Lazio, cresciute del 19% le aggressioni ai danni del personale medico e sanitario

Lazio, cresciute del 19% le aggressioni ai danni del personale medico e sanitario

K metro 0 – Roma – Nel Lazio le aggressioni ai danni del personale medico e sanitario nel 2024 sono aumentate di circa 19 per cento rispetto all’anno precedente, a due anni dall’inserimento di 18 presidi di polizia negli ospedali di Roma e provincia. Secondo i dati forniti da Fpl Uil di Roma e Lazio, riportati da Nova, tra

K metro 0 – Roma – Nel Lazio le aggressioni ai danni del personale medico e sanitario nel 2024 sono aumentate di circa 19 per cento rispetto all’anno precedente, a due anni dall’inserimento di 18 presidi di polizia negli ospedali di Roma e provincia. Secondo i dati forniti da Fpl Uil di Roma e Lazio, riportati da Nova, tra la fine del 2023 e il 2024 si sono verificati circa 805 episodi di aggressioni che hanno coinvolto 1219 operatori. Di questi, il 57 per cento è composto da infermieri e fisioterapisti, il 18 per cento da personale medico.

La stragrande maggioranza delle vittime di violenza, il 73 per cento, è costituito da donne. In 4 casi su 10 le aggressioni avvengono nei pronto soccorso, e circa il 65 per cento delle violenze sono di tipo verbale, contro un 28 per cento per cento di aggressioni fisiche. E ancora, chi commette un’aggressione, nel 67 per cento dei casi, è un paziente, mentre il restante 23 per cento è costituito da parenti.

“Rispetto al livello nazionale, nel Lazio sono aumentati gli episodi di aggressione di circa del 19 per cento tra il 2023 e il 2024”, ha affermato il segretario di Fpl Uil di Roma e Lazio, Sandro Bernardini, interpellato da “Agenzia Nova”. “Questo aumento delle aggressioni, secondo l’analisi svolta dal sindacato – ha aggiunto – viene attribuito soprattutto al sovraffollamento dei pronto soccorso, alle lunghe liste d’attesa e alla carenza di personale. È vero che negli ultimi tempi sono state poste diverse misure per fronteggiare questa emergenza, ma da quello che ci risulta non ci sono dei grossi miglioramenti”. Una di queste misure, risalente al gennaio del 2023, è stata quella di riattivare 18 presidi delle forze dell’ordine attivati nei nosocomi della Capitale e in alcuni Comuni dell’area metropolitana, come Anzio, Nettuno e Civitavecchia. “I posti di polizia ci sono, ma sono legati soprattutto ai turni diurni, nei festivi e la notte non ci sono – ha aggiunto Bernardini -. Ci sono le guardie giurate, che però possono intervenire solo se ci sono danni al patrimonio. Funzionano come deterrente, ma visti i numeri non mi sembra ci sia stata una grossa risposta”.

La sensazione, secondo il segretario della Fp Cgil di Roma e Lazio, Giancarlo Cenciarelli, “è che un minimo effetto c’è stato, ma non è uguale ovunque. Nelle province, dove non è stata implementata la presenza della polizia, le criticità sono aumentate proprio perché nei momenti di picco aumenta la pressione sul reparto. Si tratta soprattutto di micro aggressioni, più che altro violenze verbali e minacce. L’effetto del presidio di polizia e della presenza della polizia non risolve ma aiuta. Ha aiutato nella fase di gestione più ordinaria a calmierare alcune situazioni. Ma resta il problema che si possa militarizzare i pronto soccorso”. Quindi, secondo il sindacalista, se da un lato “bisogna avere la garanzia di avere una forza di polizia per evitare che certe situazioni degenerino”, dall’altro bisogna intervenire “sulla capacità ricettiva della struttura in modo che non ci sia sovraffollamento nel pronto soccorso e la capacità dei tempi di risposta non generi tensione. Questo è un problema strutturale, e quest’anno ci potrebbero essere problemi in più per l’afflusso dei pellegrini”, ha concluso Cenciarelli.

Secondo Giancarlo Cosentino, segretario della Fp Cisl Roma, “i presidi non possono esser l’unico elemento che può far cessare questa barbarie ai danni degli operatori, c’è un insieme di attività che dobbiamo svolgere. La vera risposta da dare a chi lavora nel pronto soccorso è la definitiva riorganizzazione dei servizi di medicina territoriale e dei triage. Ma bisogna agire anche sul contratto di lavoro. Oggi l’operatore sanitario è esposto due volte, sua perché riceve una violenza e sia perché si deve difendere di tasca propria. Come sindacato abbiamo proposto di inserire nel contratto che l’azienda sia obbligata nella tutela legale in ogni momento delle aggressioni agli operatori e che debba garantire l’assunzione della difesa in tutti i gradi di giudizio, compresi i consulenti tecnici. Non ultimo, la nostra proposta prevede anche che nel patrocinio legale venga previsto anche un supporto psicologico”.

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