K metro 0 – Damasco – Il presidente siriano Ahmad al Sharaa ha annunciato la formazione di un nuovo governo di transizione, composto da 23 ministri e senza un premier, con il potere esecutivo sotto la sua direzione. Durante la cerimonia ufficiale a Damasco, Al Sharaa ha sottolineato che la selezione dei ministri si è
K metro 0 – Damasco – Il presidente siriano Ahmad al Sharaa ha annunciato la formazione di un nuovo governo di transizione, composto da 23 ministri e senza un premier, con il potere esecutivo sotto la sua direzione.
Durante la cerimonia ufficiale a Damasco, Al Sharaa ha sottolineato che la selezione dei ministri si è basata su competenza ed esperienza, senza l’uso del sistema delle “quote” etniche e religiose. Il presidente ha dichiarato che il nuovo governo dovrà affrontare una fase di transizione di cinque anni con l’obiettivo di ricostruire il Paese e avviare riforme politiche ed economiche fondamentali per il futuro della Siria.
Tra i nuovi ministri figurano un alawita, un druso e una donna cristiana, segnale di un tentativo, seppur limitato, di rappresentare la diversità della popolazione siriana. Inoltre, sono stati istituiti per la prima volta un Ministero dello Sport e un Ministero delle Emergenze, a dimostrazione della volontà di affrontare nuove sfide legate alla ricostruzione e alla stabilizzazione del Paese dopo anni di conflitto.
Nonostante la formazione del nuovo governo, il panorama politico siriano rimane profondamente diviso. Le ferite del conflitto civile sono ancora aperte e molti settori della società siriana guardano con sospetto alla nuova leadership. Il timore di un ritorno a una governance autoritaria è diffuso tra le comunità che hanno sofferto discriminazioni in passato.
L’opposizione interna ha espresso preoccupazioni riguardo alla mancanza di un vero processo democratico nella selezione dei ministri e ha chiesto un maggiore coinvolgimento delle diverse fazioni politiche. Al tempo stesso, alcuni gruppi ribelli hanno rifiutato qualsiasi forma di riconoscimento del governo transitorio, aumentando il rischio di ulteriori tensioni e scontri armati.
La comunità internazionale, inclusi Paesi occidentali e arabi, ha esercitato pressioni per la formazione di un governo più inclusivo, capace di rappresentare tutte le componenti della società siriana. La formazione del nuovo esecutivo arriva in un periodo di tensioni accentuate dall’uccisione di centinaia di civili alawiti sulla costa occidentale del Paese, episodio che ha ulteriormente alimentato divisioni e scontri tra le diverse comunità religiose ed etniche.
Arabia Saudita, Giordania e Spagna hanno accolto con favore il nuovo governo, esprimendo speranza in una transizione pacifica e stabile. Il ministero degli Affari Esteri dell’Arabia Saudita ha dichiarato che il Regno si impegnerà a collaborare con il nuovo esecutivo per rafforzare le relazioni tra i due Paesi e favorire una ripresa economica.
La Giordania, attraverso il suo ministero degli Esteri, ha ribadito la necessità di garantire libertà, uguaglianza e dignità per tutti i cittadini siriani, mentre la Spagna ha sottolineato l’importanza di rispettare i diritti delle donne e delle minoranze, indicando che un miglioramento della situazione interna potrebbe portare a una graduale revoca delle sanzioni europee contro la Siria.
Anche l’Unione Europea ha espresso un cauto ottimismo, affermando che seguirà da vicino l’evolversi della situazione prima di prendere decisioni sul futuro delle sanzioni e degli aiuti umanitari. Il portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue ha dichiarato che “qualsiasi progresso tangibile nella democratizzazione della Siria sarà un fattore determinante per le future relazioni con il Paese”.
Il nuovo esecutivo rappresenta un passo cruciale per il futuro della Siria, ma resta da vedere se riuscirà a promuovere unità e stabilità.