K metro 0 – Washington – La Corte Suprema degli Stati Uniti ha emesso una sentenza significativa, respingendo con una maggioranza di cinque giudici contro quattro la richiesta dell’amministrazione Trump di sospendere i finanziamenti per gli aiuti esteri. Di conseguenza, il Dipartimento di Stato e l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid) riprenderanno i pagamenti per un totale di quasi due miliardi di dollari, secondo quanto riportato dal “Washington Post”.

La Corte ha tuttavia sollecitato il tribunale distrettuale di Washington a fornire maggiori chiarimenti sugli obblighi del governo nei confronti delle organizzazioni sanitarie globali. La decisione ha provocato un acceso dibattito, con quattro giudici conservatori che hanno criticato la legittimità dell’intervento del tribunale distrettuale.

Il giudice Samuel Alito, sostenuto dai colleghi Clarence Thomas, Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh, ha manifestato il proprio dissenso, dichiarando: “Può un singolo giudice distrettuale senza giurisdizione vincolare il governo degli Stati Uniti a versare — e forse perdere per sempre — due miliardi di dollari dei contribuenti? La risposta dovrebbe essere un ‘no’ assoluto, ma la maggioranza della Corte ha deciso diversamente”.

La decisione della Corte Suprema arriva dopo che la giudice federale Amir Ali aveva precedentemente ordinato la ripresa dei finanziamenti, sottolineando che il congelamento di 90 giorni imposto dall’amministrazione Trump fosse stato attuato in modo troppo repentino e dunque illegittimo. Il governo aveva chiesto una proroga fino al 26 febbraio, sostenendo che Usaid e il Dipartimento di Stato avessero bisogno di più tempo per riorganizzare i pagamenti.

Questa è la prima sentenza della Corte Suprema su un’azione dell’amministrazione Trump, insediatasi il 21 gennaio, e si inserisce in un contesto di oltre cento cause legali attualmente in corso contro le sue politiche esecutive.

Sarah Harris, avvocato generale facente funzione, ha definito l’ordine della giudice Ali “irrealizzabile” a causa delle scadenze ristrette, accusandola di aver oltrepassato i propri poteri giuridici. La causa era stata promossa dall’Aids Vaccine Advocacy Coalition e dal Global Health Council, che hanno denunciato le gravi conseguenze del congelamento dei fondi: licenziamenti, ritardi nella distribuzione di farmaci vitali per l’Hiv e carenze nell’assistenza alimentare nelle aree più vulnerabili.

Documenti interni di Usaid avvertono che il blocco dei finanziamenti avrebbe potuto provocare fino a 166.000 morti annuali per malaria, 200.000 nuovi casi di polio e fino a tre milioni di decessi all’anno dovuti alla sospensione dei programmi di immunizzazione.

Sebbene la Corte Suprema non abbia preso posizione sul merito dell’ordinanza restrittiva temporanea della giudice Ali — che resterà in vigore fino al 10 marzo — ha esclusivamente valutato la richiesta del governo di posticipare la scadenza del 26 febbraio.

L’amministrazione Trump aveva annunciato il blocco dei finanziamenti agli aiuti esteri già dal primo giorno del suo mandato, con l’obiettivo di riesaminare i programmi di assistenza in linea con le sue nuove priorità di politica estera. Il Dipartimento di Stato e Usaid avevano identificato circa 5.800 contratti per un valore complessivo di 54 miliardi di dollari e oltre 4.100 sovvenzioni soggette a possibili tagli.

Il contenzioso proseguirà nei tribunali inferiori, dove le organizzazioni sanitarie globali continuano a lottare per ottenere un’ingiunzione preliminare che blocchi definitivamente il congelamento dei fondi.