K metro 0 – Varsavia – Ogni anno, in Europa. Si verificano – secondo dati dell’Istituto Superiore di Sanità – dai 4 ai 50 milioni di casi sintomatici di influenza. La “forbice” così ampia tra i 2 estremi deriva da più fattori: come anzitutto la diversa tipologia dei virus che intervengono, la prontezza di reazione dei
K metro 0 – Varsavia – Ogni anno, in Europa. Si verificano – secondo dati dell’Istituto Superiore di Sanità – dai 4 ai 50 milioni di casi sintomatici di influenza. La “forbice” così ampia tra i 2 estremi deriva da più fattori: come anzitutto la diversa tipologia dei virus che intervengono, la prontezza di reazione dei Governi, la capacità di resistenza delle varie popolazioni, l’efficacia delle terapie impiegate, la capacità, anche, dei soggetti colpiti, di curarsi in modo corretto (cioè, seguendo anzitutto le prescrizioni dei medici, senza ricorrere alle cure “fai da te”, ricavate soprattutto da Internet), ecc…
In questa stagione 2018-2019 gli esperti, sino al 2020, raccomandano di inserire, nei vaccini quadrivalente e trivalente (cioè quelli oggi più usati per prevenire la malattia), dei ceppi in grado di debellare soprattutto il Virus A/H1N1, principale responsabile delle epidemie degli ultimi anni. Poiché però – ricorda il portale specifico per l’influenza del ministero della Salute italiano – per il quarto anno consecutivo si è verificata, in Europa, la commistione tra il ceppo predominante dell’influenza B e il ceppo presente nel vaccino trivalente, il Centro Europeo per il Controllo e la prevenzione delle Malattie ora raccomanda ai Paesi UE di usare preferibilmente il vaccino quadrivalente, per immunizzare bambini, adolescenti, operatori sanitari, addetti all’assistenza e adulti in condizioni di malattia cronica. Nei grandi anziani, di età oltre i 75 anni, ricorda ancora il portale del ministero della Salute, si prevede che una maggiore protezione dovrebbe venire da una “formulazione adiuvata del vaccino TIV”, vaccino di efficacia superiore rispetto a quello non adiuvato trivalente e quadrivalente.
Tra i Paesi UE, quest’anno – come informa” Euronews” – il più colpito dall’ influenza sinora risulta la Polonia, con 60 morti negli ultimi giorni: mentre in altri Paesi europei, da ottobre scorso, si contano più di 1000 decessi. In Polonia, però, la percentuale della popolazione vaccinata è solo del 3 – 4 per cento. “L’influenza – riportato, sempre da “Euronews”, il medico polacco Danuta Jurkiewicz- Basacz – è un virus molto mutante, ma per ora non possiamo parlare di una pandemia o di una mutazione che creerebbe un virus completamente nuovo, contro il quale non siamo protetti”.
Anche in Polonia, poi, come nel resto dell’Europa, prosegue la polemica, non sempre basata su certezze scientifiche, tra chi è d’accordo con i vaccini e i movimenti “No vax”, storicamente contro le vaccinazioni obbligatorie, e che contestano l’eccessiva benevolenza del sistema sanitario nei confronti delle case farmaceutiche, soprattutto di alcune che da sempre quasi monopolizzano la produzione internazionale dei vaccini. I favorevoli ai vaccini, invece, pensano che quanti – nonostante gli obblighi e nonostante le indicazioni mediche – consapevolmente non vaccinano i propri figli debbano pagare un’assicurazione sanitaria più elevata.
In Italia, la rilevazione dei dati delle sindromi influenzali (“InfluNet”) è iniziata, come al solito, nella 42esima settimana del 2018 (lunedì 15 ottobre: è metà ottobre, da sempre, il momento in cui iniziano a manifestarsi sindromi simi influenzali, che possono facilmente confondersi coi casi di influenza vera e propria), e terminerà nella XVII settimana del 2019 (domenica 28 aprile), salvo modifiche legate alla situazione epidemiologica nazionale. In questa VIII settimana del 2019, giunta ormai al termine, i casi di sindrome influenzale (come informa il portale “FluNews-Italia”), sono, come ogni anno, ancora in calo, ma restano sempre nella media: il numero di casi stimati è pari a circa 525.000 (cioè circa 8,7 casi ogni mille assistiti dal SSN, secondo l’altro portale “InfluNet-Epi”) Sempre in questa VIII settimana, però, i casi gravi sono stati 582, con 106 decessi.
Nel complesso, ricorda l’altro portale “InfluNet-ViR”, dall’inizio della stagione prevalgono, come accade da vari anni, i ceppi A(H1N1) pdm09 (52%). L’influenza di quest’anno si diffonde con un ritmo sostenuto, ma tutto sommato tipico: dai 323.000 casi della I settimana del 2019 (5,3 ogni 1000 abitanti) siamo passati appunto ai 525.000 di questa VIII settimana ormai al termine (a causa soprattutto del freddo eccezionale di quest’anno, che indebolisce le mucose delle prime vie aeree favorendo il proliferare dei virus); e non siamo ancora al picco, previsto entro marzo. Ogni anno, comunque, in Italia la frequenza con cui insorgono i casi di influenza si aggira, in media, intorno al 9% della popolazione generale; nella fascia di età 0–14 anni, quella più colpita, l’incidenza è mediamente pari a circa il 26%.
L’ufficio europeo dell’OMS, infine, al centro della campagna informativa sulla vaccinazione antinfluenzale di quest’anno, forte dell’esperienza acquisita, negli ultimi anni, nella battaglia contro Ebola, ha messo soprattutto gli operatori sanitari: tra i quali la copertura del vaccino è ancora troppo bassa. Secondo i dati dell’organizzazione, tra i Paesi membri la copertura varia – anche qui la “forbice” è enorme – dal 2,5% al 99%, con Armenia e Bielorussia, seguite da Albania e Moldavia, in testa; e i Paesi più sviluppati, contrariamente a quel che ci si aspetterebbe, indietro. Addirittura, in metà dei Paesi che registrano questo dato meno di un terzo degli operatori si vaccina. L’Italia non ha una percentuale ufficiale, ma vari studi attestano che la copertura media è intorno al 15-20%.
Il problema non riguarda solo il possibile insorgere della malattia tra gli operatori sanitari, ma anche il fenomeno inverso. Gli operatori, infatti, ricorda sempre l’OMS, possono trasmettere il virus ai pazienti più suscettibili di complicazioni potenzialmente fatali (come polmonite e miocardite): anziani, bambini, donne incinte, pazienti immunosoppressi o anche solo immunodepressi, diabetici, in sovrappeso o con condizioni patologiche croniche.