K metro 0 – Parigi – Numeri preoccupanti arrivano dalla Francia: 1100 delfini sono stati ritrovati nelle spiagge da inizio anno. I corpi dei delfini sono spesso mutilati e mancanti delle pinne. Ciò che ha scioccato i ricercatori marini francesi, non è stata solo la brutalità con cui sono stati uccisi questi animali, ma anche
K metro 0 – Parigi – Numeri preoccupanti arrivano dalla Francia: 1100 delfini sono stati ritrovati nelle spiagge da inizio anno. I corpi dei delfini sono spesso mutilati e mancanti delle pinne. Ciò che ha scioccato i ricercatori marini francesi, non è stata solo la brutalità con cui sono stati uccisi questi animali, ma anche il numero impressionante dei ritrovamenti sulla costa atlantica da gennaio.
Si tratta di un vero e proprio eccidio, che a detta di molti va imputato nei metodi aggressivi della pesca industriale. I gruppi animalisti e il ministro francese dell’Economia hanno proposto, in questa situazione di emergenza, un piano nazionale per proteggere i mammiferi. Uno studioso del Centro nazionale per la ricerca scientifica dell’Università La Rochelle, Willy Daubin, ha commentato così la faccenda: “Parliamo di numeri mai visti. In tre mesi è stato battuto il record dello scorso anno, che era già di per sé molto alto, il più’ alto da quarant’anni”. Ha però poi sottolineato che nel 90% dei casi si trattava di incidenti casuali: molto spesso i delfini, infatti, si impigliano nelle reti industriali. L’aumento esponenziale delle morti di quest’anno rimane invece un mistero.
Secondo quanto riportato dagli attivisti, è pratica comune per i pescatori tagliare alcune parti del corpo per evitare il danneggiamento delle reti. Il ministro dell’Ambiente francese, Francois de Rugy, lo scorso lunedì, si è incontrato con i ricercatori de La Rochelle per trovare una soluzione. De Rugy si ritrova in una situazione molto scomoda, il presidente francese Emmanuel Macron ha spesso parlato della necessità di un maggiore impegno nelle problematiche legate all’ambiente, al grido di “Make the Planet Great Again”. Dall’incontro sono uscite diverse proposte tra cui un’analisi rigorosa di tutti e 26 i pescherecci a largo del golfo di Biscaglia, in cerca di dispositivi acustici che possano disturbare i delfini e farli allontanare. L’organizzazione animalista Sea Shepherd ha parlato di impegno insufficiente e di misure inutili, visto che molti dei pescherecci della regione non attivano di proposito i suddetti dispositivi, per non spaventare i preziosi pesci. Gli operatori li mettono in funzione unicamente durante i controlli condotti da osservatori a bordo.
“Il governo deve prendersi le proprie responsabilità e agire, in particolare Macron che ha spesso decantato il proprio impegno nei confronti di materie ambientali”, queste le parole del presidente di Sea Shepherd France, Lamya Essemlali, riportate dagli organi di stampa. Ha poi sottolineato che, secondo le previsioni degli studiosi, con questi ritmi di pesca, la popolazione dei delfini si estinguerà in tempo breve. “I riflettori sono stati puntati sui pescherecci, che tutt’al più sono interessati alle spigole… è uno scandalo. Non sono gli unici responsabili”.
Una delle principali ragioni per cui si è arrivati a questa situazione, secondo Essemlali, è la pesca aggressiva al nasello. Tre anni fa è stata reintrodotta dopo un lungo stop, ed è proprio in quel periodo che è iniziato il picco delle morti di delfini. Sea Sheperd ha spiegato che la crisi ecologica ha origine nella richiesta senza precedenti di pesce a buon mercato. “La spigola, in questo periodo, è venduta nei mercati francesi a 8 euro al kg. E sono gli stessi pescherecci che uccidono i delfini”. Secondo un rapporto della Commissione europea, il consumo di pesce è raddoppiato negli ultimi cinquant’anni, un ritmo insostenibile secondo le associazioni ambientaliste.