K metro 0 – Bruxelles – Le istituzioni dell’Unione Europea hanno deciso di estendere la lista nera dei paradisi fiscali, intendendo con questa denominazione tutti gli stati definiti ufficialmente “giurisdizioni fiscali non cooperativi”, che adottano una legislazione interna che permette ai privati di aggirare le regole di trasparenza della circolazione di denaro, nascondendo al fisco
K metro 0 – Bruxelles – Le istituzioni dell’Unione Europea hanno deciso di estendere la lista nera dei paradisi fiscali, intendendo con questa denominazione tutti gli stati definiti ufficialmente “giurisdizioni fiscali non cooperativi”, che adottano una legislazione interna che permette ai privati di aggirare le regole di trasparenza della circolazione di denaro, nascondendo al fisco europeo il loro vero guadagno.
Nel 2017 era stata stilata una prima black list, contenente 17 paesi, e insieme a questa lista veniva pubblicata una grey list di 47 paesi da tenere sotto stretta osservazione. Ad oggi invece, la lista aggiornata conta un totale di 15 paesi, di cui 5 facevano già parte della lista del 2017, mentre dieci provengono dalla precedente grey list. La nuova lista è stata sviluppata sulla base di un processo di analisi e dialogo con i Paesi coinvolti, diretto dalla Commissione Europea.
L’elenco è stato aggiornato nella giornata di ieri dai ministri delle Finanze dei Paesi membri, riunitisi a Bruxelles in occasione dell’Ecofin: Samoa americane, Guam, Samoa, Trinidad e Tobago e Isole Vergini degli Stati Uniti sono i paesi inseriti nel 2017, cui si aggiungono Barbados, Emirati Arabi Uniti e Isole Marshall, Aruba, Belize, Bermuda, Figi, Oman, Vanuatu e Dominica. Inoltre, ben 34 paesi saranno monitorati sotto la lista grigia del 2019.
Secondo quanto riporta WallStreetItalia.com, il presidente in carica dell’Ecofin, Eugen Teodorovici, si è espresso sulla questione: “Oggi abbiamo completato la nostra prima revisione completa dell’elenco Ue delle giurisdizioni non cooperative. Da quando è stato adottato per la prima volta alla fine del 2017, l’elenco ha dimostrato la sua validità nel portare avanti in modo cooperativo l’agenda dell’Ue di migliorare le pratiche fiscali globali, combattere l’elusione fiscale e migliorare il buon governo e la trasparenza: più di 30 giurisdizioni hanno già consegnato gli impegni a passare le riforme fiscali”.
Pierre Moscovici, Commissario responsabile per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane, ha detto: “L’elenco UE dei paradisi fiscali è un vero successo europeo. Ha contribuito in maniera determinante alla trasparenza e all’equità fiscale su scala mondiale”. Inoltre, il Commissario sostiene che grazie al censimento in questione “decine di paesi hanno abolito regimi fiscali dannosi e si sono conformati alle norme internazionali in materia di trasparenza ed equità fiscale”.
L’Italia ha avuto da ridire circa l’inserzione in lista degli Emirati Arabi. Giovanni Tria, ministro dell’Economia italiano, alla riunione Ecofin ha detto che: “Non si tratta di un veto, ma di avere espresso un’opinione sul fatto che gli Emirati Arabi Uniti hanno presentato già alla Commissione la nuova legislazione che devono approvare, che è pienamente adempiente rispetto a quello che viene richiesto; è un problema soltanto di tempi: la nostra proposta era che si aspettasse, che si concedessero questi tempi ulteriori, come si è fatto per altri Paesi”.
Durante la riunione Ecofin, secondo quanto riporta La Stampa, Tria avrebbe giudicato come “troppo severa” la valutazione fatta sugli Emirati Arabi, ma alla fine ha proposto un compromesso: l’Italia si è detta pronta a ritirare la propria riserva, ma ha chiesto di stabilire che la lista potrà essere rivista ogni volta che ci sarà un cambiamento significativo da parte di un Paese (nel caso specifico gli Emirati), senza attendere la successiva revisione globale Ue. Così è stato.