Green Deal: possibile inversione di marcia nei confronti dei veicoli a motore termico

Green Deal: possibile inversione di marcia nei confronti dei veicoli a motore termico

K metro 0 – Bruxelles – Potrebbero esserci dei cambiamenti verso il divieto di vendita delle auto con motore a combustione, previsto per il 2035. Il Green Deal europeo prevedeva questo provvedimento come misura di punta per ridurre l’impatto ambientale nei paesi dell’Unione. Tuttavia, vi sono pressioni, soprattutto dal Partito Popolare Europeo, a continuare la

K metro 0 – Bruxelles – Potrebbero esserci dei cambiamenti verso il divieto di vendita delle auto con motore a combustione, previsto per il 2035. Il Green Deal europeo prevedeva questo provvedimento come misura di punta per ridurre l’impatto ambientale nei paesi dell’Unione. Tuttavia, vi sono pressioni, soprattutto dal Partito Popolare Europeo, a continuare la “rivoluzione sostenibile” con maggiore moderazione.

Nel giugno 2022, il Parlamento europeo aveva votato per il divieto della vendita di qualsiasi veicolo a motore termico a partire dal 2035. Anche il Consiglio europeo, che riunisce i capi di stato e di governo, aveva optato per politiche in quella stessa direzione, avendo votato nel marzo 2023 per il divieto verso tutte le auto che emettono gas inquinanti: diesel, benzina, carburanti sintetici, ma anche veicoli ibridi che utilizzano questi carburanti. Già dopo due anni, queste politiche sono state messe in discussione.

Le pressioni contro questi provvedimenti del Green Deal provengono da una parte della classe politica e dei produttori, alle prese con la stagnazione delle vendite di auto elettriche e con la concorrenza cinese. Non a caso, lo scorso mese, la Commissione europea ha avviato una consultazione con le case automobilistiche e all’inizio di marzo dovrebbe essere presentato un piano d’azione. Si sta comunque valutando se premettere la vendita, anche dopo il 2035, di auto ibride plug-in, di quelle dotate di un piccolo motore termico per potenziarle e di tutte le tecnologie utili alla riduzione di CO2, compresi i biocarburanti. Specialmente su quest’ultimo punto si sono spesi tanto l’Italia e il Governo Meloni.

Risultano significative le parole risalenti a qualche mese fa di Jens Gieseke, eurodeputato tedesco e capo negoziatore del Gruppo PPE sulle norme per ridurre le emissioni di CO2 delle auto: “Abbiamo bisogno di una revisione del divieto sui motori a combustione interna. Dobbiamo garantire che la guida rimanga accessibile a tutti, non solo a coloro che possono permettersi costose auto elettriche. Dovremmo essere guidati dal realismo economico e rimanere tecnologicamente neutrali. Se non lo faremo, la guida diventerà troppo costosa per molti europei e perderemo innumerevoli posti di lavoro nell’industria automobilistica a favore di concorrenti come la Cina”. Gieseke ha puntualizzato proprio che “la possibile chiusura di stabilimenti, come le fabbriche Volkswagen in Germania e la fabbrica Audi di Bruxelles, è una minaccia reale per migliaia di posti di lavoro”.

Al momento c’è chi si mostra favorevole a un “addolcimento” del Green Deal e chi invece vede in questi possibili provvedimenti una debolezza di Bruxelles, in procinto di cedere alle pressioni delle lobby. Sebbene il commissario europeo all’Economia Valdis Dombrovskis si stia difendendo dalle accuse di “deregolamentazione”, le polemiche rimangono. Si attendono in ogni caso sviluppi sul destino del Green Deal, tema particolarmente controverso e divisivo tra le varie forze politiche.

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Edoardo Adario
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