Bolsonaro guida la manifestazione per l’amnistia ai golpisti del 2022

Bolsonaro guida la manifestazione per l’amnistia ai golpisti del 2022

K metro 0 – San Paolo – L’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha radunato ieri a San Paolo circa 60 mila sostenitori. Obiettivo: chiedere l’amnistia per i condannati coinvolti nel tentativo di colpo di Stato del 2022. “Oggi il Brasile ha lanciato un messaggio chiaro: basta persecuzioni giudiziarie!”, ha dichiarato dal palco. Ha paragonato la

K metro 0 – San Paolo – L’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha radunato ieri a San Paolo circa 60 mila sostenitori. Obiettivo: chiedere l’amnistia per i condannati coinvolti nel tentativo di colpo di Stato del 2022.

“Oggi il Brasile ha lanciato un messaggio chiaro: basta persecuzioni giudiziarie!”, ha dichiarato dal palco. Ha paragonato la sua situazione a quella di Donald Trump, Marine Le Pen e degli oppositori di Nicolás Maduro. Secondo Bolsonaro, la giustizia brasiliana agisce per eliminare la destra politica. Ha definito le presidenziali del 2026 senza di lui una “negazione della democrazia”.

Alla manifestazione hanno partecipato figure di spicco: i governatori di San Paolo (Tarcísio de Freitas), Minas Gerais (Romeu Zema) e Paraná (Ratinho Junior). Presente anche il presidente del Partito Liberale, Valdemar Costa Neto, e parlamentari come Rogério Marinho e Nikolas Ferreira. Michelle Bolsonaro, assente all’evento di Rio, ha preso parte all’iniziativa. In totale, hanno aderito otto partiti e numerose associazioni religiose e laiche.

Da mesi Bolsonaro chiede al Congresso l’amnistia per i responsabili dell’invasione delle sedi del potere a Brasilia, avvenuta l’8 gennaio 2023. Quel giorno, migliaia di manifestanti hanno assaltato Parlamento, Corte Suprema e Presidenza. Denunciavano brogli elettorali e accusavano le istituzioni di aver cospirato contro la destra.

Molti partecipanti sono stati arrestati o fuggiti all’estero, soprattutto in Argentina. Secondo le indagini, l’assalto era pianificato da tempo. I manifestanti sarebbero arrivati in pullman organizzati, in attesa di un possibile segnale. La polizia indaga su omissioni o complicità delle forze dell’ordine.

Al momento dei fatti, Bolsonaro si trovava negli Stati Uniti. Ma la procura sostiene che fosse a conoscenza del piano. Avrebbe cercato l’appoggio delle forze armate, senza successo.

Il 26 marzo, la Corte Suprema (STF) ha rinviato Bolsonaro a giudizio insieme ad altri sette imputati. I giudici hanno approvato all’unanimità l’apertura del processo. Le accuse si basano su diverse indagini della polizia federale. Secondo la procura, gli imputati volevano impedire il ritorno al potere di Luiz Inácio Lula da Silva, anche ricorrendo alla violenza.

Bolsonaro avrebbe denunciato in pubblico presunte falle nel sistema di voto elettronico. In un incontro con ambasciatori stranieri, ha sostenuto la tesi delle irregolarità. Dopo la sconfitta elettorale, il gruppo avrebbe elaborato piani alternativi, tra cui il sequestro del presidente eletto o di magistrati, e la creazione di una giunta militare.

Oltre a Bolsonaro, andranno a processo quattro ex ministri, l’ex comandante della Marina, l’ex capo dell’intelligence e il tenente colonnello Mauro Cid. Quest’ultimo ha collaborato con la giustizia, fornendo elementi centrali per l’inchiesta. Se condannato, Bolsonaro rischia da 12 a 43 anni di carcere.

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