K metro 0 – Ankara – Ancora tensioni tra Turchia e Stati Uniti. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha respinto l’ultimatum lanciatogli dall’amministrazione statunitense per la trattativa relativa alla vendita di jet F-35 ad alta tecnologia in Turchia, sostenendo che il suo paese andrà avanti con l’acquisto di missili russi per la difesa aerea
K metro 0 – Ankara – Ancora tensioni tra Turchia e Stati Uniti. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha respinto l’ultimatum lanciatogli dall’amministrazione statunitense per la trattativa relativa alla vendita di jet F-35 ad alta tecnologia in Turchia, sostenendo che il suo paese andrà avanti con l’acquisto di missili russi per la difesa aerea S-400.
Durante un’intervista rilasciata ieri alla televisione di Kanal 24, Erdogan ha dichiarato che la Turchia potrebbe prendere in considerazione, in futuro, anche l’acquisto del sistema russo S-500, di gran lunga più avanzato.
Questa decisione del presidente turco è stata interpretata dal governo USA come una breccia nelle dinamiche NATO: la Casa Bianca esercita, da giorni, pressioni crescenti sulla Turchia e soltanto due giorni fa, il portavoce del Pentagono Eric Pahon ha detto che questa decisione “avrà serie conseguenze”.
La questione ha aggravato ancora di più le già aspre relazioni con Ankara, ma le tensioni non riguardano solo i missili, ma anche le dinamiche della guerra in Siria. “L’S-400 è un affare concluso, non si può tornare indietro. Abbiamo raggiunto un accordo con i russi “, ha detto Erdogan, e ha aggiunto: “Ci sposteremo verso una produzione congiunta. Forse dopo l’S-400, andremo per l’S-500”. Il presidente turco ha poi detto che la prima consegna dell’S-400 verrà effettuata a luglio.
Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno provato fino all’ultimo a vendere alla Turchia il loro sistema difensivo terra-aria, il cosiddetto Patriot, per cercare di frenare le tensioni diplomatiche, ma il fascino del sistema missilistico delle forze militari russe ha prevalso sul governo di Ankara: l’S-400 Triumf è capace di colpire contemporaneamente obiettivi multipli, in un raggio d’azione stimato fino a 400 chilometri, utilizzando tre diverse tipologie di missili; inoltre è il più economico dei sistemi della stessa gamma e qualità.
Giorgio Di Mizio, analista, commentando la situazione per Affari Internazionali ha detto che “Il problema principale di un suo impiego da parte della Turchia consiste nell’integrazione nel restante apparato militare turco, che a sua volta deve garantire l’interoperabilità con quello degli alleati Nato. Se dei mezzi di fabbricazione russa fossero integrati con la difesa collettiva dell’Alleanza, costituirebbero un problema di sicurezza, essendo la loro tecnologia sotto il controllo del produttore. Inoltre, dalla Nato è stato segnalato che gli S-400 sarebbero un punto d’accesso per il furto di informazioni sui mezzi e le infrastrutture militari critiche occidentali”.
A differenza della Grecia, che in passato aveva utilizzato il sistema russo S-300, per farsi carico di una scelta presa da Cipro e dirimere le tensioni tra Ankara e Nicosia, quella di Erdogan è una vera e propria scelta di campo: il presidente turco ha stretto un patto sulla Siria con la Russia e l’Iran, minaccia gli alleati curdi degli Stati Uniti, avanza pretese territoriali. Inoltre, Erdogan si è anche posto come “difensore di Gerusalemme” dopo il trasferimento dell’ambasciata Usa nella Città Santa.
A Bruxelles è allarme rosso. Il Generale Curtis Scaparrotti, il più alto ufficiale della Nato e capo delle forze USA in Europa, ha detto che se la Turchia dovesse procedere con questa decisione (che sembra ormai definitiva), consiglierà al Pentagono di impedire a Erdogan di acquistare i caccia F-35. “Il mio consiglio, da militare, è quello di sospendere l’accordo per gli F-35, in modo che non possano volare nelle condizioni in cui il nostro alleato usi sistemi russi, in particolare i sistemi di difesa aerea”, ha dichiarato il generale statunitense di fronte al Senate Armed Services Committee degli Usa.
La sua posizione è perfettamente speculare a quella del vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, il quale ha detto: “Non resteremo a guardare mentre gli alleati della Nato acquistano armi dai nostri avversari. Non possiamo garantire la difesa dell’Occidente se i nostri alleati dipendono dall’Est”.
Nei giorni scorsi, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, dopo un incontro a Sofia con il primo ministro bulgaro Boyko Borissov, ha dichiarato, relativamente alla questione:” Chiediamo alla Russia di ritornare al rispetto del trattato Inf. Allo stesso tempo dobbiamo essere preparati per un mondo senza il trattato Inf e con più missili russi”. In futuro, potremmo trovarci in mezzo a una sfida all’ultimo missile.