K metro 0 – Sarajevo – Il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik è stato condannato a un anno di reclusione per essersi rifiutato di rispettare le decisioni dell’Alto Rappresentante internazionale incaricato di supervisionare gli accordi di pace per la Bosnia-Erzegovina. La sentenza, emessa dal Tribunale di Sarajevo, prevede anche l’interdizione di Dodik dall’esercizio delle sue funzioni
K metro 0 – Sarajevo – Il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik è stato condannato a un anno di reclusione per essersi rifiutato di rispettare le decisioni dell’Alto Rappresentante internazionale incaricato di supervisionare gli accordi di pace per la Bosnia-Erzegovina. La sentenza, emessa dal Tribunale di Sarajevo, prevede anche l’interdizione di Dodik dall’esercizio delle sue funzioni come presidente della Republika Srpska (l’entità serba della Bosnia-Erzegovina) per i prossimi sei anni.
La condanna è arrivata a seguito delle ripetute azioni di Dodik volte a sfidare l’autorità dell’Alto Rappresentante, Christian Schmidt, il quale ha il compito di garantire l’attuazione degli accordi di Dayton che hanno posto fine alla guerra in Bosnia nel 1995. Secondo l’accusa, Dodik ha ignorato le direttive internazionali, rafforzando invece le posizioni separatiste della Republika Srpska e alimentando le tensioni politiche nella regione.
In risposta alla sentenza, l’Assemblea della Republika Srpska si riunirà oggi per discutere e prendere diverse decisioni rilevanti. Tra queste, il rifiuto formale della sentenza del Tribunale bosniaco e l’adozione di una legge che vieta l’attività della Procura della Bosnia-Erzegovina sul territorio dell’entità serba. Lo ha dichiarato lo stesso Milorad Dodik, sottolineando l’intenzione di limitare l’influenza delle istituzioni centrali sul territorio della Republika Srpska.
Le decisioni attese dall’Assemblea includono: il divieto di esecuzione delle sentenze del Tribunale di Sarajevo nella Republika Srpska. L’approvazione di una legge che proibisce il funzionamento dell’Alto Consiglio dei Procuratori a livello statale e la formazione di un consiglio analogo all’interno dell’entità serba. L’introduzione di una legge che vieta l’attività dell’Agenzia per le Indagini e la Protezione (SIPA) e dei servizi segreti statali nel territorio della Republika Srpska.
Dodik ha dichiarato che la sentenza emessa dal Tribunale di Sarajevo si basa sulla decisione di un “funzionario straniero non eletto” (riferendosi all’Alto Rappresentante internazionale Christian Schmidt) piuttosto che su una legge adottata dall’Assemblea parlamentare della Bosnia-Erzegovina. Secondo il leader serbo-bosniaco, questo rappresenterebbe un “colpo di Stato” e segnerebbe il “crollo completo dell’ordine costituzionale della Bosnia-Erzegovina”.
La situazione ha attirato l’attenzione della comunità internazionale, con diverse potenze occidentali che hanno espresso preoccupazione per le conseguenze della crescente crisi istituzionale. L’Alto Rappresentante Schmidt ha ribadito che le sue decisioni sono legalmente vincolanti e che qualsiasi tentativo di ignorarle costituirà una violazione diretta degli accordi di pace.
Infine, Dodik ha affermato che, qualora venisse approvata una legge che dichiara nulla la sentenza della Corte nella Republika Srpska, non intende presentare ricorso contro la decisione del Tribunale di Sarajevo. La vicenda continua a evolversi, con un impatto significativo sulla stabilità politica della Bosnia-Erzegovina e sulla fragile pace nella regione.