K metro 0 – Città del Vaticano – L’incontro in Vaticano sugli abusi sessuali “non è stato soltanto un pugno nello stomaco che ha reso i partecipanti più coscienti della devastante azione del male e del peccato e dunque della necessità di chiedere perdono invocando l’aiuto della grazia divina. Il summit attesta anche la ferma
K metro 0 – Città del Vaticano – L’incontro in Vaticano sugli abusi sessuali “non è stato soltanto un pugno nello stomaco che ha reso i partecipanti più coscienti della devastante azione del male e del peccato e dunque della necessità di chiedere perdono invocando l’aiuto della grazia divina. Il summit attesta anche la ferma volontà di dare concretezza a quanto emerso fin dai prossimi giorni, con scelte operative efficaci”. Lo sottolinea Andrea Tornielli, direttore editoriale vaticano, in un editoriale su Vatican News. All’incontro hanno partecipato 190 persone, tra i 114 vescovi a capo di un episcopato nazionale, i rappresentanti di superiori e superiore degli ordini religiosi, rappresentanti di Curia. Il primo giorno, giovedì, la discussione ha ruotato attorno alla parola-chiava della “responsabilità”, il secondo giorno attorno a quella della “accountability” (in inglese, l’assunzione della responsabilità e la conseguenza di doverne rendere conto), e, infine, ieri, alla “trasparenza”. Con il discorso di Francesco, sottolinea il sito vaticano di informazione, si concludono i quattro giorni di incontro per la protezione dei minori. Ma non si conclude il lavoro per combattere il fenomeno in modo sempre più efficace. Nel suo discorso, rileva Tornielli, “il Papa ha parlato degli abusi nel mondo, non soltanto nella Chiesa. Ma questo per manifestare una preoccupazione di padre e di pastore che non intende minimamente diminuire la gravità degli abusi perpetrati in ambito ecclesiale, perché l’abominevole disumanità del fenomeno ‘diventa ancora più grave e più scandalosa nella Chiesa’. I genitori che avevano affidato i loro bambini e i loro ragazzi ai sacerdoti perché li educassero introducendoli alla vita di fede, se li sono visti restituire con il corpo e l’anima irrimediabilmente e permanentemente ferite. Nella rabbia, giustificata, della gente, ha spiegato il Papa, la Chiesa ‘vede il riflesso dell’ira di Dio, tradito e schiaffeggiato da questi disonesti consacrati’”.
Abusi e maltrattamenti sui minori, pratiche purtroppo diffuse ovunque. Ma nella Chiesa, dice Bergoglio, sono ancor più da condannare
Secondo Bergoglio, “non si può comprendere il fenomeno degli abusi sessuali sui minori senza la considerazione del potere, in quanto essi sono sempre la conseguenza dell’abuso di potere, lo sfruttamento di una posizione di inferiorità dell’indifeso abusato che permette la manipolazione della sua coscienza e della sua fragilità psicologica e fisica. L’abuso di potere è presente anche nelle altre forme di abusi di cui sono vittime quasi ottantacinque milioni di bambini, dimenticati da tutti: i bambini-soldato, i minori prostituiti, i bambini malnutriti, i bambini rapiti e spesso vittime del mostruoso commercio di organi umani, oppure trasformati in schiavi, i bambini vittime delle guerre, i bambini profughi, i bambini abortiti e così via”. In proposito, il papa ha citato “i dati ufficiali del governo americano per il quale negli Stati Uniti oltre 700.000 bambini ogni anno sono vittime di violenze e maltrattamento”, mentre per “l’International Center For Missing and Exploited Children un bambino su 10 subisce abusi sessuali. In Europa 18 milioni di bambini sono vittime di abusi sessuali” e il rapporto di “Telefono Azzurro” del 2016 che “evidenzia che il 68,9% degli abusi avviene all’interno delle mura domestiche del minore”. “Teatro di violenze – ha scandito il papa parlando nella Sala Regia dopo la messa conclusiva del Summit – non è solo l’ambiente domestico, ma anche quello del quartiere, della scuola, dello sport e, purtroppo, anche quello ecclesiale”. Si tratta, ha rilevato il papa, di “un fenomeno storicamente diffuso purtroppo in tutte le culture e le società. Essa è diventata, solo in tempi relativamente recenti, oggetto di studi sistematici, grazie al cambiamento della sensibilità dell’opinione pubblica su un problema in passato considerato tabù, vale a dire che tutti sapevano della sua presenza ma nessuno ne parlava”. In merito, Francesco ha citato “anche la crudele pratica religiosa, diffusa nel passato in alcune culture, di offrire esseri umani spesso bambini – come sacrifici nei riti pagani”.
Papa Francesco sferza i vescovi: “nessun abuso dev’essere più coperto!”
E papa Francesco promette solennemente che “nessun abuso deve mai essere coperto (così come era abitudine nel passato) e sottovalutato, in quanto la copertura degli abusi favorisce il dilagare del male e aggiunge un ulteriore livello di scandalo”. Inoltre, “il santo timore di Dio ci porta ad accusare noi stessi – come persone e come istituzione – e a riparare le nostre mancanze. Accusare se stessi: è un inizio sapienziale, legato al santo timore di Dio. Imparare ad accusare se stessi, come persone, come istituzioni, come società. In realtà, non dobbiamo cadere nella trappola di accusare gli altri, che è un passo verso l’alibi che ci separa dalla realtà”. Al contrario, ha aggiunto papa Francesco, “l’obiettivo della Chiesa sarà quello di ascoltare, tutelare, proteggere e curare i minori abusati, sfruttati e dimenticati, ovunque essi siano. La Chiesa, per raggiungere tale obiettivo, deve sollevarsi al di sopra di tutte le polemiche ideologiche e le politiche giornalistiche che spesso strumentalizzano, per vari interessi, gli stessi drammi vissuti dai piccoli”.
Il duro discorso di Valentina Alazraki, giornalista vaticanista da 45 anni, che ha scosso papa e vescovi, e ha suscitato l’applauso delle vittime. Il caso dei legionari di Cristo
“Se siete contro quanti commettono abusi o li coprono, allora stiamo dalla stessa parte. Possiamo essere alleati, non nemici. Vi aiuteremo a trovare le mele marce e a vincere le resistenze per allontanarle da quelle sane. Ma se voi non vi decidete in modo radicale di stare dalla parte dei bambini, delle mamme, delle famiglie, della società civile, avete ragione ad avere paura di noi, perché noi giornalisti, che vogliamo il bene comune, saremo i vostri peggiori nemici”. Con queste parole durissime, Valentina Alazraki, giornalista messicana, storica corrispondente di Televisa in Vaticano dal 1974, si è rivolta all’assemblea dei vescovi convocati dal papa per affrontare il problema degli abusi sessuali. “Mi occupo del Vaticano da quasi 45 anni. Cinque pontificati diversi, importantissimi per la vita della Chiesa e del mondo, con luci e ombre. In questi quattro decenni ho visto proprio di tutto. Quante volte mi è toccato ascoltare che lo scandalo degli abusi è ‘colpa della stampa, che è un complotto di certi mass media per screditare la Chiesa, che dietro ci sono poteri occulti, per mettere fine a questa istituzione’! Noi giornalisti sappiamo che ci sono informatori più rigorosi di altri, e che ci sono mass media più o meno dipendenti da interessi politici, ideologici o economici. Ma credo non si possa in alcun caso colpevolizzare i mass media per aver rivelato gli abusi o informato su di essi. Gli abusi contro i minori non sono pettegolezzi né chiacchiere, sono crimini”. Alazraki ha poi rivendicato il diritto-dovere di informare sugli abusi nella Chiesa: “la nostra missione è di esercitare e difendere un diritto, che è il diritto a un’informazione basata sulla verità per ottenere giustizia. Noi giornalisti sappiamo che gli abusi non sono circoscritti alla Chiesa cattolica, ma dovete capire che con voi dobbiamo essere più rigorosi che con gli altri, in virtù del vostro ruolo morale. Rubare, per esempio, è sbagliato, ma se chi ruba è un poliziotto ci sembra più grave, perché è il contrario di quello che dovrebbe fare, cioè proteggere la comunità dai ladri. Se medici o infermiere avvelenano i loro pazienti invece di curarli, il fatto richiama di più la nostra attenzione perché va contro la loro etica, il loro codice deontologico”. Poi ha stigmatizzato il caso più clamoroso di abusi e di omertà nella Chiesa, quello del fondatore dei Legionari di Cristo, una sorta di setta all’interno della Chiesa, alla quale è stato concesso ogni sorta di lasciapassare, più che alla stessa Opus Dei. “Sono messicana e non posso non menzionare il caso forse più terribile che sia accaduto all’interno della Chiesa, quello di Marcial Maciel, il fondatore messicano della Legione di Cristo”.
Il caso di Marcial Marcel, una mente malata o un genio del male, il diavolo fatto persona
Al di là del giudizio morale sui crimini commessi da quell’uomo, che per alcuni è stato una mente malata e per altri un genio del male, ha poi proseguito Alazraki, “vi assicuro che alla base di quello scandalo, che tanto male ha fatto a migliaia di persone, fino a macchiare la memoria di chi ora è santo, intendo Giovanni Paolo II, c’è stata una comunicazione malata”. Non bisogna dimenticare che nella Legione c’era un quarto voto secondo il quale se un legionario vedeva qualcosa che non lo convinceva di un superiore, non poteva né criticarlo né tanto meno commentarlo. Senza questa censura, senza questo occultamento totale, se ci fosse stata trasparenza, Marciel Maciel “non avrebbe potuto abusare per decenni di seminaristi e avere tre o quattro vite, mogli e figli, che sono arrivate ad accusarlo di avere abusato della sua stessa prole. Per me questo è il caso più emblematico di una comunicazione malata, corrotta, da cui si possono e si devono imparare varie lezioni”. Infine, conclude la vaticanista, “nel processo d’informazione interna, dal basso verso l’alto, abbiamo saputo anche da vari nunzi, e io posso testimoniarlo, che ci sono stati casi di occultamento, ostacoli ad accedere al papa del momento, una sottovalutazione della gravità delle informazioni o un loro screditamento, come se fossero frutto di ossessioni o fantasie. La trasparenza vi aiuterà anche a lottare contro la corruzione nel governo. E’ stato grazie ad alcune vittime coraggiose, ad alcuni giornalisti coraggiosi e, penso di doverlo dire, a un papa coraggioso come Benedetto XVI, che questo scandalo è stato reso noto e il tumore estirpato”.
di Pino Salerno