K metro 0 – Parigi – Emmanuel Macron punta a riconvertire in chiave bellica le industrie automobilistiche colpite dalla crisi del settore a livello europeo. La Fonderie de Bretagne, una fonderia nella regione di Lorient che produceva pezzi di ricambio per la Renault, ad esempio, è in procinto di essere rilevata dal gruppo francese Europlasma,
K metro 0 – Parigi – Emmanuel Macron punta a riconvertire in chiave bellica le industrie automobilistiche colpite dalla crisi del settore a livello europeo. La Fonderie de Bretagne, una fonderia nella regione di Lorient che produceva pezzi di ricambio per la Renault, ad esempio, è in procinto di essere rilevata dal gruppo francese Europlasma, che prevede di produrre 24.000 involucri metallici per proiettili di artiglieria al giorno.
L’industria francese della difesa, per la verità, si è già mossa in questa direzione da tempo, dallo scoppio della guerra in Ucraina, mentre l’Unione europea cerca di costruire la propria autonomia strategica.
Giovedì 20 marzo il ministro delle Forze armate Sebastien Lecornu e il ministro dell’Economia Éric Lombard sono stati a visitare il nuovo stabilimento del gruppo Eurenco, prossimo all’inaugurazione. Il sito di Bergerac, nel dipartimento della Dordogna, nella regione della Nuova Aquitania, è destinato a trasferire nel Paese la produzione di 1.800 tonnellate all’anno di polvere da sparo, principalmente per artiglieria, da Germania, Italia e Svezia. L’azienda ha difatti raddoppiato le vendite dal 2022 e dichiarato di avere un portafoglio ordini completo fino al 2029.
Il bilancio della difesa francese è destinato a raggiungere così i 67,5 miliardi di euro nel 2030, rispetto ai 50,5 miliardi di euro del 2025. Il Presidente Emmanuel Macron ha più volte sottolineato che l’intero settore dovrebbe aspettarsi un aumento “significativo” delle commesse pubbliche – una notizia gradita per i produttori francesi di sistemi di difesa, anche se i finanziamenti sono tutt’altro che risolti.
L’azienda Plubeau & Cie, con sede vicino a Belfort – città della Francia nord-orientale, nella regione Borgogna-Franca Contea tra Lione e Strasburgo – era in origine specializzata in carpenteria metallica di precisione per l’industria ferroviaria e in proiettili per il tiro sportivo. “Nel novembre 2021 sono stato contattato dal ministero della Difesa per produrre proiettili per le forze speciali”, ha dichiarato a Euractiv il presidente Olivier Lacreuse,
“Due modelli dei nostri proiettili sono stati approvati e abbiamo aperto la nostra nuova fabbrica lunedì scorso, ma sto ancora aspettando l’approvvigionamento di materie prime”, ha detto Lacreuse. “Importo i bossoli dagli Stati Uniti, ma vista l’attuale instabilità geopolitica, sto cercando fornitori in Francia”.
L’impulso alla conversione bellica è dunque più forte che mai Oltr’Alpe. Lo sviluppo dell’industria francese della difesa dipenderà, dunque, da una migliore comunicazione, in modo che le aziende “diventino consapevoli” delle esigenze del ministero delle Forze armate, ha dichiarato al sito giornalistico Jean-Michel Jacques, deputato di Ensemble pour la République e presidente della Commissione Difesa e Forze Armate dell’Assemblea Nazionale.
L’industria della difesa francese è forte anche delle sue esportazioni, che hanno raggiunto 18 miliardi di euro nel 2024 – il miglior risultato ad eccezione del 2022. Con il moltiplicarsi dei conflitti in tutto il globo e le crescenti tensioni con gli Stati Uniti, nuovi acquirenti potrebbero essere incoraggiati a investire in attrezzature militari francesi.
Le vendite dei caccia Rafale, dei sottomarini, dei droni, dei missili e degli obici Caesar vanno così a vantaggio di grandi produttori come Dassault Aviation, Safran e Thales, che hanno registrato forti profitti nel 2024. Tuttavia, anche molte piccole e medie imprese si stanno assicurando contratti all’estero. E così, RTSYS, un’azienda specializzata in acustica e robotica subacquea, genera quasi il 90% del suo fatturato dalle esportazioni in Europa e Asia.
“Prevediamo una forte crescita delle nostre attività nei prossimi anni”, ha dichiarato alla testata straniera François-Xavier de Cointet, direttore dell’azienda. “Con l’aumento delle tensioni nel Mar Cinese Meridionale e i recenti attacchi ai cavi del Mar Baltico, tutti si rendono conto della necessità di monitorare le infrastrutture sottomarine”.
Tutto questo mentre la Commissione europea ha presentato mercoledì 19 marzo il suo piano per raccogliere 800 miliardi di euro per la difesa attraverso prestiti e debiti. Di fatto, però, “le aziende francesi del settore devono coordinarsi a livello continentale”, ha messo in evidenza il deputato francese Jacques.
“Coordinare la produzione di nuovi armamenti a livello continentale, contrariamente a quanto alcuni potrebbero pensare, aiuterà a far crescere l’industria francese”, ha affermato. “Possiamo facilmente immaginare gruppi francesi che aprono fabbriche in altri Paesi europei, così come aziende straniere potrebbero stabilirsi in Francia”.
Per ora, la base industriale e tecnologica della difesa europea rappresenta il 33% delle esportazioni globali di armi, comprese le aziende americane che producono nel continente.
Tuttavia, “non va esclusa la possibilità di un riarmo nazionale da parte degli Stati europei che porti a una maggiore concorrenza industriale e a un indebolimento delle capacità collettive dell’UE”, ha scritto Samuel B.H. Faure, docente di scienze politiche a Sciences Po Saint-Germain-en-Laye, su Le Grand Continent.