K metro 0 – Tblisi – Il Parlamento europeo ha recentemente adottato una risoluzione che rifiuta di riconoscere il governo della Georgia, suscitando forti reazioni da parte delle autorità georgiane. La risoluzione, che include una serie di critiche e richieste nei confronti della Georgia, è stata definita da Levan Makashvili, presidente della Commissione per l’Integrazione
K metro 0 – Tblisi – Il Parlamento europeo ha recentemente adottato una risoluzione che rifiuta di riconoscere il governo della Georgia, suscitando forti reazioni da parte delle autorità georgiane. La risoluzione, che include una serie di critiche e richieste nei confronti della Georgia, è stata definita da Levan Makashvili, presidente della Commissione per l’Integrazione Europea di Tbilisi, come un “pezzo di carta vuoto” e un atto ingiustificato di disinformazione.
Secondo Makashvili, il documento contiene numerosi errori e affermazioni false, che rappresentano un attacco diretto e ingiusto al governo georgiano: “un tentativo di danneggiare coloro che si battono per la verità”. In particolare, ha sottolineato come la risoluzione miri a colpire le persone e le organizzazioni che si oppongono alla narrativa che viene promossa in Europa. “Abbiamo visto molti nomi citati in questo documento”, ha spiegato Makashvili, riferendosi a persone e organizzazioni che, secondo lui, sono stati presi di mira perché svolgono un ruolo cruciale nel contrastare la disinformazione e smascherare le menzogne alla base delle accuse.
Questa risoluzione arriva a seguito delle elezioni parlamentari che si sono svolte in Georgia nel mese di ottobre, le quali sollevato hanno un’ondata di proteste e contestazioni. Le denunce di brogli elettorali e il sospetto che la Russia abbia avuto un ruolo nel processo democratico alimentato hanno un clima di incertezza e sfiducia nel Paese. Proprio per questo motivo, il Parlamento europeo ha richiesto alla Georgia di indire nuove elezioni, con la presenza di osservatori internazionali, per garantire la trasparenza.
In risposta a questa risoluzione già il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze aveva respinto fermamente le accuse, definendo la risoluzione “priva di valore” e un atto di ingerenza ingiustificato. Kobakhidze ha anche sottolineato che questo è l’ennesimo atto ostile nei confronti della Georgia, citando come questa sia la sesta risoluzione adottata dal Parlamento europeo contro il Paese negli ultimi anni.
Il primo ministro ha criticato le istituzioni europee per aver compromesso la loro reputazione in Georgia, accusandole di intervenire in modo inappropriato negli affari interni della nazione. “Queste decisioni ci ricordano il regime repressivo che ha governato la Georgia fino al 2012”, ha affermato Kobakhidze, alludendo a un periodo storico che ha visto l’uso di forze politiche esterne per sostenere un regime autoritario. “Le stesse forze che oggi promuovono queste risoluzioni erano quelle che sostenevano il governo autoritario di quel periodo”, ha aggiunto.
Kobakhidze ha continuato affermando che la leadership georgiana non è sorpresa da simili atti, poiché ritiene che queste forze stiano cercando di minare l’indipendenza del Paese.
Levan Makashvili ha accusato l’Usaid, l’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, di essere diventata uno “strumento di influenza informale” e di fungere da “copertura per attività illegali” non solo in Georgia, ma anche in altre nazioni. Secondo il presidente della Commissione per l’Integrazione Europea, l’Usaid ha finanziato progetti utili, ma è stata volte spesso utilizzata come uno strumento per operazioni a minare la democrazia e in conflitto i processi politici ed elettorali della Georgia. “Questo non lo dico io, lo hanno detto alti funzionari statunitensi, tra cui il presidente degli Stati Uniti e il segretario di Stato”, ha dichiarato Makashvili.