Francia, Marine Le Pen condannata a 4 anni e a 5 di ineleggibilità

Francia, Marine Le Pen condannata a 4 anni e a 5 di ineleggibilità

K metro 0 – Parigi – Il Tribunale di Parigi ha condannato Marine Le Pen, ex presidente del Rassemblement National (RN), per appropriazione indebita di fondi pubblici, un caso che coinvolge l’uso improprio di risorse destinate agli assistenti parlamentari del suo partito. La condanna, emessa oggi, comporta una pena complessiva di quattro anni di carcere,

K metro 0 – Parigi – Il Tribunale di Parigi ha condannato Marine Le Pen, ex presidente del Rassemblement National (RN), per appropriazione indebita di fondi pubblici, un caso che coinvolge l’uso improprio di risorse destinate agli assistenti parlamentari del suo partito.

La condanna, emessa oggi, comporta una pena complessiva di quattro anni di carcere, di cui due convertibili in una pena pecuniaria con un dispositivo elettronico, una multa di 100.000 euro, e soprattutto cinque anni di ineleggibilità, con effetto immediato. Questa sentenza rischia di compromettere gravemente le sue possibilità di partecipare alle elezioni presidenziali francesi del 2027.

La condanna di Marine Le Pen si inserisce in un contesto più ampio che ha visto coinvolti anche altri otto eurodeputati del RN, tutti giudicati colpevoli di appropriazione indebita di fondi pubblici. Il caso ha visto coinvolti anche numerosi altri esponenti del RN. Il Tribunale ha condannato, oltre a Marine Le Pen, altri membri di spicco del partito, tra cui Thierry Legier e Catherine Griset, che erano responsabili della gestione dei fondi. Tra gli attuali deputati del Rassemblement National coinvolti figurano Timothée Houssin, Julien Odoul e Yann Le Pen, la sorella di Marine Le Pen. Inoltre, ha giudicato colpevoli di ricettazione anche dodici assistenti parlamentari che avevano fatto parte della struttura accusata di frodare il Parlamento europeo.

Il caso riguarda l’uso illecito dei fondi del Parlamento europeo, i quali sono stati utilizzati per pagare persone che in realtà lavoravano per il partito, anziché come assistenti parlamentari come dichiarato ufficialmente. Il tribunale ha calcolato che la somma complessiva sottratta ammonta a ben 2,9 milioni di euro.

In particolare Le Pen è stata condannata per aver utilizzato 474.000 euro di fondi pubblici per finanziare attività non autorizzate, inclusi i salari di personale che, pur formalmente impiegato come assistente parlamentare, svolgeva in realtà compiti legati esclusivamente al partito.

Se Le Pen non dovesse poter più candidarsi, il suo delfino naturale, Jordan Bardella, potrebbe assumere un ruolo di guida all’interno del partito. Bardella, che ha già preso la guida del Rassemblement National nel 2021, sarebbe il successore più probabile di Le Pen, e molti osservatori vedono in lui la figura politica che potrebbe rappresentare la continuità del partito nelle prossime elezioni.

Le Pen e gli altri imputati hanno difeso la loro posizione durante il processo, sostenendo che l’uso dei fondi fosse legittimo per sostenere il personale politico del partito, ma il tribunale ha bocciato queste argomentazioni, considerandole inadeguate e in contrasto con le normative europee che disciplinano l’uso delle risorse pubbliche.

La condanna di Marine Le Pen ha suscitato forti reazioni a livello internazionale. Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha espresso solidarietà a Le Pen, definendo la sentenza ingiusta e lanciando un appello a difendere la libertà politica in Europa. Orbán ha postato un messaggio su X, in cui dichiarava: “Je suis Marine”, mostrando il suo sostegno alla leader del Rassemblement National.

Anche il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha commentato la vicenda, denunciando quello che ha definito un crescente abuso delle “norme democratiche” da parte delle capitali europee. Peskov ha sottolineato che sempre più paesi dell’Unione Europea sembrano violare le regole democratiche, soprattutto nei confronti di leader politici che non si allineano con la corrente principale. La condanna di Le Pen è quindi vista da alcuni come parte di un più ampio processo di intolleranza verso i movimenti politici anti-establishment in Europa.

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