Emirati Arabi Uniti, indagine su 7 società collegate alle RSF sudanesi

Emirati Arabi Uniti, indagine su 7 società collegate alle RSF sudanesi

K metro 0 – Abu Dhabi – Le autorità degli Emirati Arabi Uniti (EAU) hanno ufficialmente annunciato l’apertura di un’indagine riguardante sette società sospettate di avere legami con le Forze di Supporto Rapido (RSF) sudanesi, una potente milizia coinvolta nel conflitto in corso in Sudan e recentemente colpita da sanzioni imposte dagli Stati Uniti. Il

K metro 0 – Abu Dhabi – Le autorità degli Emirati Arabi Uniti (EAU) hanno ufficialmente annunciato l’apertura di un’indagine riguardante sette società sospettate di avere legami con le Forze di Supporto Rapido (RSF) sudanesi, una potente milizia coinvolta nel conflitto in corso in Sudan e recentemente colpita da sanzioni imposte dagli Stati Uniti.

Il ministero della Giustizia emiratino ha diffuso l’annuncio, in cui si sottolinea che nessuna delle società indicate risulta essere legalmente registrata negli Emirati, né tantomeno autorizzata a operare all’interno del Paese. “Il Ministero conferma che nessuna di queste sette entità possiede una licenza commerciale valida negli Emirati Arabi Uniti, né conduce attività economiche sul territorio nazionale”, si legge nel comunicato.

Le autorità emiratine hanno immediatamente avviato indagini approfondite sulle società in questione e sugli individui ad esse associati. L’obiettivo è quello di verificare eventuali attività illegali, flussi finanziari sospetti o violazioni delle normative commerciali internazionali.

Il governo di Abu Dhabi ha inoltre chiesto a Washington ulteriori dettagli e documentazione per sostenere il lavoro investigativo, riaffermando il proprio impegno nel contrastare l’uso improprio del sistema finanziario e commerciale emiratino per scopi illeciti. Le autorità hanno assicurato che ogni eventuale violazione sarà affrontata con fermezza, nel pieno rispetto delle leggi locali e degli impegni internazionali degli Emirati.

Tra i principali obiettivi delle misure restrittive figura Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemedti, comandante delle RSF, insieme a un suo fidato collaboratore e a una rete di sette società con sede negli Emirati, accusate di alimentare finanziariamente il conflitto in Sudan.

Tra queste società, spicca il nome della Capital Tap Holding, una conglomerata attiva in diversi settori strategici – dall’estrazione dell’oro al mercato immobiliare – presente in almeno dieci Paesi. Secondo il Dipartimento del Tesoro statunitense, la Capital Tap Holding agirebbe come fulcro del sistema finanziario delle RSF, facilitando operazioni transfrontaliere e il riciclaggio di capitali provenienti da attività illecite. L’azienda è guidata da Abu Dhar Abdulnabi Habibullah, un imprenditore sudanese ritenuto vicino ai vertici militari delle RSF.

Le Forze di Supporto Rapido sono accusate da numerose organizzazioni internazionali per gravi violazioni dei diritti umani, tra cui massacri di civili, attacchi indiscriminati e violenze sessuali nel contesto della guerra civile in Sudan. Il conflitto è scoppiato il 15 aprile 2023, a seguito dell’escalation delle tensioni tra le RSF e l’esercito regolare sudanese, con cui inizialmente avevano condiviso la transizione post-Bashir.

L’inchiesta annunciata rappresenta un passo importante per gli Emirati Arabi Uniti, spesso al centro dell’attenzione internazionale per il loro ruolo di hub finanziario e commerciale. Con questa mossa, Abu Dhabi mira a rafforzare la propria reputazione come attore responsabile sul piano internazionale, capace di reagire prontamente alle accuse e di collaborare con partner globali nella lotta contro il finanziamento illecito di conflitti armati.

Le autorità emiratine hanno inoltre evidenziato la volontà di rafforzare i controlli sul sistema economico interno per evitare che entità non autorizzate possano sfruttare le proprie strutture per fini illeciti. Le indagini proseguiranno nelle prossime settimane, e ulteriori aggiornamenti sono attesi man mano che emergeranno nuovi dettagli.

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