K metro 0 – Londra – Sono arrivate due cattive notizie per l’economia dell’euro-zona nella giornata di lunedì. L’inflazione si è allontanata ancora di più dagli obiettivi proposti dalla Banca centrale europea, con un settore manifatturiero che si sta contraendo a ritmi mai visti prima. Questo quanto riportano le indagini effettuate dagli specialisti del settore
K metro 0 – Londra – Sono arrivate due cattive notizie per l’economia dell’euro-zona nella giornata di lunedì. L’inflazione si è allontanata ancora di più dagli obiettivi proposti dalla Banca centrale europea, con un settore manifatturiero che si sta contraendo a ritmi mai visti prima. Questo quanto riportano le indagini effettuate dagli specialisti del settore nei giorni scorsi. L’attuale situazione suggerisce che l’Europa sta facendo fatica a reagire alle tensioni del mercato globale e all’incertezza della Brexit. La Bce, conscia dell’avanzare di tali problematiche, ha rinviato le date degli incrementi sui tassi d’interesse e ha annunciato la disponibilità ad offrire alle banche prestiti agevolati.
Il momento è particolarmente delicato. Gli operatori di mercato sono preoccupati dal basso livello d’inflazione, pur essendoci stata una crescita economica robusta negli anni passati che ha fatto scendere di molto la percentuale di disoccupazione. Dal comunicato dell’Eurostat, si evince che i prezzi per i consumatori sono aumentati da inizio anno solo dell’1,4%. Gli obiettivi della Bce hanno fissato il tasso ideale d’inflazione poco sopra il 2%.
Tagliando fuori voci volatili come l’energia e il cibo, l’aliquota principale è rimasta stabile anno dopo anno allo 0,8%, ma in calo rispetto al precedente 1%. Un fattore che ha fatto crollare entrambe le rilevazioni è stato il diverso posizionamento delle festività pasquali, che lo scorso anno cadevano tra fine marzo e inizio aprile. Tutto ciò ha un impatto sui viaggi e sul turismo, come ad esempio il prezzo dei pacchetti vacanza. Si è infatti osservato il crollo dell’inflazione del settore dei servizi, dall’1,4% all’1,1%. L’esperto economista di ING, Bert Colijn, ha commentato così la faccenda: “Il prossimo mese verrà oltrepassato l’1%, conseguenza dell’inversione dell’effetto delle feste pasquali. La verità di fondo è però quella di un’inflazione contenuta: le imprese continuano nel loro percorso di aumento degli stipendi, vista l’incertezza globale”.
Ma non è stata l’unica nota negativa per l’euro-zona. Sono arrivate notizie non incoraggianti da IHS Markit, che pubblica mensilmente dei resoconti sull’economia dell’euro-zona e alimenta le delibere della Banca centrale europea. Nelle ultime ricerche è stato scoperto che il PMI dell’euro-zona per il settore manifatturiero, indicatore dell’attività economica, è arrivato a 47,5 punti a marzo rispetto al 49,3 di febbraio. Si ha una contrazione nell’attività andando al di sotto dei 50 punti, il livello rilevato a marzo con ogni probabilità andrà a diminuire mensilmente dell’1% nella produzione. Si tratta della stima più bassa da aprile 2013 ed è scaturita da un stato generalmente debole dei nuovi ordinativi.
Il business economist di IHS, Chris Williamson, ha spiegato che: “Osservando gli indicatori prospettici, i rischi si sono intensificati e la tendenza può peggiorare ancora nel secondo trimestre”. Poi ha aggiunto: “Le preoccupazioni sui conflitti commerciali, i dazi, l’incertezza politica, la Brexit e forse, in particolare, le previsioni non certo incoraggianti sull’ambiente economico delle importazioni e delle esportazioni, hanno frenato l’attività delle imprese e indebolito la fiducia”.