K metro 0 – Belgrado -Il presidente Vucic ha detto che la Serbia è un paese democratico e che non ci saranno più violenze. In realtà, dopo che i sostenitori dell’opposizione hanno preso d’assalto la TV nazionale, protestando contro quello che hanno definito il suo dominio autocratico e la presa di posizione sui media del
K metro 0 – Belgrado -Il presidente Vucic ha detto che la Serbia è un paese democratico e che non ci saranno più violenze.
In realtà, dopo che i sostenitori dell’opposizione hanno preso d’assalto la TV nazionale, protestando contro quello che hanno definito il suo dominio autocratico e la presa di posizione sui media del paese, Vucic si sta apprestando ad una risposta autoritaria ed antidemocratica.
Diventano sempre più accese le contestazioni in Serbia contro l’attuale Presidente. Sabato e domenica, nella capitale, a Belgrado, gli scontri dell’opposizione con la polizia hanno provocato i primi gravi incidenti, dopo mesi di proteste pacifiche contro il presidente populista Aleksandar Vucic. I manifestanti hanno chiesto le sue dimissioni, elezioni giuste e una libera informazione.
Quando domenica Vucic teneva una conferenza stampa nel palazzo della presidenza nel centro di Belgrado, migliaia di sostenitori dell’opposizione lo hanno intrappolato nell’edificio per alcune ore ed hanno chiesto le sue dimissioni. Ci sono state schermaglie con la polizia antisommossa. Alcuni ufficiali di polizia avrebbero lanciato lacrimogeni contro i manifestanti che cercavano di formare una catena umana attorno al palazzo della presidenza per impedire a Vucic di lasciare l’edificio.
La TV rosa filo-governativa ha mostrato una foto di Vucic che gioca a scacchi con il ministro degli Interni apparentemente all’interno della presidenza. Vucic, in un video messaggio, ha detto: “Sono qui e non mi sposterò da un posto che vogliono occupare”.
Più tardi, è stato visto mentre lasciava l’edificio, quando la maggior parte dei manifestanti si disperdeva dalla manifestazione.
Mentre saliva in macchina, facendo riferimento ai manifestanti, Vucic ha detto: “Loro non hanno potere, non possono fare nulla … come potete vedere, non hanno coraggio, non hanno coraggio per niente. Non ne verrà fuori nulla, niente”.
La polizia ha detto che sono stati attaccati e arrestati diversi manifestanti. Il ministro degli interni ha detto che i leader della protesta devono essere processati il prima possibile. La folla, tuttavia, ha cantato a Vucic “È finita!”, lo slogan della rivolta dell’ottobre 2000 che ha portato alla cacciata del defunto uomo forte serbo Slobodan Milosevic, protagonista delle sanguinose guerre del paese con i suoi vicini durante i primi anni ’90.
Durante il suo discorso televisivo, Vucic ha ripetutamente marchiato i leader dell’opposizione come “fascisti, teppisti e ladri”. Vucic ha detto: “Non ci sarà più violenza. La Serbia è un paese democratico, un paese di ordine pubblico e la Serbia saprà come rispondere”. Vucic ha cercato di minimizzare i numeri dei manifestanti, insistendo sul fatto che solo 1.000 persone circa si erano radunate, dicendo: “Pensano di avere il diritto, 1.000 di loro, di determinare il destino del paese”.
Ha anche rivendicato il sostegno al di fuori della capitale, dicendo che le persone sono pronte a venire a Belgrado per difenderlo, mentre per l’opposizione potrebbe cadere prima della pasqua ortodossa.
Sabato sera la polizia antisommossa serba ha fermato centinaia di persone, compresi i leader dell’opposizione, che hanno assaltato il quartier generale della tv statale a Belgrado per denunciare l’emittente, i cui resoconti sarebbero continuamente manipolati.
Le proteste antigovernative settimanali della Serbia sono iniziate dopo che alcuni teppisti hanno picchiato un politico dell’opposizione a novembre. Vucic ora ha detto di voler guidare la Serbia nell’Unione Europea, e che l’uomo politico dell’opposizione era un ex nazionalista estremo.
Le dichiarazioni di Vucic vanno prese con beneficio di inventario. In realtà, sta cercando di smontare un’opposizione che vorrebbe il ripristino della democrazia in Serbia.
Dunque, le tensioni sociali sono in continuo aumento e non si intravede ancora un percorso di pacificazione sociale in Serbia. L’Unione europea e l’Onu farebbero bene ad inviare a Belgrado degli osservatori per garantire nuove libere elezioni nel rispetto dei principi democratici.
Di Salvatore Rondello