K metro 0 – Sarajevo – Il Tribunale della Bosnia Erzegovina ha emesso un mandato di cattura a livello centrale per il presidente della Repubblica Srpska, Milorad Dodik, il presidente dell’Assemblea Nenad Stevandic e il primo ministro dell’entità, Radovan Viskovic. La polizia di frontiera ha rilasciato il mandato, su ordine del tribunale, dopo che i
K metro 0 – Sarajevo – Il Tribunale della Bosnia Erzegovina ha emesso un mandato di cattura a livello centrale per il presidente della Repubblica Srpska, Milorad Dodik, il presidente dell’Assemblea Nenad Stevandic e il primo ministro dell’entità, Radovan Viskovic. La polizia di frontiera ha rilasciato il mandato, su ordine del tribunale, dopo che i tre non si sono presentati alla convocazione della procura, che li accusa di “attentato all’ordine costituzionale”.
Secondo la legge, tutte le forze di polizia della Bosnia Erzegovina sono obbligate ad arrestare i tre leader non appena saranno individuati. Inoltre, alcuni media locali hanno riferito che la procura potrebbe anche decidere di estendere i mandati di arresto a livello internazionale, informando l’Interpol, il che potrebbe portare all’arresto di Dodik, Stevandic e Viskovic in qualsiasi paese
Proprio in questi giorni, Dodik ha annunciato di voler partire per Mosca il 18 marzo, mentre Stevandic, come lui stesso ha comunicato sui social, si trova a Belgrado dal 15 marzo. Per quanto riguarda Viskovic, sembra che sia ancora nella Repubblica Srpsk
La vicenda ha origine dalle leggi presentate da Dodik, Stevandic e Viskovic all’Assemblea della Repubblica Srpska, le quali mirano a vietare l’attività di alcuni organi giudiziari e di polizia statali nel territorio dell’entità. La Corte Costituzionale della Bosnia ha rapidamente invalidato queste leggi, ritenendole incostituzionali.
Il ministro degli Esteri della Bosnia Erzegovina, Elmedin Konakovic, ha sottolineato l’importanza di gestire con estrema cautela l’arresto di Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska, per evitare conflitti.
La situazione si inserisce in un contesto politico e istituzionale estremamente delicato. La Republika Srpska, una delle due entità che compongono la Bosnia Erzegovina, è abitata in prevalenza da serbi bosniaci e ha una lunga storia di tensioni con il governo centrale di Sarajevo.
Negli ultimi anni, Dodik ha adottato posizioni sempre più nazionaliste e filorusse, minacciando più volte la secessione della Republika Srpska dal resto del Paese. Queste azioni hanno portato a una crisi politica senza precedenti, con accuse di corruzione e violazioni costituzionali che hanno ulteriormente polarizzato il paese.
A peggiorare la situazione, lo scorso febbraio, la condanna per Dodik a un anno di reclusione e sei anni di interdizione dagli incarichi pubblici per aver ostacolato le decisioni dell’Alto Rappresentante, un funzionario internazionale incaricato di garantire il rispetto dell’accordo di pace di Dayton.
In risposta, l’Assemblea Nazionale della Republika Srpska, controllata dal partito di Dodik, ha approvato leggi che limitano l’autorità delle istituzioni giudiziarie statali sul territorio dell’entità, sfidando apertamente la Costituzione bosniaca.
Konakovic, consapevole delle tensioni esistenti, ha dichiarato che il ministero dell’Interno della Republika Srpska dispone di migliaia di agenti armati, il che rende necessario un approccio strategico per evitare escalation. In un’intervista, ha affermato che le istituzioni stanno lavorando con calma e determinazione per affrontare la situazione, senza fornire a Dodik pretesti per alimentare conflitti.
La comunità internazionale, inclusi Stati Uniti e Unione Europea, ha espresso preoccupazione per la situazione, sottolineando l’importanza di preservare la stabilità e l’integrità territoriale della Bosnia Erzegovina.