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“Revenge porn”. Si unanime della Camera. Rinviata la legge sulla castrazione chimica

“Revenge porn”. Si unanime della Camera. Rinviata la legge sulla castrazione chimica

K metro 0 – Roma – L’assemblea di Montecitorio prosegue l’esame degli emendamenti al ddl Codice rosso. Le dichiarazioni di voto e il via libera finale si terranno domani. Fino a sei anni di carcere, e sino a 15mila euro di multa: lo prevede il reato di ‘porno vendetta’ (o ‘revenge porn’) approvato all’unanimità dalla Camera dei

K metro 0 – Roma – L’assemblea di Montecitorio prosegue l’esame degli emendamenti al ddl Codice rosso. Le dichiarazioni di voto e il via libera finale si terranno domani. Fino a sei anni di carcere, e sino a 15mila euro di multa: lo prevede il reato di ‘porno vendetta’ (o ‘revenge porn’) approvato all’unanimità dalla Camera dei deputati, che lo ha quindi introdotto nel pacchetto sul ‘Codice rosso’ per arginare le violenze contro le donne. “Chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5mila a 15mila euro”, si legge nel testo dell’emendamento.

L’emendamento prevede un aggravante se a diffondere video e immagini intime sia stato il coniuge, anche se separato o divorziato, o persona che è stata legata alla vittima da una relazione affettiva. Viene poi posta attenzione anche ai responsabili della diffusione del video: sarà punito anche chi non è l’autore iniziale della diffusione delle immagini, ma – essendone venuto in possesso – ne contribuisce alla diffusione con l’intento di provocare un danno. Inoltre, la pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica, o in danno di una donna in stato di gravidanza. Il delitto è punito a querela della persona offesa e il termine per la proposizione della denuncia è di 6 mesi. La remissione della querela può essere soltanto processuale. Si procede tuttavia d’ufficio in caso di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica, o in danno di una donna in stato di gravidanza, nonché quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio. La Lega ‘cede’ invece – almeno per ora – sulla castrazione chimica e ritira l’emendamento contro il quale i pentastellati avevano innalzato un muro: non lo voteremo mai, era l’imperativo. Dopo una nuova giornata di tensioni, con la Lega determinata a tenere il punto, è la stessa Giulia Bongiorno, tra le prime sostenitrici dell’emendamento, ad annunciarne il ritiro nel primo pomeriggio. “Siamo consapevoli che questo emendamento, in questa fase, non è condiviso dal Movimento 5 stelle. Abbiamo una priorità, in questo momento, che è quella di fare andare avanti in maniera compatta il governo”, spiega la ministra, che però annuncia: “La castrazione chimica è un trattamento farmacologico, volontario, reversibile, come già previsto in altri Paesi ma sarà in un altro disegno di legge (ddl) che presenteremo. La nostra è una scelta d’amore nei confronti delle donne. Vogliamo che il ddl sul codice rosso venga approvato. È una svolta epocale nella battaglia contro la violenza nei confronti delle donne”. Tranchant il giudizio di FdI: “La Lega si è fatta castrare dai diktat dei 5 stelle”. Ma il titolare del Viminale garantisce: “Sulla castrazione andremo avanti assolutamente”.

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