K metro 0 – Bruxelles – Mentre Xi Jin Ping ha terminato con successo il suo tour in Europa, incontrando, dopo i governanti italiani, anche quelli monegaschi, francesi e tedeschi (che, pur senza negare l’importanza di una linea comune europea sui possibili rapporti commerciali con la Cina, hanno dato la precedenza, per quanto possibile, ad
K metro 0 – Bruxelles – Mentre Xi Jin Ping ha terminato con successo il suo tour in Europa, incontrando, dopo i governanti italiani, anche quelli monegaschi, francesi e tedeschi (che, pur senza negare l’importanza di una linea comune europea sui possibili rapporti commerciali con la Cina, hanno dato la precedenza, per quanto possibile, ad accordi vantaggiosi per i propri Paesi), l’attivismo degli europei verso Pechino sembra irritare gli USA. Proprio il 26 marzo, infatti, all’indomani dell’incontro di Xi col presidente dell’esecutivo europeo Juncker, gli USA hanno rinnovato alla Commissione europea i richiami a mettere al bando la compagnia cinese Huawei, fornitrice di alta tecnologia informatica. Richiami, però, ignorati dalla Commissione, quando ha comunicato, sempre il 26 marzo, una serie di raccomandazioni ai Paesi membri, per la sicurezza dei network mobili di prossima generazione. Nelle sue linee-guida per la sicurezza soprattutto dei sistemi ultraveloci di quinta generazione (i celebri 5G), sistemi di base telecom per tutti i Paesi UE nei prossimi anni, la Commissione ha semplicemente raccomandato ai membri UE di prevenire maggiormente le cyberminacce ad infrastrutture 5G nei propri mercati nazionali.
L’irritazione USA e le repliche di Huawei e della Commissione europea
Ma queste proposte sono state viste, dagli USA, in chiave quasi di provocazione: dopo anni di campagne condotte, in Europa, per reclutare alleati e formare lobbies capaci di opporsi a una maggiore penetrazione, nei mercati mondiali, del colosso cinese Huawei, da tempo accusato di facilitare, con i suoi sistemi e network informatici di ultima generazione, il cyberspionaggio da parte dell’Intelligence della Cina comunista. Il commissario UE al digitale. Andrus Ansip, ha ribattuto agli USA ricordando che Huawei deve sottostare alla legge di Pechino sull’intelligence del 2017: legge che costringe tutte le compagnie cinesi ad assistere in vario modo gli apparati d’intelligence governativi. “Dobbiamo essere preoccupati di questa situazione”, ha ricordato Ansip a Strasburgo, in un incontro con la stampa. I funzionari della Commissione, comunque, hanno ribadito chiaramente che preferiscono richiamare l’attenzione dei grandi operatori informatici europei sulla necessità di stare attenti nei confronti di Huawei con un approccio più sfumato, piuttosto che inchinarsi alle pressioni degli USA. In una riunione, Huawei ha detto ufficialmente di apprezzare raccomandazioni, “Obbiettivi e propositi” della Commissione UE, e ribadito che non c’è mai stata alcuna evidenza di sue responsabilità in qualsiasi rottura della sicurezza dei sistemi informatici in Europa. Julian King, commissario europeo alla Sicurezza, ha replicato indirettamente ricordando che, come i Paesi UE hanno il diritto e il dovere di controllare eventuali rischi per la sicurezza dei propri sistemi informatici, così i Paesi terzi, fornitori di prodotti informatici, hanno il dovere, e il diritto, di vigilare che questi ultimi non contengano potenziali minacce: identificando, anzitutto, eventuali prodotti, o subfornitori, da considerare potenzialmente pericolosi.
di Fabrizio Federici