K metro 0 – Roma – Essere uomini significa spesso essere anche padri, sentire il peso della famiglia sulle spalle, scendere a patti con la propria condizione economica rispetto alle proprie aspirazioni anche in termini di consumi. Sono proprio gli uomini ad aver pagato il prezzo più alto per la crisi economica che ha investito
K metro 0 – Roma – Essere uomini significa spesso essere anche padri, sentire il peso della famiglia sulle spalle, scendere a patti con la propria condizione economica rispetto alle proprie aspirazioni anche in termini di consumi. Sono proprio gli uomini ad aver pagato il prezzo più alto per la crisi economica che ha investito l’Italia, con il tasso di occupazione maschile che dopo il 2008 ha visto per alcuni anni un saldo negativo.
In occasione della Festa del Papà, l’Eurispes ha voluto focalizzare l’attenzione sull’opinione e la situazione degli uomini italiani rispetto ad alcuni aspetti della vita quotidiana.
L’analisi condotta dall’Eurispes sugli uomini italiani ci offre uno spaccato della società maschile in cui si fanno sentire con prepotenza le differenze generazionali. I giovani sono più incerti rispetto al futuro, poco soddisfatti della propria posizione lavorativa e più pessimisti riguardo alla loro situazione economica. Nonostante ciò, spendono di più per sé stessi, per il tempo libero e per la tecnologia e dedicano con maggiore frequenza parte dei loro risparmi al gioco d’azzardo.
Lavoro: più della metà è ottimista riguardo al futuro
Il 64% degli uomini italiani intervistati risponde di avere un’occupazione contro il 36% che afferma di non lavorare. Tra i lavoratori si riscontra un certo ottimismo per quanto riguarda la possibilità di fare progetti per il futuro, ritenendo che la posizione lavorativa ricoperta consenta loro “abbastanza” di fare progetti per il futuro nel 46,3% dei casi e “molto” nell’11%; il 31,3% del campione afferma di poter fare “poco” progetti per il futuro e l’11,4% “per niente”.
Poco meno della metà (48,8%) si sente “abbastanza” tranquillo nel sostenere spese importanti (mutuo, automobile, casa), ma non è trascurabile il 30,7% che dichiara di potersi permettere poco questo genere di spese. Riesce a garantire “abbastanza” sicurezza alla propria famiglia grazie al lavoro svolto il 49,3% dei rispondenti, mentre il 30,5% ritiene di dare poca stabilità alla famiglia, il 9,7% “per niente” ed il 10,5% “molto”. Arrivare a fine mese risulta prevalentemente poco difficile (37,4%) e abbastanza difficile (33,2%).
Se analizziamo questi dati per fasce d’età, emerge che 4 lavoratori su 10 di età compresa tra i 18 e i 25 anni, afferma di non poter progettare “per niente” il proprio futuro. E sempre tra i giovanissimi si riscontra la percentuale più elevata di quanti si sentono “molto” costretti a dover cercare un nuovo impiego (20%), valore che scende progressivamente nelle fasce d’età successive.
I lavoratori del Nord-Ovest sono quelli più convinti di ricoprire una posizione lavorativa che permette loro di fare progetti per il futuro, con il 57,3% che risponde “abbastanza” e il 16,5% “molto”; solo il 5,8% ritiene di non poter fare progetti ed il 20,4% ne è poco convinto.
Quasi due su dieci sono senza contratto. Il 30% costretto a lasciare il lavoro perché non pagato
Sul posto di lavoro gli uomini soffrono particolarmente i pesanti carichi di lavoro (52,4%), ma lamentano anche la mancanza di tempo da dedicare a se stessi (48,5%) e la scomodità degli spostamenti casa-lavoro (46%). Quasi 4 su 10 (38,8%) non riescono a conciliare lavoro e famiglia, 3 su 10 ritengono che i propri diritti siano scarsamente tutelati, il 27% è preoccupato dell’insicurezza del posto di lavoro, un quarto degli intervistati (25,8%) della precarietà del contratto. Circa un italiano su 5 (20,2%) deve fare i conti con l’irregolarità dei pagamenti.
Il 23% degli uomini nell’ultimo anno è stato costretto a svolgere un doppio lavoro, quasi 2 su 10 (19,1%) a lavorare senza un contratto e il 20,8% a svolgere lavori con qualifiche inferiori rispetto alle proprie competenze.
Le mancate retribuzioni ottengono il primato tra le cause di abbandono del posto di lavoro: il 13,6% lo ha fatto, a questo si aggiunge il 16,1% di chi ha pensato di farlo, per un totale del 29,7%. L’assenza di un contratto ha spinto il 12,2% degli intervistati a lasciare il lavoro e il 9,1%, pur non avendolo fatto, ci ha pensato. Più bassa la percentuale di chi ha preso questa decisione a causa del mobbing (5,8%) a cui va aggiunto il 12,7% di chi ci ha pensato. Poco meno della metà dei lavoratori italiani ha pensato di avviare un’attività in proprio, il più delle volte spinti dal desiderio di fare un lavoro che piace davvero (33,8%) o per poter gestire autonomamente il proprio tempo (32,5%), circa un quarto fra questi lo ha fatto, seppur senza successo, in un caso su dieci.
Situazione economica: giovani più pessimisti. Gli uomini soli sono i più “provati”
Per buona parte del campione maschile intervistato la situazione economica del Paese è rimasta pressoché stabile (41,5%), anche se i pessimisti che vedono un peggioramento superano quanti hanno percepito dei miglioramenti. Nel complesso, sono i giovani tra i 18 e i 24 anni ad avere una visione più pessimista sull’andamento dell’economia del Paese (il 27,7% ha avvertito un netto peggioramento).
Il 45,6% degli uomini afferma di dover attingere ai risparmi per arrivare a fine mese e solo uno su tre arriva a fine mese senza grandi difficoltà. Poco più di un quarto degli intervistati (22,2%) riesce a risparmiare; affrontare spese mediche mette in difficoltà il 19% degli italiani e pagare le utenze il 28,5%. Fra quanti sostengono le spese di un mutuo, il 32,7% riscontra difficoltà nel sostenere la rata, mentre per il 47,7% di quanti pagano un canone di affitto questa spesa risulta faticosa da affrontare. Gli uomini che vivono da soli sono quelli che si ritrovano più frequentemente a dover utilizzare i risparmi per arrivare a fine mese (52,9%), seguiti da quanti vivono in coppia ed hanno figli (45,5%) e dai monogenitori (44,7%), mentre chi ha un partner, ma senza figli attinge ai risparmi nel 35,8% dei casi.
Sei su dieci non riusciranno a risparmiare nel corso dell’anno
Solo il 4,4% del campione è fermamente convinto che, nel corso del prossimo anno, riuscirà a risparmiare; poco più di un quinto (21,8%) pensa che probabilmente ci riuscirà. La fetta più ampia degli italiani ritiene più probabile che non riuscirà a mettere da parte dei risparmi (36,9%) e a questi si aggiunge il 23,6% che è sicuro di non farcela, per un totale del 60,5% di uomini che si rivelano pessimisti sulla possibilità di risparmiare.
Agli uomini intervistati è stato poi chiesto se nell’anno passato si sono trovati nelle condizioni di ricorrere ad alcune soluzioni per far fronte ai problemi economici. La situazione più comune è il ricorso al sostegno economico della famiglia di origine che ha riguardato circa un terzo del campione (33,7%), segue la richiesta di aiuto ad amici/colleghi ed altri parenti (16,5%), mentre ad essere tornato a vivere con la famiglia d’origine o con i suoceri è l’11,7% degli uomini italiani e uno su dieci ha chiesto soldi in prestito a privati essendo loro precluso l’accesso ai prestiti bancari.
Consumi stabili, ma si spende di più per le badanti
Gli italiani, nell’ultimo anno, sono riusciti a mantenere abbastanza costanti le spese in quasi tutti i settori, ma hanno dovuto incrementare gli sforzi per le cure di parenti anziani (badanti), mentre hanno rinunciato più spesso a estetista/parrucchiere, spettacoli di intrattenimento, attività sportiva e all’acquisto di mobili per la casa; nel 72,5% dei casi fanno acquisti on line, ma solo nel 31,4% dei casi spesso o abitualmente, in particolare, per comprare biglietti ferroviari/aerei, prodotti tecnologici e viaggi/vacanze.
E-commerce: più di 7 su 10 fanno acquisti on line
L’e-commerce negli ultimi anni sta diventando una valida alternativa al classico acquisto nei negozi fisici. Nonostante l’enorme diffusione di questa modalità di acquisto, il 27,5% degli uomini italiani afferma di non comprare mai on line; il 25,7% lo fa solo qualche volta; il 18,8% spesso; il 15,4% raramente e solo il 12,6% abitualmente. Come era facile supporre, è tra i più giovani che troviamo la percentuale più alta di frequentatori abituali dei marketplace on line: il 29,8% dei 18-24enni effettua abitualmente acquisti su Internet, e più della metà lo fa spesso o qualche volta (25,5% per entrambe le opzioni), solo il 12,8% compra raramente on-line e appena il 6,4% non lo fa mai. Quasi la metà degli uomini che non effettuano acquisti su Internet (49%) non lo fa non perché non la ritienga una valida alternativa al negozio fisico, ma perché non ha dimestichezza con Internet o con le modalità di acquisto on line; la seconda motivazione che spinge a tenersi lontani dagli acquisti in Rete è la paura di subire truffe dovendo inserire on line i riferimenti della carta di credito o del conto bancario (18,1%).
Il 26,9% di chi acquista on line, invece, lo fa perché i prezzi sono più bassi, uno su cinque ritiene che il web offra più scelta, per il 15,2% si tratta di una modalità più rapida e pratica. Tra i prodotti più acquistati, al primo posto ci sono i biglietti ferroviari/aerei (78,7%), seguiti dai prodotti tecnologici (72,4%), dall’abbigliamento (56,7%), da viaggi e vacanze (56,2%).
Uomini: quattro su dieci spendono denaro per giocare
Il volume d’affari dei giochi in Italia ha superato i 100 miliardi di euro nel 2017 secondo gli ultimi dati dell’AAMS. Accanto agli aspetti puramente ludici e sani del gioco, occorre segnalare il problema delle patologie di dipendenza che si stanno diffondendo come piaga sociale aggravata dallo sviluppo di circuiti di gioco illegale, al fianco di quelli legalizzati.
Circa quattro uomini su dieci in Italia (38,8%) spendono il proprio denaro per il gioco legale: di questi, il 23,2% gioca solo dal vivo, il 12,4% solo on line e il 12,4% partecipa su entrambi i circuiti. D’altro canto, il 61,2% degli uomini afferma di non partecipare a giochi con vincita in denaro.
Preoccupante il dato secondo cui le percentuali più alte di quanti dichiarano di giocare si rilevano tra i più giovani: il 45,9% tra i 25 e i 34 anni e il 40,4% tra i 18 e i 24 anni (nelle altre classi di età considerate il valore non supera mai il 38% circa).
Gratta e vinci il più gettonato: grattano 8 italiani su 10i
Tra i giochi legali con vincita in denaro il più diffuso è il Gratta e vinci, con solo il 16,9% di giocatori che risponde di non giocarci mai, contro l’83% circa di chi vi gioca qualche volta, spesso o addirittura sempre. Diffusissimi anche Lotto e SuperEnalotto (78,1%). Meno della metà dei giocatori d’azzardo ha poi l’abitudine di giocare con le Slot Machines/VLT (41,6%), di partecipare a scommesse non sportive (35,2%), giochi di carte (32,4%), Bingo (30,6%), scommesse ippiche (27,3%) e al Casino (23,8%).
I più giovani si confermano come i più assidui partecipanti in tutte le tipologie di gioco. Solo il 12,7% dei 25-34enni non gioca mai al Gratta e vinci e tra i 18-24enni è molto più alta della media la percentuale di quanti dichiarano di giocarvi spesso (42,1%). Gli uomini appartenenti alla prima fascia d’età inoltre, sono quelli che partecipano, più spesso degli altri, a tutti i giochi con vincita in denaro, con una percentuale di risposte che confluiscono su “mai” sempre inferiore al 50% e molto al di sotto della media. I 25-34enni registrano la percentuale più alta per i giocatori assidui di Slot Machines/VLT (2,6%), di giochi di carte (7,7%), Bingo (5,2%) e ippica/scommesse ippiche (5,1%).
Il miraggio della vincita e il divertimento: il connubio che fa l’uomo giocatore
Indagando sulle motivazioni che inducono a giocare, al primo posto si classifica la speranza di una grossa vincita (27,2%), seguita dalla ricerca di denaro “facile” (24,3%) e dalla voglia di divertirsi (22,3%). L’8% degli uomini gioca per tenersi occupato durante il tempo libero; il 5% vede il gioco come un modo per mettere alla prova le proprie abilità; il 4,5% trova entusiasmo nel brivido del gioco e il 3,9% gioca per tradizione familiare; solo l’1,8% dei giocatori vorrebbe vincere del denaro per donarlo a chi ne ha bisogno, mentre il 3% ha motivazioni differenti da quelle opzioni.
4 uomini su 10 dicono di aver speso troppo per giocare e un quarto del campione è stato costretto a chiedere prestiti
Al 39,7% dei giocatori è capitato di avere la sensazione di spendere troppo giocando: “qualche volta” per il 28,3%, “spesso” per l’11% e “sempre” per lo 0,4%.
Avere la sensazione di trascorrere troppo tempo giocando è invece lo stato d’animo che ha coinvolto con maggiore frequenza gli uomini intervistati: a poco meno di uno su tre capita qualche volta (32,4%), a circa uno su dieci spesso e allo 0,5% sempre, per un totale del 42%.
Chiedere soldi in prestito per giocare è la situazione in cui si sono trovati meno giocatori (27,4%), anche se è da sottolineare che questa circostanza ha coinvolto più di un quarto del campione dei giocatori.
Gli uomini del Sud sono quelli ai quali è capitato con maggiore frequenza di avere la sensazione di trascorrere troppo tempo giocando: solo al 35,9% “non è mai accaduto”, al 53,8% accade qualche volta e ad uno su dieci sempre; seguono gli isolani che rispondono di avere questa sensazione, anche se con intensità diverse, complessivamente nel 56,5% dei casi. Avere la percezione di spendere troppo denaro al gioco coinvolge in modo preoccupante anche i giocatori delle Isole (nel complesso il 65,2%) e del Sud (64,1%) rispetto alle altre aree geografiche prese in considerazione.
Gli uomini provenienti dalle regioni del Nord-Ovest sono quelli a cui è capitato più frequentemente di chiedere un prestito per poter giocare (in tutto il 32,9%) mentre sono i giocatori del Centro ad averlo fatto meno degli altri (83,3% “mai”), ma è al Sud che si riscontrano le percentuali più alte di quanti chiedono prestiti per giocare “spesso” (10,3%) e “sempre” (5,1%).
L’opinione di giocatori e non giocatori. Un uomo su tre ha avuto esperienza diretta o indiretta dei circuiti di gioco illegale
Rispetto ai circuiti di gioco illegale, il 65% del campione totale degli uomini intervistati non ne è mai venuto a conoscenza, il 27% ne è a conoscenza ma non vi ha mai preso parte, mentre l’8% vi ha partecipato direttamente. Al Sud il gioco illegale sembra essere più diffuso, con il 31,5% di uomini che è a conoscenza di tali circuiti ma non vi ha mai preso parte e l’11,8% che ha anche partecipato.
Tra i giocatori e i non giocatori prevale l’opinione che la promozione, da parte dello Stato, del gioco lecito e responsabile non sia una condotta giusta poiché anche il gioco lecito crea dipendenza (26,8%) e comporta comunque il rischio di perdere ingenti somme di denaro (15,1%). Al contrario, alcuni ritengono che sia un buon modo per scoraggiare il gioco illegale (17,7%) e tutelare i giocatori (11,2%).
La pericolosità sociale di alcuni giochi con vincita in denaro è abbastanza diffusa: viene attribuito un livello “molto” alto di pericolosità sociale soprattutto alle Slot Machine (37,3%), seguite dai giochi on line (24,3%) e dal Bingo (20%), mentre i giochi ritenuti per niente rischiosi da una fetta più ampia del campione sono il Lotto e il SuperEnalotto (17,6%).
Armi da fuoco: la metà degli uomini ne acquisterebbe una
La maggior parte degli uomini italiani, il 58,5%, non è d’accordo con il decreto legislativo 104 del 2018 che consente ai “tiratori sportivi” di acquistare armi semiautomatiche (tipo Kalashnikov e fucili Ar15) e che rende possibile effettuare la denuncia via e-mail per il possesso di un’arma; d’altra parte, 4 uomini su 10 (41,5%) si trovano d’accordo con questo provvedimento.
Approfondendo l’argomento, si scopre che il 33,3% degli uomini ritiene pericolosa la legittimazione al possesso di armi da fuoco, perché le armi possono finire nelle mani sbagliate e il 20,6% pensa che possedere un’arma sia un diritto da riservare ad alcune particolari categorie esposte a rischi, come ad esempio i commercianti. In molti, comunque, ritengono che il possesso di un’arma rappresenti una possibilità di difesa dai malintenzionati per tutti i cittadini (33,2%).
Ma quanti acquisterebbero davvero un’arma? Quasi la metà degli uomini italiani si dice pronto a comprarne una per autodifesa, contro il 54,8% di quanti non lo farebbero.
Note metodologiche
L’indagine campionaria è stata realizzata su un campione probabilistico stratificato in base alla distribuzione della popolazione per classe d’età (18-24 anni; 25-34 anni; 35-44 anni; 45-64 anni; 65 anni ed oltre) ed area geografica (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud e Isole) risultante dai dati dell’ultimo Censimento Istat.
La rilevazione è stata realizzata tramite la somministrazione face to face di un questionario semistrutturato ad alternative fisse predeterminate, composto da domande a risposta chiusa. La modalità delle domande chiuse o ad alternativa fissa predeterminata ha consentito di ottenere, oltre ad un elevato tasso di risposta al questionario, una più efficace standardizzazione ed una maggiore facilità di codifica e di analisi delle risposte fornite dagli intervistati.
I questionari compilati e analizzati sono stati complessivamente 1.132 e sono stati somministrati tra dicembre 2018 e gennaio 2019.
EURISPES Ufficio Stampa