Regno Unito, ridotta la spesa per gli aiuti, quasi la metà destinata ai richiedenti asilo

Regno Unito, ridotta la spesa per gli aiuti, quasi la metà destinata ai richiedenti asilo

K metro 0 – Londra – Secondo un’analisi del “Financial Times” il budget ridotto per gli aiuti del Regno Unito potrebbe vedere quasi la metà delle risorse destinate a coprire i costi per ospitare i richiedenti asilo. Il primo ministro britannico, Keir Starmer, ha annunciato una riduzione della spesa per gli aiuti dallo 0,5% allo

K metro 0 – Londra – Secondo un’analisi del “Financial Times” il budget ridotto per gli aiuti del Regno Unito potrebbe vedere quasi la metà delle risorse destinate a coprire i costi per ospitare i richiedenti asilo. Il primo ministro britannico, Keir Starmer, ha annunciato una riduzione della spesa per gli aiuti dallo 0,5% allo 0,3% del Pil entro il 2027, al fine di finanziare l’aumento della spesa per la difesa.

Nel 2023 il 28% del budget per gli aiuti è stato utilizzato nel Regno Unito per sostenere le spese degli hotel per i richiedenti asilo, con previsioni che questa percentuale possa salire fino al 45% a causa dei tagli previsti. Questo spostamento di fondi sta sollevando un acceso dibattito politico e sociale, poiché riduce le risorse destinate ai progetti internazionali volti a combattere la povertà, sostenere lo sviluppo sostenibile e fornire assistenza umanitaria nei paesi più vulnerabili.

Sarah Champion, deputata laborista e presidente della commissione per lo sviluppo internazionale, ha espresso forte preoccupazione, sottolineando che “i fondi per la difesa dovrebbero provenire dal Tesoro, non dai budget destinati ai Paesi più poveri del mondo”.

Questa tendenza non è nuova: il governo di coalizione Tory-Liberal Democrat aveva iniziato nel 2014 a utilizzare il budget per gli aiuti per finanziare il sistema di asilo, spendendo 135 milioni di sterline. Oggi, il Foreign Office sta spingendo affinché una parte maggiore dei costi per l’accoglienza dei richiedenti asilo sia coperta dall’Home Office o da fondi aggiuntivi del Tesoro. Le Ong hanno criticato questa pratica, sostenendo che distoglie risorse vitali da programmi sanitari, educativi e di emergenza nei paesi in crisi.

Il Ministero dell’Interno è stato uno dei dipartimenti più colpiti dal bilancio dello scorso ottobre, che prevede un taglio di 4 miliardi di sterline per il sistema di asilo nei prossimi due anni. Questi tagli rischiano di ridurre ulteriormente le capacità del Regno Unito di rispondere alle emergenze globali e sostenere iniziative di sviluppo a lungo termine.

Il governo Starmer sta verificando alternative come l’uso di centri di accoglienza più sostenibili e la collaborazione con le comunità locali per distribuire equamente le responsabilità dell’ospitalità.

Il primo ministro ha definito la riduzione del budget per gli aiuti una decisione “dolorosa” ma necessaria, ribadendo l’intenzione di ripristinarlo “non appena sarà possibile”. Tuttavia, le promesse future lasciano molti osservatori scettici, considerando le crescenti pressioni economiche e politiche interne.

La comunità internazionale sta osservando con attenzione l’evoluzione delle politiche britanniche. Molti partner globali temono che il ridimensionamento degli aiuti possa compromettere la credibilità del Regno Unito come leader nella cooperazione internazionale. Le Ong, insieme a diversi esponenti politici, stanno facendo pressione affinché il governo trovi soluzioni alternative per finanziare la difesa senza sacrificare i fondi destinati ai più vulnerabili.

Resta da vedere come il governo bilancerà le esigenze della difesa nazionale con l’impegno internazionale e l’accoglienza dei richiedenti asilo, mentre cresce il dibattito su come garantire aiuti efficaci senza sacrificare le politiche sociali interne.

Sul fronte degli investimenti il sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha annunciato un piano strategico a lungo termine per stimolare l’economia del capitale, con l’obiettivo di generare un incremento economico di oltre 100 miliardi di sterline (circa 120,6 milioni di euro) nei prossimi dieci anni. Presentato ufficialmente con il nome del London Growth Plan, questo ambizioso progetto destinare centinaia di milioni di sterline di finanziamenti decentrati per riportare la crescita della produttività ai livelli pre-crisi finanziaria del 2008.

Il piano si concentra su una serie di interventi mirati, volti a stimolare l’attività economica in settori chiave che hanno un impatto diretto sulla crescita sostenibile di Londra. Tra i principali settori presi in considerazione ci sono l’edilizia abitativa, i trasporti, la formazione e il supporto alle imprese locali. Khan ha chiarito che questi settori sono fondamentali per creare una base solida su cui costruire la crescita economica.

Una delle misure principali previste dal piano è l’allocazione di centinaia di milioni di sterline in finanziamenti decentrati, destinati a supportare la crescita a livello locale. In particolare, oltre 300 milioni di sterline (pari a circa 362 milioni di euro) saranno investiti nel settore della formazione, con l’obiettivo di creare più di 150.000 nuovi posti di lavoro. Questi lavori non solo saranno orientati verso una crescita economica, ma saranno anche dipendenti da stipendio più equi e condizioni di lavoro migliori.

Secondo il quotidiano “The Guardian”, l’obiettivo principale di Khan è rilanciare la crescita della produttività di Londra, che tra il 1998 e il 2007 registrava una media del 3,16% annuo, ma che è crollata allo 0,12% dal 2008 al 2022. Khan punta a un incremento del 2% annuo per garantire un aumento medio di 11 mila sterline (13.270 euro) per cittadino e 27,5 miliardi di sterline (33,1 miliardi di euro) di entrate fiscali aggiuntive entro il 2035.

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