
Tsipras nell’ autunno 2015, quando il suo partito, Syriza, vinse le elezioni con il 35,5% dei voti, confermandosi il primo partito del Paese, ottenne il mandato per poter ridiscutere le condizioni del salvataggio della Grecia con l’Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale, dopo che pochi mesi prima un referendum popolare aveva bocciato un precedente accordo per evitare la bancarotta della Grecia. Da allora è iniziato il cambiamento del partito Syriza, passando da partito di estrema sinistra “duro e puro” a partito di governo e di compromesso.
Gli anni di governo di Tsipras sono stati descritti come «il più grande volta faccia della recente storia Europea» dal The Economist, che ricorda come siano mutate le cose da subito dopo le elezioni. Infatti, in poco tempo, il ministro dell’economia Yanis Varoufakis è stato sostituito e la Grecia ha acconsentito alle medesime condizioni che aveva rifiutato con il referendum, applicando, di fatto, quelle politiche di austerità contro cui Tsipras aveva costruito gran parte del suo consenso elettorale. Grazie a questo, sottolinea il The Economist, la Grecia ha cominciato a crescere dell’1,9% l’anno, producendo un avanzo primario del 3,5% come chiesto dall’Unione Europea e ha diminuito la sua disoccupazione, che adesso si attesta intorno al 18%.
Ancora da decidere è la data delle elezioni, ma sembrerebbe che se le elezioni fossero immediate, la vittoria andrebbe al partito di NeaDimokratia (ND), il partito secondo molti responsabile dell’ultima crisi economica, accusato peraltro di aver truccato i conti pubblici. Nonostante la funesta storia recente del partito ND, i sondaggi lo attestano come primo partito del Paese con circa il 37% dei voti, mentre il partito Syriza non supererebbe il 25%, rimanendo comunque il primo partito di centrosinistra della Grecia. Nei sondaggi seguono i partiti Alba Dorata (partito nazionalista di estrema destra) all’8%, il Movimento per il cambiamento di centrosinistra (dove sono confluiti i socialisti del POSOK) al 7% e i comunisti del KKE al 6%.
È molto probabile che il calo di consensi del partito Syriza sia dovuto al suo cambiamento in partito “normale” che ha accettato e approvato le inevitabili riforme dure, che appunto aveva contestato quando era all’opposizione.
Tsipras in un’intervista che ha rilasciato al The Economist ha dichiarato di non credere ai sondaggi ed è sicuro che il suo partito al momento del voto farà molto meglio di quello pronosticato oggi; ha inoltre spiegato di non voler indire elezione anticipate, poiché ormai la Grecia è fuori dal periodo di turbolenza degli anni passati: «Per me il traguardo più importante è che siamo tornati a una situazione normale», ha detto.
Al momento, comunque, la persona che sulla carta risulterebbe la più probabile a divenire il prossimo primo ministro della Grecia è il cinquantunenne KyriakosMitsotakis, nuovo leader di ND. Mitsotakis, che è figlio dell’ex primo ministro Konstantinos Mitsotakis ed è laureato ad Harvard, ha promesso che renderà nuovamente la Grecia un posto attraente per gli investitori stranieri – che continuano a essere molto pochi – e che riformerà il sistema fiscale, ribaltando le politiche approvate negli ultimi anni da Syriza e abbassando le tasse.
Le complicazioni per Mitsotakis, come sostiene il The Economist, potrebbero arrivare dopo le elezioni proprio dal suo stesso partito, infatti NeaDimokratia risulta essere ancora molto legato alla sua recente storia, da molti associata all’evasione fiscale, al capitalismo corrotto che ha portato la Grecia sull’orlo della bancarotta. Oltretutto ND risulta essere un partito conservatore e nazionalista, che si è apposto negli ultimi anni all’adozione per le coppie gay, ed ha votato contro l’approvazione dell’accordo per il cambio di nome della Macedonia. Secondo il The Economist, Mitsotakis prima di cambiare il Paese dovrà riuscire a cambiare il suo partito, che negli ultimi anni si è sempre piegato alla sua corrente di destra più estrema.
di Rosa Massaro