K metro 0 – Bruxelles – Dopo essere stato messo in un angolo sul “ring” dal presidente Donald Trump e dal suo vice JD Vance, il premier ucraino Zelensky sembra essersi ripreso, ed è stato rincuorato dalla visita del suo omologo britannico Keir Starmer. Lo Stato britannico ha fatto del suo meglio per dare al
K metro 0 – Bruxelles – Dopo essere stato messo in un angolo sul “ring” dal presidente Donald Trump e dal suo vice JD Vance, il premier ucraino Zelensky sembra essersi ripreso, ed è stato rincuorato dalla visita del suo omologo britannico Keir Starmer. Lo Stato britannico ha fatto del suo meglio per dare al presidente ucraino “tutti i crismi” al suo arrivo nel Regno Unito per un vertice con 18 leader mondiali, dopo il trattamento di venerdì sera, ha riferito una fonte governativa. Ha così condiviso un abbraccio con Keir Starmer fuori da Downing Street 10, dove è stato accolto da una folla acclamante, e ha anche incontrato Re Carlo per un tè.
Ma è stato molto significativo che, nei 90 minuti prima del suo ritorno in patria, il leader di Kiev abbia voluto parlare ufficialmente per esporre le sue argomentazioni al mondo – questa volta parlando solo in ucraino – per assicurarsi di non essere frainteso.
Dopo essere stato criticato alla Casa Bianca, e poi salutato nel Regno Unito, il suo stato d’animo, almeno in pubblico, non era certo depresso. “Se non teniamo alto il morale, deludiamo tutti”, ha detto. Ha fatto commenti positivi sul piano di Keir Starmer e del presidente francese Emmanuel Macron di appropriarsi dei piani di pace prima di presentarli agli Stati Uniti, affinché l’Europa alzi il tiro, sviluppando garanzie di sicurezza più convincenti.
“Le nostre libertà e i nostri valori non sono in vendita”, è stato il messaggio di non resa che Zelensky ha voluto comunicare, insieme alla volontà di firmare l’accordo sui minerali. Ha ringraziato ancora una volta per il sostegno degli Stati Uniti e di altri Paesi. Proprio quando la conversazione con la BBC stava per concludersi, è arrivata la notizia che Macron e Starmer stavano proponendo una tregua di un mese come parte del loro piano di pace.
Zelensky ha ribadito alla testata britannica che sarebbe disposto a concedere a Donald Trump una delle sue richieste: firmare l’accordo sui minerali che darebbe agli Stati Uniti l’accesso ad alcune risorse dell’Ucraina. Al di là di questo, nonostante la pressione di una guerra di tre anni, sotto tutte le richieste della Casa Bianca che, giustamente o meno, ha il potere di proteggere o abbandonare il suo Paese, domenica sera Zelensky è rimasto fermo sulle sue idee. Ha così rivelato che è sbagliato in questa fase discutere di cedere il territorio che la Russia ha conquistato, e che è troppo presto per “parlare di linee”, che il primo ministro aveva menzionato in precedenza.
Non si è scusato con Trump e non ha espresso rammarico per quanto accaduto nello Studio Ovale, scuse che al momento il campo del presidente americano chiede ripetutamente. Anche il capo della Nato ha chiesto a Zelensky di trovare un modo per reimpostare i rapporti con il leader statunitense. Tuttavia Zelensky ha evidenziato che ha viaggiato per ore per arrivare alla Casa Bianca e che la sua visita era un segno di rispetto. Ha anche chiarito che non avrebbe mai “insultato nessuno” e che la conversazione, così come è scoppiata, non è stata positiva per nessuno. Zelensky ha scelto le parole con molta attenzione. Non è stato scortese nei confronti di Trump – lo ha a malapena nominato – e ha suggerito che le tensioni sarebbero passate.
Dopo un’intensa settimana diplomatica, Zelensky ha poi dichiarato: “Se volete parlare, non prendete di mira le persone con missili balistici”, rivolto alla Russia dopo altri attacchi aerei, rivelando che nell’ultima settimana sono stati lanciati contro l’Ucraina “più di 1.050 droni d’attacco, quasi 1.300 bombe e più di 20 missili”, anche a Kharkiv nella notte. La Russia ha reagito per la prima volta allo scambio, accusando Zelensky di “totale mancanza di capacità diplomatica” e affermando che “è iniziata una frammentazione dell’Occidente”. Nel frattempo, il presidente francese Emmanuel Macron ha proposto, appunto, una tregua parziale di un mese in Ucraina.
Il Commissario delle Nazioni Unite Volker Türk per i diritti umani si dice “profondamente preoccupato” per il “cambiamento fondamentale” nella direzione degli Stati Uniti “sia a livello interno che internazionale”. Senza nominare Trump, egli aggiunge che la “disinformazione” e le “intimidazioni” contro giornalisti e funzionari pubblici rischiano di “minare il lavoro delle istituzioni”. I suoi commenti arrivano poche settimane dopo che gli Stati Uniti hanno stupito i loro alleati riaprendo i colloqui di pace con la Russia – senza invitare nessun altro al tavolo.
Secondo l’agenzia di stampa Reuters, “qualsiasi discussione sulla fine della guerra deve includere gli ucraini e rispettare pienamente i loro diritti umani”. L’agenzia di stampa aggiunge che Türk si dice “sbalordito” per l’accantonamento delle istituzioni internazionali, definendo i tagli al bilancio “un’enorme battuta d’arresto per la tutela dei diritti umani”.
di Sandro Doria