K metro 0 – Budapest – Il Pride è un evento “scioccante e provocatorio”: così si è espresso il ministro dei Trasporti e delle Costruzioni ungherese, Janos Lazar, secondo il quale l’Ungheria dovrebbe vietarlo “il prima possibile per proteggere i bambini”. In un post su Facebook, Lazar ha sottolineato che “in camera da letto ognuno
K metro 0 – Budapest – Il Pride è un evento “scioccante e provocatorio”: così si è espresso il ministro dei Trasporti e delle Costruzioni ungherese, Janos Lazar, secondo il quale l’Ungheria dovrebbe vietarlo “il prima possibile per proteggere i bambini”. In un post su Facebook, Lazar ha sottolineato che “in camera da letto ognuno fa quello che vuole”, ma ha definito il Pride una “questione pubblica” che, a suo avviso, dovrebbe essere regolamentata per tutelare i minori.
Anche il primo ministro ungherese, Viktor Orban, si è espresso in merito, affermando che gli organizzatori del Pride di Budapest di quest’anno non dovrebbero preoccuparsi di preparare l’evento, definendolo “uno spreco di denaro e di tempo”. Successivamente, il capo di gabinetto del premier, Gergely Gulyas, ha chiarito che la manifestazione non dovrebbe svolgersi nelle modalità consuete e che, secondo il governo, un Pride organizzato in uno “spazio chiuso” sarebbe più appropriato. “La protezione dei bambini deve essere l’obiettivo politico e sociale primario”, ha affermato Gulyas, sostenendo che viale Andrassy a Budapest “non è il posto migliore” per l’evento.
Queste dichiarazioni si inseriscono in un quadro più ampio di misure restrittive nei confronti della comunità LGBTQ+ in Ungheria. Già nel 2021, il governo Orban ha promulgato una legge che vieta la “promozione dell’omosessualità” tra i minori di 18 anni. La normativa proibisce la condivisione di contenuti che il governo considera promotori dell’omosessualità o del cambiamento di genere con i minori, limitando anche le lezioni di educazione sessuale a individui e organizzazioni registrate ufficialmente.
Inoltre, la legge impone restrizioni sulla pubblicità: le aziende non possono trasmettere messaggi di solidarietà con le persone non binarie se rivolti ai minori, e film o programmi con riferimenti all’omosessualità possono essere trasmessi solo dopo l’orario protetto. Queste misure hanno portato la Commissione Europea ad avviare una procedura d’infrazione contro l’Ungheria nel 2022, portando la questione davanti alla Corte di giustizia dell’Unione Europea. Ma nonostante tutto la legge è ancora in vigore.
Le reazioni a queste politiche non si sono fatte attendere. Organizzazioni per i diritti umani, associazioni LGBTQ+ e diversi stati membri dell’Unione Europea hanno condannato le misure adottate dal governo ungherese, accusandolo di violare i diritti fondamentali e i principi di non discriminazione sanciti dai trattati europei. Amnesty International e Human Rights Watch hanno espresso preoccupazione per il crescente clima di intolleranza nel paese, sottolineando che tali politiche rischiano di isolare ulteriormente la comunità LGBTQ+.
Parallelamente, diversi esponenti politici europei hanno chiesto alla Commissione Europea di adottare sanzioni più severe nei confronti dell’Ungheria, mentre manifestazioni di solidarietà con la comunità LGBTQ+ si sono svolte in diverse capitali europee. A Budapest, nonostante le pressioni governative, il Pride ha continuato a essere un momento di visibilità e protesta, con migliaia di partecipanti che hanno sfilato per le strade della capitale.
Il dibattito sui diritti LGBTQ+ in Ungheria rimane acceso, riflettendo una più ampia discussione in corso nell’Unione Europea sulla tutela delle libertà fondamentali e sulla risposta a politiche percepite come discriminatorie. Resta da vedere come evolverà la situazione nei prossimi mesi, con l’attenzione della comunità internazionale puntata sul governo ungherese e sulle sue future mosse.