K metro 0 – Scozia – “I cittadini europei devono essere incoraggiati a rimanere in Scozia dopo la Brexit” dichiara il primo ministro scozzese, e leader del Partito Nazionale, Nicola Sturgeon. Sturgeon, lunedì scorso, si è recata in visita a Parigi per discutere con il ministro francese degli Affari Europei, Nathalie Loiseau, della “fuga” dei
K metro 0 – Scozia – “I cittadini europei devono essere incoraggiati a rimanere in Scozia dopo la Brexit” dichiara il primo ministro scozzese, e leader del Partito Nazionale, Nicola Sturgeon.
Sturgeon, lunedì scorso, si è recata in visita a Parigi per discutere con il ministro francese degli Affari Europei, Nathalie Loiseau, della “fuga” dei cittadini dell’Unione Europea dalla Scozia. Il timore, che sta attanagliando i 3 milioni di cittadini europei per i negoziati Brexit, è che ci possano essere ostacoli al loro soggiorno nel Regno Unito.
In base all’accordo Brexit già raggiunto con la Commissione Europea, tuttavia, non ci sarebbe alcun pericolo per i cittadini europei, che potranno continuare a godere di tutti i diritti anche dopo il 29 marzo prossimo, quando la Gran Bretagna uscirà definitivamente dall’Unione. Chi entrerà regolarmente nel Regno Unito prima di questa data, infatti, mantenendo regolarmente cinque anni di residenza duratura e legale, avrà diritto a ottenere il “settled status” o residenza permanente. Per quanto riguarda i familiari stretti, come coniugi, partner civili, figli, genitori o nipoti, che vogliano ricongiungersi nel Regno Unito, anche dopo la data di uscita, potranno farlo liberamente, a condizione che la relazione sia ancora in essere il 29 marzo. Tutto ciò dovrebbe essere rispettato anche nel caso di un no-deal, ovvero un’uscita senza accordo.
La preoccupazione dei cittadini europei sarebbe scaturita da un’ipotesi del governo britannico del pagamento di una tassa di 65 sterline (75 euro) per ottenere lo status regolare. Secondo un primo piano di regolamento per il “settle status”, infatti, questa procedura avrebbe dovuto avere un costo, ma il mese scorso il Ministero dell’Interno britannico ha rimosso l’“ostacolo finanziario”. La procedura online in vigore dal 21 gennaio scorso è dunque gratuita; basteranno solo un documento di identità, la prova che si è residenti in Gran Bretagna e un controllo della fedina penale.
“Negli ultimi mesi abbiamo esercitato molte pressioni [sul governo] per garantire che i cittadini dell’UE non dovessero pagare una tassa per ottenere uno status regolare nel Regno Unito e faremo sempre in modo che i cittadini dell’UE siano i benvenuti” ha dichiarato il primo ministro Sturgeon in vista del suo discorso all’Assemblea Nazionale di Parigi. “Intendiamo intensificare, nei prossimi mesi, gli sforzi per incoraggiare i cittadini dell’UE a rimanere in Scozia” ha aggiunto.
Una rassicurazione per i cittadini europei era avvenuta già alla fine del 2018, dalla stessa Theresa May che aveva detto: “I cittadini UE che vivono nel Regno Unito hanno dato un enorme contributo al nostro paese. E vogliamo che loro e loro famiglie restino. Non potrei essere più chiara: i cittadini europei che vivono oggi legalmente nel Regno Unito saranno messi in grado di restare”.
Per quanto riguarda il futuro, nello specifico, dei nostri connazionali che vivono nel Regno Unito, secondo Adrian Berry, un esperto inglese sulle leggi che riguardano l’UE – uno dei suoi ambiti specifici è proprio la libera circolazione delle persone in Europa – sarà un vantaggio essere iscritti all’AIRE. In un’intervista per il giornale “Londra Italia”, l’avvocato e presidente dell’Immigration Law Practitioners’ Association (ILPA) ha spiegato: “Gli italiani che vivono già nel Regno Unito potrebbero essere suddivisi tra coloro che hanno scelto di registrare la propria residenza in un paese EU e coloro che non lo hanno fatto […]. In caso di Brexit questi documenti saranno utili a dimostrare che si era residenti già prima dell’uscita dell’UK dall’Unione Europea […]”. Se un italiano con il permesso di lavoro perdesse la propria occupazione, invece, “avrebbe 60 giorni di tempo per trovarne un’altra o sarebbe costretto a lasciare il Regno Unito”, spiega l’esperto.
Cosa succederà, invece, ai cittadini del Regno Unito residenti in una delle nazioni dell’Unione Europea? Con riferimento al nostro paese, il governo italiano è il primo a garantire pieni diritti ai circa 60 mila cittadini, anche in caso di un no-deal. Non sarà consentito, tuttavia, spostarsi liberamente all’interno dell’UE per lavorare in un altro paese.
Ritornando al governo scozzese, per ridurre le distanze dall’UE, ha aperto nuovi centri commerciali di investimento a Berlino e Parigi e, secondo l’analisi del corrispondente politico principale della BBC a Parigi, Glenn Campbell, la portata internazionale della Scozia in Europa si sta espandendo sempre più. Sono stati oltre 400 gli impegni avuti con governi e organismi internazionali europei ed istituzioni dell’UE. Secondo il primo ministro Sturgeon è vitale, ora più che mai, promuovere la Scozia a livello internazionale.
Nonostante le rassicurazioni sia da parte del governo britannico che dall’Unione Europea, le proposte sugli accordi rimangono ancora generiche, non si conoscono ancora i dettagli dell’assistenza sanitaria o della sicurezza, ad esempio. Sembra che la questione del no-deal preoccupi molto di più dei diritti dei cittadini.
di Mara Di Fuccia